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🇮🇹🇬🇧La dea Atena nella mostra dedicata a Fidia ai Musei Capitolini di Roma | Goddess Athena in the Phidias Exhibition at the Musei Capitolini, Rome

La figura della dea Atena (Minerva nella Roma antica) è una delle più importanti e complesse della mitologia greca. Emersa dal capo del padre Zeus già adulta e armata, Atena è una dea guerriera, senza legami, vergine (parthenos), libera da relazioni sentimentali e da vincoli di matrimonio, simbolo della sapienza ma anche della guerra strategica, razionale, priva di brutalità: nell’Iliade sfida e sconfigge con le armi il dio della guerra Ares (Marte per i Romani) e tradizionalmente protegge esclusivamente eroi dotati di forza, intelligenza, nobiltà e coraggio. Compare ad Achille nell’Iliade, ad Ulisse nell’Odissea,  ma lascia morire il suo protetto Tideo dopo averlo visto combattere in maniera bruta.

Atena che emerge dalla testa del padre Zeus adulta e armata – Da un vaso attico a figure nere conservato presso il Museo del Louvre, Parigi, 570-560 a.C.
Ricostruzione bronzea dell’Atena Lemnia esposta nell’ambito della mostra dedicata allo scultore greco Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) – Fotografia di Aktaia

Atena non è dotata solo di intelletto e di sapienza, possiede anche la qualità forse più apprezzata nel mondo greco antico: la bellezza. È in virtù di quest’ultima che prende parte al “Giudizio di Paride” per la mela d’oro, uscendone sconfitta (come pure la dea Era) a vantaggio della dea Afrodite, non a causa del suo aspetto ma per la natura del dono da lei offerto al figlio di Priamo: sapienza e successo, ai quali Paride – ritenuto dagli dei il più bello tra i mortali – preferisce il dono carnale della conturbante Elena, la donna più bella del mondo, promessagli in sposa da Afrodite.

Lucas Cranach il Vecchio, Il Giudizio di Paride, olio su tavola, circa 1528, Metropolitan Museum of Art, New York

La magnifica statua bronzea dell’Atena Lemnia – copia di una delle tre statue della dea realizzate dallo scultore greco Fidia intorno al 450 a.C. e collocate sull’Acropoli di Atene, città della quale ella era protettrice – la ritrae pensosa e austera, mentre regge e osserva il proprio elmo. L’egida indossata di traverso indica che la dea ha smesso di combattere; essa è dunque un simbolo di pace. Donata agli Ateniesi dagli abitanti dell’isola greca di Lemno, la statua era nota nell’antichità come un capolavoro assoluto. L’originale in bronzo – realizzato da Fidia tra il 451 ed il 448 a.C. e, come altri capolavori antichi, andato perduto – è noto grazie all’esistenza di copie in marmo di  epoca romana delle quali alcuni frammenti sono conservati presso la  Collezione Palagi di Bologna e l’Albertinum di Dresda. Si deve all’archeologo tedesco Adolf Furtwangler la riunione, nel 1893, della cosiddetta “Testa Palagi” con uno dei due corpi conservati a Dresda, nonché di una simile testa rinvenuta a Pozzuoli (Napoli) con l’altro corpo conservato anch’esso a Dresda, e dunque la ricostruzione di questa tipologia di statua, divenuta nota come “Dresda-Palagi”.

Testa di Atena della Collezione Palagi, Bologna (la cosiddetta “Testa Palagi”), esposta nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) – Fotografia di Aktaia
Ricostruzione bronzea dell’Atena Lemnia esposta nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024)  – Fotografia di Aktaia

Di grande fascino l’iconografia pertinente alla dea, caratterizzata da elementi ricorrenti nelle sue varie rappresentazioni:  elmo, generalmente tenuto alto sulla fronte, lancia, e scudo contenente la testa della Gorgone Medusa, uccisa e decapitata dal protetto di Atena, Perseo, dopo che – secondo il poeta romano Ovidio – ella stessa, gelosa della sua bellezza, l’aveva trasformata in un mostro dalla chioma di serpenti in grado di pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo. Nella tradizione greca, la testa della Medusa avrebbe conservato tale potere anche successivamente alla decapitazione della Gorgone, motivo per il quale essa venne collocata da Atena al centro del proprio scudo.

