Dopo il successo riscosso nei musei internazionali, da Madrid a Beirut, da New York ad Atene, il duo artistico Antonello Ghezzi approda al CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia con la mostra “Terra Cielo Iperuranio” curata da Eleonora Acerbi con un testo critico di Cesare Biasini Selvaggi.
Visitabile dal 7 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024, sono quindici le opere in mostra, rappresentative di un percorso focalizzato sulla leggerezza e sulla magia, capace di abbracciare l’infinitezza dell’universo e l’intimità delle relazioni umane, che Nadia Antonello (Cittadella, 1985) e Paolo Ghezzi (Bologna, 1980) hanno deciso di intraprendere insieme a partire dal 2009. Il percorso espositivo, ideato dagli artisti stessi, suddivide le opere su tre livelli – Terra, Cielo e Iperuranio – secondo un itinerario non necessariamente cronologico, ma tematico, che si propone di accompagnare il visitatore in un viaggio di scoperta, per potenziare il pensiero e allenare l’immaginazione. La prima sala corrisponde alla Terra, il luogo delle relazioni, dove trovano posto i primi grandi progetti di Antonello Ghezzi.
La seconda sala, dedicata al Cielo, tenta di far alzare i piedi da Terra, ancora solo leggermente. Alcune bandiere appese, che riproducono la Via Lattea, incorniciano un piccolo ufficio immaginario, dove si potrà firmare la propria Cittadinanza della Via Lattea. Un’opera politica che ricorda al visitatore quanto la vastità dell’universo possa essere un’opportunità per il genere umano, per guardare le stelle e capire chi si voglia realmente essere. L’opera Legare la terra al cielo presenta una stampa fotografica su specchio retro-incisa, nella quale si intravede una performance avvenuta nel 2021 tra campi e colline immerse nel buio.
La terza sala è dedicata all’Iperuranio. Già da lontano, nelle altre stanze, si vedeva un grande cielo stellato. L’opera, intitolata 27 06 1980 20:59, proviene dal Museo per la Memoria di Ustica e riproduce la mappa esatta di come erano le stelle nel giorno della tragedia. In alto nella sala è appeso un grande semaforo che emette luce blu.
Costeggia il lungo corridoio all’esterno delle sale l’opera Stringere lo spazio di me e te: innumerevoli sculture di ceramica sono appese e creano uno sciame scintillante di forme e colori. Ogni forma è stata creata grazie a due persone che si sono strette la mano intorno ad un pezzo di argilla. I visitatori potranno prendere parte a questa performance dando vita ad una pietra preziosa che rivelerà l’invisibile.
Sulla terrazza del CAMeC è allestita l’ultima installazione del duo: La sedia del giudice, che richiama la tipica seduta sopraelevata utilizzata dall’arbitro di tennis, se non fosse che i posti a sedere sono due anziché uno. L’opera si è prestata in passato a diverse performance che hanno coinvolto il pubblico in dibattiti e riflessioni filosofiche, indagando le (almeno) due verità che sempre ci sono.
«Al culmine di questa mostra, operazione già di per sé nata da due artisti e non da uno solo – spiegano Nadia Antonello e Paolo Ghezzi – l’opera ci invita forse a ritornare con la mente al nostro viaggio, considerando di nuovo l’altro da noi, dove la relazione umana ci ha accompagnati e presi per mano per volare sempre più in alto, mai da soli, sempre con qualcuno o qualcosa che restituiva il nostro sguardo».
Immagine in copertina: Antonello Ghezzi, Mind the door, Pinacoteca di Bologna, 2013, installazione, dimensioni ambientali. Ph. Fabio Mantovani