In relazione all’episodio che ha coinvolto un’opera artistica di Michelangelo Pistoletto, bruciata a Napoli lo scorso 12 luglio, è utile proporre una riflessione. Per comprendere il linguaggio dell’arte moderna e contemporanea bisogna partire da quella classica. Siete sicuri che sapreste interpretare correttamente ciò che vedete? Il vedere oggettivamente una forma non corrisponde alla comprensione del pensiero attraverso cui è stata plasmata. L’arte classica è intrisa di teologia, filosofia, pensiero sulla forma ideale e non si discosta da ideali di astrazione che ritroviamo nell’arte a noi più vicina.
Sapreste spiegare la simbologia della Primavera di Botticelli?
No, a meno che non abbiate studiato; ma vi fermate comunque ad ammirarla perché credete vi dica la verità del visibile. Errore!
Quando ci si trova di fronte ad un’opera di Botticelli ci si illude di comprenderla, ma i non addetti ai lavori non colgono nulla di tutto ciò che quella narrativa possiede, perché è tutto concetto filosofico, canone di idealizzazione, teologia… tutto fuorché “avvicinabile” se non ne hai gli strumenti. L’arte non dona risposte ma sollecita domande, che l’arte, tutta, muove a volte in maniera dirompente e non razionale. Serve una cultura più diffusa o meglio una sensibilità che faccia cogliere quanto la narrativa artistica possa diventare strumento per stare nel mondo e comprenderlo. Tutta l’arte, se è tale, contiene etica e non è mera estetica. Il canone estetico, infatti, nasce come rappresentazione della morale, del potere della mente. Ciò che oggi appare come “bello” e convenzionale non lo era al tempo in cui è stato prodotto. Esiste, dunque, un linguaggio del contemporaneo e non è detto che tale linguaggio corrisponda a ciò che esteticamente viene approvato e capito. La missione dell’arte è un’altra cosa e va nella direzione di farci pensare, riflettere, porci domande.
di Maria De Giorgio – storica dell’arte