Frammento e particolare di frammento dello scudo dell’Atena Parthenos noto come “Scudo Strangford”, in mostra presso i Musei Capitolini di Roma (24/11/2023-05/05/2024) insieme ad altri frammenti che contribuiscono a ricostruire lo scudo nel suo complesso – Il reperto, in marmo pentelico e risalente al III  sec. d.C., è conservato presso il British Museum di Londra – Fotografie di Aktaia

In molte raffigurazioni della dea, quali ad esempio l’Atena Lemnia – che è priva di scudo – la testa della Medusa appare riprodotta sull’egida. Questo è anche il caso di due altre statue esposte nella mostra in corso presso i Musei Capitolini (il Torso Odescalchi con calco della Testa dell’Atena Parthenos Civitavecchia, e il Torso dell’Atena Parthenos dagli Horti Lamiani) – nonché della “Gemma di Aspasios”, uno spettacolare intaglio su diaspro rosso risalente alla seconda metà del I sec. a.C. appartenente alla Collezione Rondinini e conservato presso il Museo Nazionale Romano.

Torso Odescalchi da Santa Marinella con calco della Testa dell’Atena Parthenos, Civitavecchia, esposto nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) e conservato presso il Museo Archeologico Nazionale, II sec. d.C. – Fotografia di Aktaia
Torso dell’Atena Parthenos dagli Horti Lamiani, marmo lunense, metà II sec. d.C., qui fotografato nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) ma normalmente esposto presso la Centrale Montemartini- Fotografia di Aktaia
La “Gemma di Aspasios”, incisione su diaspro rosso, seconda metà del I sec. a.C., qui fotografata nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) e normalmente conservata presso il Museo Nazionale Romano, Collezione Rondinini – Fotografia di Aktaia

La raffigurazione più potente e maestosa della dea a noi pervenuta è, tuttavia, la colossale statua crisoelefantina (in oro e avorio) di Atena custodita nel naos (cella) del tempio ateniese a lei dedicato sull’Acropoli, il Partenone. Nonostante l’originale dell’opera sia andato perduto (secondo lo storico americano William Bell Dinsmoor distrutta da un incendio, così come la gigantesca replica con la quale fu sostituita ma che altri reputano trasferita a Costantinopoli e lì distrutta), il suo aspetto è stato a noi tramandato attraverso le descrizioni fattene dagli autori greci Plutarco e Pausania nonché attraverso numerose riproduzioni statuarie in scala, raffigurazioni su moneta ed incisioni su gemma.

Sala multimediale dedicata al Partenone all’interno della mostra su Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) – Nello schermo principale: ricostruzione digitale della statua crisolefantina dell’Athena Partenos – Fotografia di Aktaia
Ricostruzione dell’Athena Parthenos all’interno del plastico del Partenone esposto nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) – Fotografia di Aktaia

Commissionata a Fidia, già autore della colossale statua in bronzo dell’Atena Promachos, dallo stratega Pericle per celebrare l’egemonia di Atene all’interno della Lega di Delos e completata nel 438 a.C., la statua colossale dell’Atena Parthenos – che raggiungeva un’altezza totale di circa dodici metri – rappresentava la divinità in posizione vigile ed eretta nella sua qualità di dea della guerra: in peplo armata di lancia, elmo, scudo e corazza (l’egida), accompagnata da una vittoria alata (la dea Nike) retta sulla mano destra, e dal serpente Erittonio, a lei sacro, posto tra la gamba sinistra della dea e lo scudo. Quest’ultimo, sul quale l’Athena Partenos poggiava con la mano sinistra, era decorato sul lato esterno con scene di amazzonomachia e con la testa della Gorgone Medusa, e dal lato interno con scene di gigantomachia. Peculiare l’elmo, calcidico crestato a tre cimieri, alle cui sommità figuravano due cavalli alati ed una sfinge.

