Alberto Martini è stato un grande artista simbolista, visionario, esponente dell’arte fantastica e tra i precursori del Surrealismo. Nato a Oderzo, in provincia di Treviso, il 24 novembre 1876 e morto a Milano l’8 novembre 1954, rientra tra i grandi protagonisti del panorama artistico internazionale di fine Ottocento e dei primi decenni del Novecento, definito dalla stampa inglese dell’epoca “Italian pen-and-ink genius” in occasione della mostra tenutasi a Londra nel 1914. Inizia a dipingere e a disegnare sotto la guida premurosa del padre, manifestando una predilezione per la grafica. Raggiunge ben presto ottimi risultati ma determinante sarà nel 1895, durante l’Esposizione Internazionale di Torino, l’incontro con l’artista napoletano Vittorio Pica; questi ne intuisce il talento e lo propone in ambito internazionale. Partecipa alla Biennale d’Arte di Venezia per quattordici edizioni consecutive a partire dal 1897, e viene costantemente invitato a esporre a Monaco, Berlino, Bruxelles, Londra e Parigi. E tante sono le personalità di spicco con cui intrattiene relazioni di amicizia e professionali, da Filippo Tommaso Marinetti a Gabriele D’Annunzio, da Margherita Sarfatti a Luisa Casati Stampa.
Pittore ma soprattutto illustratore di opere letterarie, Martini ha dunque una decisa attitudine per il disegno, ciò che probabilmente ne ha limitato la fama tra i posteri, anche se le sue visionarie invenzioni e le sue misteriose creazioni nate nel clima decadente del tempo hanno fecondato il nostro immaginario, sollecitando artisti, musicisti, autori di fumetti o registi che a lui si sono ispirati, da Dylan Dog ad Alfred Hitchcock. La sua grandezza e originalità sono fuori discussione, ma oggi si impone una nuova attenzione sulla sua figura e sulla sua straordinaria arte.
L’occasione per tutto ciò viene fornita dalle importanti celebrazioni, il cui coordinamento scientifico è affidato a Carlo Sala, per i settant’anni dalla morte. Gli eventi sono promossi dalla Fondazione Oderzo Cultura con l’organizzazione generale di Villaggio Globale International e un team di curatori di tutto rispetto composto da Paola Bonifacio e Alessandro Botta, affiancati da un comitato scientifico di alto profilo. Momenti centrali di tali celebrazioni sono Oderzo e Milano, con due differenti mostre.
Nella sua città natale, nonché sede della Pinacoteca a lui dedicata con il più grande patrimonio di opere e materiali documentari dell’artista, Palazzo Foscolo ospita “Le Storie straordinarie. Alberto Martini ed Edgar Allan Poe”, dal 27 settembre 2024 al 25 marzo 2025, attraverso un percorso di grande suggestione che prevede oltre centoventi opere tra dipinti, disegni e volumi, prestate da musei, collezionisti e dagli eredi stessi di Martini: opere in molti casi inedite o mai esposte prima d’ora. Il Castello Sforzesco di Milano è invece il sito in cui, dal 2 ottobre 2024 al 19 gennaio 2025, è visitabile “Alberto Martini. La Danza Macabra”, una selezione di circa sessanta preziosi e rari disegni conservati nel Gabinetto dei Disegni e nella Raccolta delle Stampe A. Bertarelli del Castello Sforzesco.
Il corpus espositivo sull’artista in mostra a Oderzo aiuta a scoprire il suo universo e a seguirne la maturazione, con un occhio di riguardo al suo mondo onirico e al “lato oscuro” della sua arte: quello che lo porterà a dar vita alla famosissima serie di illustrazioni a china dei racconti fantastici di Poe, diffusi in Europa soprattutto nella traduzione francese di Charles Baudelaire del 1856. Si può cogliere tutta l’originalità visionaria della serie, realizzata da Martini tra il 1905 e gli anni Trenta, con anticipazioni surrealiste mediante l’apertura alla dimensione dell’inconscio. Dimensione che ben si evidenzia nei vari autoritratti, specchio dell’io profondo ma anche della dualità dell’artista. Un’arte enigmatica,visionaria, carica di simboli e onirica, che si nutre di un immaginario di morte ma anche di una sensualità tardo-romantica e decadente, per poi inoltrarsi nel mondo dell’inconscio non abbandonando mai il sogno. Un’arte capace di stupire per la genialità d’invenzione e per una fantasia inquieta e sorprendente.
La mostra di Milano è invece incardinata attorno ad uno dei temi prediletti da Martini: l’allegoria della morte e la danza macabra, soggetti variamente indagati in diversi suoi lavori. La rassegna è costituita da un eccezionale ciclo di disegni di chiara ispirazione nordica per spingersi fino alle celebri cartoline pubblicate in occasione del primo conflitto mondiale. Quello bellico, d’altronde, è un tema già sviluppato nel disegno di grandi dimensioni La guerra, presentato nel 1906 all’Esposizione Internazionale di Milano. Il ciclo litografico evidenzia infatti le fasi iniziali del conflitto e la sua dimensione europea, proponendo una lettura degli eventi particolarmente originale e beffarda. La mostra rivolge inoltre uno sguardo verso la cultura figurativa popolare, sempre molto cara all’artista, altrettanto prolifica nell’affrontare il tema ferale.
La maestria del segno raggiunta da Alberto Martini si mostra ineguagliabile. La fantasia creativa nella resa dei personaggi e nella definizione delle atmosfere appare assolutamente magnetica, metapsichica, muovendosi tra visionarietà e sogno, cogliendo nella realtà gli aspetti di enigma e di mistero. Tant’è che nella sua biografia scriverà: “La mia vita è un sogno a occhi aperti. Il sonno è un sogno a occhi chiusi falsato dall’incubo della realtà”.
di Doina Ene – storica dell’arte
Immagine in copertina: Alberto Martini, Farfalla crepuscolare, 1912-1913, pastello su carta, 440 x 600 mm – Collezione privata