Freddi di Norvegia, terra di Erasmus (seppur non il mio) e di scoperta. Che terra contraddittoria questa! I suoi antenati, vichinghi, tutta gente coraggiosa, selvaggia, fatalista e poco razionale; oggi invece funziona tutto così bene, tutto sembra perfetto. La terra cambia, i popoli si trasformano. In questo freddo mi son trovato per un epilogo di sentimenti e ne ho avuto rispetto. Prima di andare, ho esplorato quanto potevo. Oslo è la città che mi ricorda la balena che ho mangiato, pagandola a peso d’oro: carne grassa, però, come la mia creatività. Di contro per strada ho ammirato la disciplina. Le auto rispettano i pedoni e viceversa, i ciclisti rispettano i bambini e i bambini non calpestano le aiuole. Del clacson non si sa che suono produca ed è buffo che un paese così silenzioso abbia l’urlo più importante del mondo! Troviamo la stessa armonia nel parco di Vigeland, lo scultore che ha popolato interamente il parco naturale più grande della capitale.
Meravigliosa la sua arte, il suo modo di concepire e rappresentare la figura umana in una dimensione incontaminata, intrecciata ma pura. Tutto suona in modo divino. Il tempo scorre lentamente, mai frenetico. Un popolo perennemente con i piedi per terra che ama uno sport assurdo come quello del salto con gli sci. Raggiungono il trampolino più importante e penso: “C’è chi si lancia dagli aerei o dalle montagne per volare, qui invece usano gli sci”. Traducono una discesa in adrenalina e se vanno abbastanza veloci prendono letteralmente il volo, sembrano magici falchi che squarciano il cielo e sfidano la gravità con la stessa ferrea tenacia dei loro antenati. Fissando ancora il cielo squarciato rifletto, da aspirante pirata, su come mi sarebbe piaciuto essere un vichingo commerciale e mai banale. E penso che magari un giorno finirò nel Valhalla (l’enorme sala del mondo divino governato da Odino) a legger le rune di grandiose avventure.
Adolf Gustav Vigeland (1869-1943) è stato uno scultore norvegese la cui fama è legata indissolubilmente al parco che ne porta il nome, un’area all’interno del Frognerparken di Oslo dove si possono ammirare oltre duecento sue sculture e altri lavori. Vigeland nacque a Mandal, nel sud Norvegia, da una famiglia di artigiani e contadini. A diciannove anni iniziò la sua carriera artistica grazie al sostegno dello scultore Bryunjulf Bergslien. Fece esperienze formative in varie città europee, da Copenaghen a Parigi, da Berlino a Firenze. La sua impronta nella capitale norvegese risale al 1921 quando il comune di Oslo decise di abbattere il vecchio edificio dove si trovava lo studio dello scultore per costruire una biblioteca: in cambio, il comune gli avrebbe costruito una nuova casa-studio che sarebbe stata trasformata in museo dopo la sua morte. E così fu. Vigeland, inoltre, avrebbe donato alla città tutte le sue opere. In circa vent’anni si dedicò alla realizzazione dell’area che oggi conosciamo come il Parco di Vigeland. Questo interessa una superficie di circa trentadue ettari con ingresso principale da Kirkeveien. Attraverso il portale e lo spiazzo dell’entrata si arriva a un grande ponte in granito lungo cento metri e largo quindici, sulle cui sponde sono montate cinquantotto statue in bronzo.
Testo e fotografie di Paolo Ferraina