Le Gallerie d’Italia aprono al pubblico nel museo torinese di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, la prima mostra personale in Italia di JR, artista francese famoso nel mondo per i suoi progetti che uniscono fotografia, arte pubblica e impegno sociale. Combinando diversi linguaggi espressivi, JR porta in mostra – dal 9 febbraio al 16 luglio 2023 – il suo tocco personale nel raccontare la realtà e stimolare riflessioni sulla fragilità sociale.
L’esposizione, curata da Arturo Galansino, occupa circa 4.000 metri quadrati del museo di Piazza San Carlo. La Fondazione Compagnia di San Paolo collabora con le Gallerie d’Italia coinvolgendo nella realizzazione degli eventi correlati alla mostra diversi enti del territorio insieme ai quali è impegnata a costruire società più inclusive. Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore delle Gallerie d’Italia, commenta: “Presentiamo a Torino, per la prima volta in un museo italiano, il lavoro di uno degli artisti internazionali più originali e attenti ai grandi cambiamenti sociali. Il progetto, che unisce street art, fotografia e video installazioni, conferma la vocazione delle Gallerie d’Italia torinesi a stimolare la riflessione sulle complessità odierne, in linea con l’impegno di Intesa Sanpaolo a favore di una crescita sostenibile e inclusiva”.
JR dichiara: “Nel 2022, il numero di persone costrette a fuggire dal proprio luogo di residenza a causa di persecuzioni, guerre, violenze e violazioni dei diritti umani ha superato la minacciosa soglia dei 100 milioni. Questa emergenza è ora aggravata dalla carenza di cibo ed energia, dall’inflazione e dalle crisi legate al clima. In molti Paesi dell’Africa, del Medio Oriente, del Sud America, alle porte dell’Europa, le popolazioni sono costrette ad abbandonare le proprie case per assicurarsi la sopravvivenza altrove. La guerra in Ucraina ha provocato il più improvviso e uno dei più grandi esili forzati dalla Seconda guerra mondiale. Simbolo di questa tragedia senza fine, l’isola greca di Lesbo è teatro del flusso e riflusso dei migranti che arrivano via mare mentre i conflitti si sviluppano. Questa geografia della delocalizzazione forzata costituisce “luoghi off-limit” che ricevono un’eccessiva attenzione mediatica e sono allo stesso tempo invisibili”.
Valeriia, Thierry, Andiara, Angel, Jamal, Ajara, Moise e Mozhda sono i nomi e i volti dei bambini che incarnano queste migrazioni forzate. Ingrandendo il loro ritratto su enormi teloni, JR restituisce un’identità a chi ne è privato. La loro effigie si dispiega fugacemente e spontaneamente durante performance collettive organizzate nel cuore del loro transitorio ambiente: sulla Piazza dell’Opera di Lviv (Ucraina), nei campi di Mugombwa (Ruanda), Mbera (Mauritania), Lesbo (Grecia), nella comunità ospitante di Cúcuta (Colombia). Vengono dall’Ucraina, dal Congo, dal Venezuela, dal Mali, dall’Afghanistan ma li accomuna lo stesso atteggiamento. Il corpo che avanza in una corsa alla conquista, il sorriso ribelle e un’aura giovanile: la loro forza vitale affronta i peggiori dolori dell’esilio. Alle ragioni della disumanizzazione JR contrappone un’esperienza sensibile dal punto di vista di un bambino. Lontana dagli stereotipi, la condizione umana si rivela pienamente attraverso la speranza personificata della giovinezza. Questi bambini ci guardano stabilendo un rapporto di reciprocità tra loro, noi e il futuro.
Prosegue JR: “I campi non sono solo luoghi di vita quotidiana per milioni di persone, sono diventati una delle maggiori componenti della globalizzazione, una delle forme di organizzazione del mondo: un modo per trattare chi è indesiderato, ciò che non vogliamo guardare negli occhi. Al servizio di qualcosa di più grande, la mia arte crea tensione tra il visibile e l’invisibile per resistere alla banalizzazione delle prospettive. Dieci anni fa, l’antropologo Michel Agier deplorava l’assenza di importanza dei rifugiati e degli sfollati che suggella per sempre la loro esclusione dalla società sottolineando come già Hannah Arendt abbia definito questa esclusione dei rifugiati una morte sociale”.
Da quando ha lasciato la banlieue parigina più di vent’anni fa, JR ha portato la sua arte nel mondo con opere monumentali di arte pubblica capaci di coinvolgere la cittadinanza e ispirare intere comunità, dalle favelas brasiliane a un carcere di massima sicurezza in California, dalla Piramide del Louvre alle piramidi egizie, dal confine tra Israele e Palestina al confine del Messico con gli Stati Uniti.