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Il Salterio del conte Achadeus

La Parker Library del Corpus Christi College di Cambridge conserva una delle più preziose raccolte di manoscritti medievali esistenti oggi al mondo. La biblioteca prende il nome da Matthew Parker, arcivescovo di Canterbury dal 1559 al 1575. Aveva donato al college, di cui era stato maestro, centinaia di manoscritti raccolti dai monasteri che erano stati soppressi da Enrico VIII. Appartiene a questa collezione il prestigioso Salterio del conte Achadeus (Cambridge, Corpus Christi College, MS 272), realizzato a Reims o in un monastero della stessa regione, attorno all’anno 883. Il manoscritto è in pergamena (consistenza: ff. 183 + 3; dimensioni: 266×210 mm), è scritto in latino e contiene una raccolta di Salmi, una Litania, il Padre Nostro, Simboli della Fede e diverse brevi preghiere.

Litania – Cambridge, Corpus Christi College, MS 272: The Psalter of Count Achadeus, f. 151v – f. 152r. (Images courtesy of The Parker Library, Corpus Christi College, Cambridge)

Prende il nome da un aristocratico della regione, indicato come committente da un’iscrizione in oro collocata alla fine del Salmo 150: “Achadeus misericordia dei comes. Hunc psalterium scribere iussit” (Achadeus, conte per la misericordia di Dio, ordinò di scrivere questo salterio). Per la stesura del codice fu utilizzata la minuscola carolina (scrittura di cancelleria), uno stile di scrittura nato durante la rinascita carolingia per superare le differenze regionali che avevano caratterizzato lo sviluppo della scrittura nei secoli precedenti. Reims ne fu uno dei principali centri di produzione. Il nuovo stile favorì lo sviluppo di una scrittura universale che, insegnata nelle scuole vescovili e nei monasteri, fu utilizzata anche dalle pubbliche amministrazioni e nella stesura di atti pubblici. Carlo Magno era consapevole dell’importanza di una scrittura uniforme nella gestione del suo vasto impero. La minuscola carolina avrebbe favorito non solo la trascrizione dei testi classici e la diffusione della cultura cristiana, ma anche la realizzazione del progetto politico carolingio, incarnando la prospettiva universalistica dell’imperatore.

Litania – Cambridge, Corpus Christi College, MS 272: The Psalter of Count  Achadeus, f. 152v – f. 153r. (Images courtesy of The Parker Library, Corpus Christi College, Cambridge)

In origine, il manoscritto era ancora più bello e sontuoso di come si presenta oggi. Grandi iniziali miniate, impreziosite con oro e colori brillanti, segnavano l’inizio delle sezioni liturgiche del Salterio. Nel corso del tempo sono state tutte ritagliate, ad eccezione dell’iniziale C del “Cantate” con cui si apre il Salmo 97 (“Cantate Domino canticum novum, quia mirabilia fecit”). Mentre la mirabile e monumentale iniziale B del “Beatus” del Salmo 1 (“Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum”) è stata inserita successivamente e proviene da un manoscritto inglese del XIII secolo. La Litania scorre all’interno di cornici molto elaborate, ottenute con colonne, capitelli e archi, e adornate con uccelli, animali fantastici e tralci di vite culminanti in infiorescenze rosse, che si levano verso l’alto come preghiere. Tra i personaggi citati nella Litania figurano Papa Marino I, l’imperatore Carlo Magno e Folco, l’arcivescovo di Reims; tra i Santi, Remigio, sua madre Celina e San Colombano.

Glosse di commento ai Salmi nei margini delle pagine del Salterio. Cambridge, Corpus Christi College, MS 272: The Psalter of Count Achadeus, f. 50v – f. 51r (Images courtesy of The Parker Library, Corpus Christi College, Cambridge)

La caratteristica più importante di questo Salterio è la presenza di ampie glosse marginali di commento ai Salmi. Le glosse si sviluppano in lunghe linee che occupano i margini superiori e inferiori delle pagine, e in blocchi densi posti sul loro lato esterno. Occasionalmente si trovano in piccoli blocchi nel margine interno. Le glosse così tracciate fanno da cornice completa al testo del Salterio, quando lo si apre a pagina doppia. Queste composizioni marginali occupano un’area molto ampia, al punto da risultare consumate in molti angoli esterni per l’effetto continuo dello scorrere delle pagine fra le dita dei monaci.

