L’antico Egitto approda a Forte dei Marmi (LU) con una mostra del Museo Egizio dal titolo “Gli Egizi e i doni del Nilo”, curata da Paolo Marini, curatore e coordinatore scientifico delle mostre itineranti del Museo. Promossa dalla Fondazione Villa Bertelli e dal Comune di Forte dei Marmi, l’esposizione è visitabile dal 1° agosto al 2 maggio 2025 al Forte di Leopoldo I.
Il Museo egizio di Torino è la prima realtà museale in Italia e seconda nel mondo in grado di raccontare la meravigliosa storia millenaria degli Egizi. Per la Fondazione Villa Bertelli è perciò una grande opportunità e un privilegio poter presentare questa prestigiosa mostra. D’altronde Forte dei Marmi ha un legame col mondo egizio per un aspetto particolare: deve il suo nome alla realizzazione del simbolo del paese, il Fortino, che è una struttura fortificata costruita da Leopoldo I Granduca di Toscana, nonno di Leopoldo II, finanziatore, congiuntamente a Carlo X di Francia, della spedizione franco-toscana in Egitto nel 1828, diretta dal grande egittologo francese Jean Francois Champollion e dal giovane collega italiano Ippolito Rosellini. Un legame storico, dunque, che si riallaccia idealmente in questa occasione culturale.
“Gli Egizi e i doni del Nilo” propone un viaggio nel tempo alla scoperta dell’antica civiltà nilotica in 24 reperti, dall’Epoca Predinastica (3900 – 3300 a.C.) all’età greco-romana (332 a.C. – 395 d.C.). Vasi, stele, amuleti e papiri, oltre alla maschera funeraria di età romana (30 a.C. – 395 d.C.), una riproduzione, idealizzata del volto del defunto, realizzata in cartonnage e destinata alla protezione magica della mummia. Un vero e proprio assaggio del Museo più antico al mondo, dedicato alla civiltà sviluppatasi sulle rive del Nilo. Proprio nell’autunno 2024, infatti, il Museo Egizio, che custodisce circa 40.000 reperti, di cui 12.000 in esposizione, celebra il suo bicentenario. E la mostra di Forte dei Marmi rientra tra le iniziative che, nel corso dell’anno, celebrano questo importante traguardo, non solo a Torino.
Tra i reperti in mostra, un tipico modellino di imbarcazione dei corredi funerari del Primo Periodo Intermedio (2118 – 1980 a.C.), in legno stuccato e dipinto, decorato con la coppia di occhi udjat a protezione dello scavo. Queste imbarcazioni in genere rappresentano il viaggio del defunto verso la città sacra di Abido.
Dalla Galleria della Cultura materiale del Museo Egizio proviene invece il set completo di vasi canopi in alabastro di Ptahhotep, vissuto durante il Terzo Periodo Intermedio (1076 – 722 a.C.). I quattro vasi sono chiusi da coperchi che ritraggono i Figli di Horus, con teste zoomorfe, utilizzati per conservare separatamente gli organi del defunto. Il percorso espositivo è arricchito da infografiche e da installazioni multimediali, con approfondimenti storico-scientifici sui reperti e i diversi periodi storici. In esposizione anche una riproduzione digitale in 3D della monumentale statua di Ramesse II, uno dei reperti simbolo del Museo Egizio, che risale al XIII secolo a.C. ed è inamovibile.
“Dopo la trasformazione del 2015 il Museo Egizio si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e ricette per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto, attraverso la ricerca e le nuove tecnologie. Ora ci apprestiamo a vivere una nuova stagione di trasformazione, in occasione dei 200 anni del Museo. Celebrarli non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro con un occhio attento anche alla ricostruzione del paesaggio, della natura e della cultura, da cui provengono gli oggetti che custodiamo e raccontiamo al pubblico. Alla base di questa evoluzione c’è l’idea di un museo come laboratorio della contemporaneità, attento alla condivisione dei saperi, in cui la storia, l’archeologia e la ricerca, costituiscono non solo uno strumento per preservare il passato e la memoria, ma anche una sorta di lente di ingrandimento sull’oggi e su un patrimonio archeologico, che ci permette di sentirci parte di un’unica collettività. In quest’ottica, proprio nell’anno del bicentenario è nata la collaborazione con il Comune di Forte dei Marmi e con Villa Bertelli”, hanno dichiarato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco.
Immagine in copertina: Canopi di Ptahhotep – pietra/alabastro, terzo Periodo Intermedio, XXI dinastia – Menfi?