Puoi pensare all’Islanda come una terra che devi visitare prima che sia troppo tardi. Perché? È uno dei pochi paradisi al mondo non così facile da raggiungere e, soprattutto, da esplorare come si deve. La sua popolazione ridotta in rapporto al fazzoletto di terra messo a disposizione permette ancora di trovare gran parte del suo territorio semideserto o quasi. Ma il vero motivo che dovrebbe spingere a visitare l’Islanda risiede nel riuscire a trovare una varietà impressionante di paesaggi ed elementi naturali: considerata “terra del ghiaccio e del fuoco”, in questa mia esperienza personale ho avuto modo di visitare diverse parti del centro-sud Islanda le quali per la maggior parte facilmente accessibili nonostante il periodo non proprio favorevole per visitare dei posti (anche se ho trovato comunque un corposo via vai turistico). Il tutto, appunto, più in chiave “ghiaccio” che “fuoco” visto il clima invernale di febbraio, mese in cui ho visitato quest’isola del Nord.
Vivere i panorami islandesi dal punto di vista fotografico ti fa sognare: ampie, ampissime vallate attraversate da rettilinei e dolci curve a costeggiare le improvvise colline e montagne che si ergono quasi dal nulla ed appaiono inaspettatamente maestose per questo. Fra tutti il Kirkjufell è sicuramente la “montagnetta” di origine vulcanica più iconica e fotografata d’Islanda. Situata nei pressi di Grundarfjörður (ad Ovest), esso assume le forme di un “cappello conico” ed è collegato alla terraferma solamente da una piccola porzione di esso rendendolo a tutti gli effetti una micro-penisola mentre le cascate che fotograficamente sembrano circondarlo, in realtà, fanno parte di un’area un pò più pianeggiante che si trova al lato opposto della strada. Seppur apparentemente limitativo, il clima rigido unito allo spostarsi liberamente al di fuori dei percorsi segnalati (a proprio rischio) offre la possibilità di poter contestualizzare il monte con diversi pattern e particolari in primo piano: trame sul ghiaccio e cascate nascoste su tutto.
Spostandosi più verso il centro-sud incontreremo una delle cascate più suggestive e fotografate d’Islanda: Skògafoss, un muro d’acqua di sessanta metri la cui nebulizzazione si propaga fin quasi il parcheggio. Purtroppo meta incontrollata di turisti, non risulta così facile e pacifico fotografarla… tuttavia aspettando il momento giusto qualcosa lo si porta a casa. è inevitabile almeno quanto consigliato, poi, visitare la famosa spiaggia nera di Reynisfjara: il mare impetuoso, la sabbia nera innevata, gli imponenti scogli che sorgono improvvisi dal mare, la caverna, i gabbiani, la luce spesso e volentieri smorzata dalla fitta coltre di nuvole caratteristica di questo posto rende, il più delle volte, Vik ì Myrdal esattamente come fosse il set della famosa serie televisiva Games of Thrones. Nel suo essere cupo, ovunque, si ha davvero l’impressione di essere dentro una scena televisiva. Anche in questo caso, a proprio rischio, è possibile spostarsi liberamente lungo tutta la spiaggia e visitare qualsiasi punto simbolo di essa.
Proseguendo verso sud est troveremo un’interessante canyon, il Fjaðrárgljúfur, ed infine la bellissima Stokkness con l’altrettanto affascinante massiccio del Vestrahorn: meta ambitissima soprattutto per i fotografi poiché non solo è abbastanza vasto da contenere centinaia di persone senza grossi problemi nel disturbarsi a vicenda ma, proprio per l’ampia zona, è possibile ammirarlo circondato da dune di sabbia nera, da lastre di ghiaccio, dal mare stesso se in burrasca senza tener conto delle condizioni meteo, delle fasi di alba e tramonto entrambe favorevoli per contemplarlo avvolto da colori caldi ed infine: è un ottimo punto per ammirare l’aurora boreale.
L’Islanda, dunque, è una terra antica ed ancora ricca di misteri. Piccola eppure un concentrato di bellezza che dovremo preservare oltre che ammirare, vivere con rispetto oltre che visitare. Fa specie trovare pochissimi alberi, pare che siano stati tutti abbattuti per permettere agli abitanti di potersi riscaldare. Uno scempio che risale ai tempi dei Vikinghi e non è dovuto al clima rigido. Tuttavia ho incontrato qualche rimboschimento e sporadici alberelli qua e là, nella speranza vana di un’umanità alla ricerca della controtendenza cercando di risolvere i problemi causati da se stesso.
Testo e fotografie di Giovanni Corona