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Italia Sessanta. Arte, Moda e Design. Dal Boom al Pop

Un decennio effervescente e controverso quello dei “mitici” anni Sessanta. Tempo di complessi mutamenti sociali e politici, certo, ma anche di originali spinte creative e dell’imporsi di nuovi approcci e nuove visioni. A mutare è il modo di vivere, di abitare, lavorare, vestire, amare e gestire il tempo libero. Sono gli anni dell’alluvione di Firenze e Venezia, del ’66, delle contestazioni studentesche del ’68 e ’69, del primo esprimersi degli “anni di piombo”, ma anche quelli in cui ogni sogno sembra poter diventare realtà, a partire dall’uomo a passeggio sulla Luna. A Milano nasce il Salone del Mobile, trionfano le materie plastiche che consentono ulteriore libertà creativa. Sono gli anni della plastica arancione, del design, delle più incredibili sperimentazioni. Fioriscono oggetti-icona destinati a connotare l’epoca e che, nel loro piccolo, mutano il mondo di vivere. Basti citare il mangiadischi che porta la musica ovunque si voglia: una piccola, enorme rivoluzione.

Mario Bellini, Giradischi portatile GA45 POP, 1968 (Minerva), 1969 (Savage Goldray), materiali polimerici e metallo. Triennale Milano © Triennale Milano, foto Amendolagine Barracchia

“Italia Sessanta. Arte, moda e design. Dal Boom al Pop”, è una mostra visitabile a Gorizia nel Palazzo Attems Petzenstein dal 29 giugno al 27 ottobre 2024, che offre l’imperdibile opportunità di compiere un viaggio dentro quello che è uno dei grandi miti della storia recente. La mostra, inappuntabile nei contenuti e nell’analisi storico critica, è leggera, divertente, coinvolgente.

Thomas Stearns, Vaso Nebbia di luna, 1962 circa, Venini & C., Murano, vetro di grosso spessore trasparente e opaco con tratto superiore inciso alla mola. Collezione Antonello
Piero Gilardi, Mare, 1967, poliuretano espanso, 178x190x35 cm. Galleria Giraldi, Livorno

Ad accogliere i visitatori è una sfavillante Ferrari 275 gtb del 1965, affiancata da una Lamborghini Miura, quest’ultima presente solo in immagine, per questione di spazio, simboli evidenti e universali del design ma anche dell’imporsi della tecnologia Made in Italy. I curatori – Carla Cerutti per il design, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin per la moda e Lorenzo Michelli per le arti visive – hanno scelto di raccontare il decennio sottolineando le assonanze di generi. A raccontare l’antefatto, ovvero il decennio dei ’50, aveva provveduto, un anno fa, nella medesima sede, “Italia Cinquanta. Moda e Design. Nascita di uno stile”, mostra visitatissima e molto amata. Quel racconto, parlando dei ’60, si amplia.

Gio Ponti e Ambrogio Pozzi, Set di nove piatti serie Fantasia Italiana, 1967, Ceramica Franco Pozzi, terraglia policroma, 3×26,5×26,5 cm. Noleggiocose di Andrea Moscardi

Al di là del design e della moda, il racconto si apre anche all’arte, riconoscendo quanto questo linguaggio espressivo si intrecci con gli altri due. Nel ’64 la Biennale di Venezia ufficializza la Pop Art, che con il Radical Design impone il primato della invenzione poetica sulla funzionalità. Intanto nuove figurazioni e forme, tra Pop e Op, nuovi materiali e nuove tecnologie si irradiano dagli epicentri di Milano e Roma alle periferie, crescendo modelli originali e avanzate sensibilità.

Luigi Massoni, Toilette con poltroncina modello Dilly Dally, 1968, Poltrona Frau, struttura in legno con rivestimento in pelle, metallo cromato, ceramica, cristallo specchiato e ABS. Tolentino, Collezione permanente Poltrona Frau Museum © Courtesy Poltrona Frau Museum
Miela Reina, Pieghevole, 1970, acrilico su faesite, 220×342 cm. Proprietà dei Musei Provinciali di Gorizia. Foto di Carlo Sclauzero

I creativi meticciamenti tra design, arte, moda, comunicazione, musica, spettacolo producono, e rendono popolari, oggetti come il telefono Grillo e la radio TS 502, entrambi di Zanuso, i televisori Brionvega, oggi oggetto del desiderio di ogni collezionista, la macchina da scrivere Valentine di Ettore Sottsass per Olivetti, tra i tanti. Il nuovo coinvolge tutte le arti applicate, dai vetri alle ceramiche. E, naturalmente, la moda. In mostra abiti icona come il Pigiama Palazzo imposto da Irene Galitzine accanto agli abiti di Valentino, Capucci, Missoni, Pucci, Balestra e a borse e scarpe di Ferragamo, Gucci, Roberta di Camerino. Ma si assiste anche all’ingresso della plastica nella moda e l’influenza di Pop e Op, con le creazioni di Getulio Alviani e Germana Marucelli. Ad accogliere queste nuove creazioni sono case nuove e nuovi arredi, anch’essi spazi di sperimentazione e nuove visioni firmate da Joe Colombo, De Pas e D’Urbino, Giancarlo Piretti, Archizoom, Studio 65, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Vico Magistretti, Elio Martinelli, Umberto Riva, Gae Aulenti, Gino Sarfatti, Gio Ponti, Tobia Scarpa, tra i tanti. Tra le invenzioni del momento, come non citare il Sacco di Gatti, Paolini e Teodoro reso celebre dai film di Fracchia?

Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro, Seduta Sacco, 1968 (1969), Zanotta, nailpelle e palline di polistirolo espanso. Triennale Milano © Triennale Milano, foto Amendolagine Barracchia

Il design muta forma anche agli strumenti musicali: iconica la chitarra della Eko, Rocket, ideata dal geniale Oliviero Pigini per il gruppo musicale inglese The Rokes, destinato a mietere grandi successi in Italia. A questo proposito, una sezione sarà dedicata alla “Britaly”, la British Invasion. Molti artisti e musicisti britannici saranno, infatti, attratti dal nostro Paese e vi si stabiliranno portando con sé la nuova ventata culturale proveniente dal Regno Unito. Dalla minigonna alla musica, all’arte: novità che l’Italia assorbe e ripropone con buon gusto e genialità.

Jeans ricamati e camicetta di Fiorucci, 1968-1969
Sinistra Mini abito Missoni, 1967 – Destra Mini abito in due pezzi di Krizia, 1966
Abito da sera di Valentino, 1969

Immagine in copertina: Studio 65, Divano Bocca®, 1970, Gufram, morbido poliuretano con rivestimento in tessuto. Gufram © Courtesy Gufram

 

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