Ricostruzione in materiali moderni della colossale statua crisoelefantina dell’Atena Parthenos così come appariva all’interno del Partenone. Artista: Alan Le Quire – Fotografia (pubblico dominio): Dean Dixon

Preziosissimi i materiali in cui la statua era realizzata, gli stessi che Fidia avrebbe poi utilizzato per la sua statua di Zeus ad Olimpia: lamine d’avorio per la carnagione della divinità e d’oro per tutto il resto, montati su un’articolata struttura lignea. A causa delle dimensioni colossali della statua, si tramanda che per la laminatura vennero utilizzati 1137 chilogrammi d’oro, dunque ben oltre una tonnellata. Fonti storiche attestano come in tempo di guerra le lamine d’oro che decoravano l’Atena Parthenos venissero staccate e fuse per coniare monete con cui pagare i soldati, e, secondo alcuni, successivamente sostituite con nuove lamine in tempo di pace. Si ritiene che la riproduzione scultorea più accurata dell’Atena Parthenos  sia l’Atena Varvakeion, una copia in marmo in scala ridotta scoperta ad Atene nel 1880 che si reputa sia stata scolpita durante il regno dell’Imperatore Adriano (117-138 d.C.). Numerose le raffigurazioni su moneta e gemma.

La colossale statua crisoelefantina dello Zeus di Olimpia, creata da Fidia successivamente al completamento dell’Atena Parthenos e annoverata tra le Sette Meraviglie del mondo antico, è anch’essa andata perduta. Essa, tuttavia, come l’Atena Parthenos è stata resa immortale da storici e artisti che ne hanno tramandato la memoria per quasi 2500 anni fino ai nostri giorni attraverso copie in scala, descrizioni accurate e raffigurazioni di vario tipo.

Ricostruzione dello Zeus di Olimpia all’interno di un plastico del tempio esposto nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) – Fotografia di Aktaia
Incisione d’epoca raffigurante la colossale statua crisoelefantina dello Zeus d’Olimpia, esposta nell’ambito della mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini, Roma (24/11/2023-05/05/2024) – Fotografia di Aktaia

La mostra dedicata a Fidia presso i Musei Capitolini di Roma nello spazio espositivo di Palazzo Caffarelli, è aperta al pubblico fino al 5 maggio 2024.

Gaspare Landi, Pericle ammira le opere di Fidia al Partenone  © Museo e Real Bosco di Capodimonte

di Mirta Aktaia Fava

ENGLISH VERSION

Goddess Athena in the Phidias Exhibition at the Musei Capitolini, Rome

 The figure of Goddess Athena (Minerva for the ancient Romans) is one of the most prominent and complex within Greek mythology. Emerged already adult and fully armed at birth from the head of her father Zeus, Athena is a virgin (Parthenos) warrior, unmarried, free from family or sentimental ties, a symbol of knowledge but also of rational, strategic and civilised war: in Homer’s Iliad she challenges and defeats the god of war Ares (Mars for the Romans) and traditionally protects only intelligent, brave, noble, and physically strong heroes. She appears to Achilles in the Iliad, to Ulysses in the Odyssey but lets her protégé Tydeus die after seeing him fight brutally.

Not only is Athena intelligent and knowledgeable, she even possesses what is probably the most valued quality in the Greek world: beauty. It is by virtue of her beauty that she participates in the “Judgement of Paris” for the golden apple, which she loses (like goddess Era) to Aphrodite not because of her appearance but for the nature of the gift she offers to the son of King Priam:  knowledge and success, to which Paris – considered by the gods the most handsome among mortals – prefers the bodily gift of erotic Helena, the most beautiful woman in the world, promised to him by Aphrodite as a bride.

The magnificent bronze statue of the Lemnian Athena  – a copy of one of three statues of the goddess created by Greek sculptor Phidias around 450 B.C. and installed atop the Acropolis of Athens, the city of which she was the patron – portraits her pensive and austere, while holding and observing her helmet. The aegis worn transversally indicates that the goddess has stopped fighting; it is therefore a symbol of peace. Gifted to the Athenians by the inhabitants of the Greek island of Lemnos, the statue was known in antiquity as an absolute masterpiece. The bronze original – created by Phidias between 451 and 448 B.C. but, like other ancient artworks, now lost – is known owing to the existence of marble copies from the Roman era, some fragments of which are preserved within the Palagi Collection in the Italian city of Bologna and the Albertinum in the German city of Dresden. We owe German archaeologist Adolf Furtwangler the re-union, back in 1893, of the so-called “Palagi Head” with one of the two bodies in the Dresda collection, as well as that of a similar head found in Pozzuoli (Naples) with the other body housed in Dresda. These re-unions resulted in the reconstruction of this long-lost type of statue, which has since become known as “Dresda-Palagi”.