La sontuosa iniziale B di “(B)eatusvir” del Salmo 1. Cambridge, Corpus Christi College, MS 272: The Psalter of Count Achadeus, f. 3v. (Images courtesy of The Parker Library, Corpus Christi College, Cambridge)

Le glosse, cornice e commento ai Salmi, non risalgono alla composizione originaria del manoscritto ma furono aggiunte successivamente in Inghilterra, dove il Salterio sarebbe giunto almeno nell’XI secolo, trovando una nuova collocazione nella Christ Church, la Cattedrale di Canterbury. La scrittura delle glosse appartiene allo Style-IV Anglo-Caroline, o Late Standard English Caroline, una variante tarda della minuscola anglo-carolina che si è sviluppata in Inghilterra a partire dalla seconda decade dell’XI secolo, ed è legata soprattutto all’attività dello scriba Eadwi Basan, monaco benedettino della Christ Church. Il materiale del Commento ai Salmi proviene in massima parte dalla Expositio  psalmorum di Cassiodoro, e in misura minore da Girolamo e dallo pseudo-Girolamo. All’epoca, Cassiodoro, insieme a Sant’Agostino, era considerato una delle massime autorità sui Salmi fra i Padri della Chiesa. Furono gli unici patres di lingua latina ad aver commentato sistematicamente tutti i 150 Salmi. Nella stesura delle glosse del Salterio di Achadeus è riconoscibile il lavoro di quattro scribi, che sembra abbiano utilizzato lo stesso codice del testo cassiodoreo. Per ragioni di spazio i glossatori hanno adoperato in vario modo il materiale attinto dalla medesima fonte. Talvolta, citando alla lettera singole frasi con piccole omissioni; altre volte, parafrasando il testo per riassumerne il contenuto; oppure, al contrario, riportando con enfasi punti particolari, senza voler sintetizzare il contesto in modo completo.

Iniziale C del “(C)antate” all’inizio del Salmo 97. Cambridge, Corpus Christi College, MS 272: The Psalter of Count Achadeus, f. 98r. (Images courtesy of The Parker Library, Corpus Christi College, Cambridge)

A Ravenna, alla corte dei Goti, Cassiodoro aveva ricoperto incarichi di altissimo prestigio, fino a quando, attorno al 540, crollato il suo sogno di conciliare latinità e germanesimo, rinunciò a tutte le cariche e agli onori. È il periodo della conversio, che farà di Cassiodoro un “vir religiosus”, come lo definì papa Vigilio. Fu proprio a Ravenna, dove rimase ancora qualche anno, che avviò la composizione dell’Expositio Psalmorum. Proseguì l’opera a Costantinopoli, dove rimase almeno dieci anni. Infine, riprese e completò l’opera in Calabria dove, dopo il 554, si era ritirato definitivamente nei possedimenti di famiglia presso Scyllaceum, fondando sulle rive dello Ionio il monastero di Vivarium con la sua ricca biblioteca. Il testo, destinato alla formazione dei monaci, approfondiva questioni teologiche ed esegetiche, integrandole con nozioni afferenti a tutte le arti liberali: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica. Non c’era contrapposizione tra sapere sacro e profano, che attraverso l’esegesi del testo biblico si armonizzavano in una sorta di biblioteca spirituale, un antico portale per l’accesso alla conoscenza e l’elevazione dello spirito. Questa originalità dell’Expositio psalmorum di Cassiodoro ne determinò la diffusione nei più importanti monasteri d’Europa dove fu considerata, per secoli, un testo fondamentale per la formazione dei monaci, divenendo al contempo l’opera di commento ai Salmi più conosciuta dopo le Enarrationes di Sant’Agostino.

di Domenico Condito – saggista