Delle numerose tele che ornavano la chiesa-santuario di San Domenico in Soriano Calabro poco o nulla si è salvato; ancora irrisolta la collocazione del grande dipinto della Madonna del Rosario con i Misteri, oggi custodita nel locale Polo Museale, probabilmente appartenente all’altare del cappellone sinistro del transetto della chiesa conventuale, o forse proveniente da quello dell’omonima confraternita che aveva sede nel complesso religioso. Il dipinto, rinvenuto nella prima metà del Novecento fra i ruderi della vecchia sagrestia della chiesa, cosi come attestavano alcuni padri domenicani che assistettero al suo ritrovamento, deve considerarsi opera di un possibile pittore calabrese, forse di ambito monteleonese, in quanto sono presenti altri dipinti disseminati nella regione che presentano la medesima qualità pittorica.
L’opera dovrebbe datarsi ai primi decenni del XVIII secolo, poiché sia per la composizione del soggetto principale che per quella della rappresentazione dei misteri mostra alcune stringenti analogie con modelli di matrice napoletana dei primi del Settecento, soprattutto di ambito giordanesco al quale rimanda del resto il ductus pittorico che in alcuni punti tende ad emulare quello del maestro napoletano. In particolare il dipinto in questione ricalca l’iconografia di una tela napoletana attribuita al pittore partenopeo Antonio Sarnelli conservata nella chiesa del Rosario del vicino centro di Pazzano. L’opera rappresenta la Vergine del Rosario con Bambino tra i Santi Domenico e Caterina da Siena, ma oltre alle due figure canoniche legate al culto del Rosario sono stati riprodotti altri santi dell’ordine domenicano, fra cui Giacinto, papa Sisto V, Santa Rosa da Lima e Sant’Agnese. Intorno i medaglioni con la rappresentazione dei misteri dolorosi gaudiosi e gloriosi.
La pratica del Rosario è stata attribuita proprio a San Domenico (1170-1221) dai primi storici dell’ordine da lui fondato. Essi raccontano che la Vergine apparve al santo nel 1208 nel convento di Prouville, consegnandogli una coroncina che egli chiamò “corona di rose di Nostra Signora”. L’iconografia della Madonna del Rosario, che ricorda quella più antica della Madonna della Cintola, è una delle più tradizionali e importanti raffigurazioni con le quali la chiesa cattolica venera Maria. L’immagine tradizionale più nota è quella della Basilica della Beata Vergine del Rosario di Pompei, città della quale è patrona. L’opera rinvenuta nella cattedrale di San Domenico di Soriano è una tela di grande valore spirituale e di uno squisito valore artistico. Un’analoga iconografia la troviamo nel dipinto della Madonna del Rosario di Amatrice. Il dipinto proveniente da Pasciano (Amatrice) è di ambito laziale ed è databile tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Rappresenta la Vergine seduta col Bambino su un banco di nuvole, sullo sfondo di un cielo dorato. Al di sotto San Domenico e Santa Caterina da Siena inginocchiati ricevono i rosari e tra i loro sai si intravede un paesaggio montuoso, presumibilmente quello di Amatrice. Tutt’intorno sono disposti su tre lati quindici tondi con i Misteri del Rosario e al di sotto un ramo fiorito di rose. Simbolo fortemente rappresentante il culto del rosario che consiste nella recita di venti decine di Ave Maria precedute dal Padre Nostro e dal Gloria e dalla meditazione di uno dei 20 misteri della vita di Gesù Cristo e della Madonna.
Il suo nome, dal latino Rosarium (rosaio), deriva forse da quell’usanza medievale che voleva che i servi della gleba offrissero al loro padrone una corona di rose come segno di ossequio. Ma potrebbe anche risalire alle corone di fiori usate solitamente nelle feste. In epoca ellenistica la rosa simboleggiava il primo grado di iniziazione ai misteri di Iside. Il Protagonista dell’Asino d’oro di Apuleio può guarire dalla sua metamorfosi solo mangiando le rose della Dea. Anche questo fiore, quando il concetto di natura legato al suo culto venne rielaborato in termini cristiani, intorno al XII secolo, è stato trasferito sulla Vergine.
Il Restauro dell’opera sorianese grazie al finanziamento da parte del Lions Club di Vibo Valentia, fortemente voluto dal suo presidente, Danilo Cafaro, ha un forte significato simbolico e religioso sul territorio ma anche un pregevole valore artistico. Lo scopo principale condiviso con l’infaticabile lavoro della direttrice del Polo Museale di Soriano Calabro, Mariangela Preta, è quello di rendere finalmente fruibile un’opera d’arte che rappresenta anche la storia del territorio. Il dipinto sarà sottoposto ad un’accurata analisi fotografica da un gruppo di esperti in opere d’arte guidato da Romana Buttafuoco, docente dell’Accademia di Bologna, e ciò consentirà di documentare lo stato di conservazione prima dell’inizio delle operazioni. La conoscenza dell’opera sarà approfondita dall’applicazione di metodiche di indagine diagnostica, le quali ci daranno maggiori informazioni relative alla tecnica di esecuzione, allo stato di conservazione e alle alterazioni subite per cause naturali o per effetto di interventi conservativi impropri. Le modalità dell’intervento conservativo richiedono le seguenti fasi: velinatura del film pittorico localizzata o totale, rimozione meccanica dei depositi coerenti e incoerenti del supporto con l’ausilio di pennellesse, spazzole e microaspiratori. Rimozione del materiale incoerente come polvere e deposizioni organiche superficiali. Mappatura delle eventuali fenditure presenti sul retro della tela e disinfestazione del supporto ligneo del telaio. Questo consentirà di riparare le numerose cadute del film pittorico restituendo alla tela la sua originale lucentezza, con una nuova integrazione pittorica al fine di sostituire una più nitida visione e lettura dell’opera. L’intero intervento sarà effettuato nell’area museale dove l’opera è custodita. L’idea di allestire un cantiere di restauro in situ, aperto alla fruizione del pubblico, arricchisce l’offerta culturale del Polo Museale di Soriano Calabro e contribuisce a sensibilizzare i cittadini alla tutela e salvaguardia dei beni culturali.
di Danilo Cafaro (presidente del Lions Club Vibo Valentia) e Mariangela Preta (direttrice del Polo Museale di Soriano Calabro)