Extremely fascinating is the iconography surrounding the goddess, characterised by elements that return in her different representations: a helmet – generally resting high on her forehead – a spear, and a shield containing at its centre the severed head of the Gorgon Medusa. According to Roman poet Ovid, the Gorgon had been killed and decapitated by Athena’s protégé Perseus after the goddess, envious of her beauty, had transformed her into a monster with a head of hair consisting of snakes and the power to turn anyone who looked at her into stone. The severed head was said to have maintained this power and, for this reason, was placed by Athena at the centre of her own shield.

In many depictions of the goddess, such as the Lemnian Athena which has no shield, the head of Medusa appears reproduced on the aegis. This is also the case of two other statues on display within the current Phidias exhibition at the Musei Capitolini (the Odescalchi Torso with a cast from the head of the Athena Parthenos of Civitavecchia, and the Torso of the Athena Parthenos from the Horti Lamiani), as well as the “Gem of Aspasios”, a striking intaglio on red jasper dating back to the second half of the I Century B.C. part of the Rondinini Collection and housed at the Museo Nazionale Romano.

Nevertheless, the most powerful and majestic depiction of the goddess known to us is the colossal chryselephantine (gold and ivory) statue of Athena housed in the naos (inner chamber) of the Athenian temple dedicated to her on the Acropolis: the Parthenon. Despite the loss of the original work (according to American historian William Bell destroyed by fire like the replica that replaced it, although according to others the replica was destroyed after it was moved to Constantinople) the aspect of the statue has been passed on to us through descriptions made by Greek authors Plutarco and Pausanias as well as a number of statuary reproductions in scale, depictions on coinage, and intaglios.

The colossal statue of the Athena Parthenos was commissioned to Phidias – who had already created, in bronze, another colossal statue of the goddess known as Athena Promachos – by Greek statesman Pericles to celebrate Athens’ leadership within the League of Delos. Completed in 438 B.C. and measuring about 12 meters in total height, the statue represented the deity erect and vigilant in her quality of goddess of war: dressed in a peplum and armed with a spear, a helmet, a shield and a cuirass (the aegis), with a winged victory (goddess Nike) resting on her right hand and serpent Erichthonius – sacred to her – standing between her left leg and her shield. The shield was decorated externally with scenes from the amazonomachy (battle of the Amazons), at the centre of which was the severed head of Medusa, and internally with scenes from the gigantomachy (battle of the Giants). Peculiar was the helmet, of Chalcidian type, with three crests at the apexes of which were two horses and a sphinx.

The materials used to create the statue – the same that Phidias would use later on for his statue of the Zeus of Olympia – were extremely precious: leaves of ivory for the complexion of the deity and of gold for all the rest, mounted on an articulated wooden structure. According to Greek tradition, due to the colossal dimensions of the statue 1,137 kg of gold were used for the lamination, thereby surpassing a ton of precious metal. Historical sources indicate that the gold leaves decorating the Athena Parthenos were detached and melted at times of war to mint coins used to pay soldiers and, according to some, later replaced with new gold leaves at times of peace.

The most accurate sculptural reproduction of the lost Athena Parthenos is deemed to be the Athena Varvakeion, a marble copy in small scale discovered in Athens in 1880 and believed to have been sculpted during the reign of Roman Emperor Hadrian (117-138 A.D.). Several depictions of the Athena Parthenos on coins and gems also exist.

The colossal chryselephantine statue of the Zeus of Olympia, created by Phidias after completing the Athena Parthenos and included among the Seven Wonders of the Ancient World, is also lost. Nonetheless, like the Athena Parthenos, it has been made immortal by historians and artists who have perpetuated its memory through copies in scale, accurate descriptions and depictions of various type for almost 2,500 years to the present day.

The Phidias exhibition at Palazzo Caffarelli within the Musei Capitolini, Rome, is open to the public until 5 May 2024

Mirta Aktaia Fava

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