Si è recentemente svolta al Palazzo delle Feste di Bardonecchia la mostra fotografica di Vittorio Palma “Astro-Landscapes – Luna, Stelle e Paesaggi”.
«Sono nato a Torino e vivo a Torino da sempre. Non sono un fotografo professionista, ma autodidatta, e questa caratteristica per me rappresenta una fortuna: non essendo legato alla necessità di guadagnarmi da vivere con la fotografia, ho potuto praticare questa arte inizialmente come un hobby, a cui mi dedicavo quando andavo in vacanza o a visitare qualche luogo di interesse e, man mano, l’hobby si è trasformato in una passione che poi, un po’ alla volta, è diventatauna compagna di vita”- dice Vittorio Palma. Che così prosegue: “Sono un ingegnere meccanico e mi occupo,in particolare, di meccanica di precisione. Il tema della mia mostra è l’astronomia: infatti il titolo “Astro Landscape” vuol proprio dire paesaggio astronomico. Alcuni anni fa ho iniziato a interessarmi agli astri e al cielo; ho fatto un corso di astronomia presso l’Osservatorio di Torino e poi, nel 2021, ho conosciuto a Susa, città piemontese, l’associazione Astrofili segusini e, quindi, mi sono iscritto all’Associazione iniziando a frequentarla, seppur con le limitazioni poste dagli impegni lavorativi. È nata così l’idea di associare la mia storica passione per la fotografia al neonato interesse per gli astri».
«Ho voluto seguire un approccio e percorso artistico, cioè non con l’obiettivo scientifico che si pone l’astronomo, che deve scoprire, deve misurare, deve capire, ma con l’intento di rappresentare la bellezza del mondo che ci circonda e la meraviglia del Creato. Mi ha sempre affascinato l’idea del microcosmo in cui viviamo, ossia la nostra piccola Terra, la nostra città, il nostro borgo, la nostra casa, paragonata al macrocosmo dell’Universo, coi suoi miliardi di anni luce di estensione e i suoi innumerevoli corpi celesti. Ho pensato quindi di associare gli astri al paesaggio, che è prevalentemente della Val di Susa, utilizzando gli strumenti che la tecnica fotografica consente, quindi anche l’uso di focali molto lunghe, tempi di posa lenti, somma di immagini per registrare la scia delle stelle (star-trails), l’uso di un astro-inseguitore. Photoshop, il famoso software di manipolazione delle immagini, non fa parte dei miei strumenti. Ripropongo quindi immagini di paesaggi in cui compaiono anche gli astri, qualche immagine un po’ più specifica che rappresenta solo gli astri, per esempio le eclissi di Sole e di Luna e anche foto che ritraggono alcuni fenomeni atmosferici».
«Molte fotografie sono state scattate di notte non solo perché gli astri sono prevalentemente visibili quando c’è poca luce, ma anche perché la sera, la notte o il mattino presto, sono i momenti in cui riesco a liberare la mente dalle questioni “quotidiane” e lasciare spazio alle emozioni create dall’osservazione del paesaggio e dall’atto fotografico stesso. A tal proposito mi sono ripromesso di investigare il tema della “Mindfulness”, ossia portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante, attraverso la fotografia, quindi un lavoro di crescita personale interiore. Spero di riuscire nei prossimi mesi ad approcciare questo tema e chissà se da esso ne potrà scaturire un nuovo progetto fotografico».
«Recentemente ho letto una frase di una scrittrice, Olivia Gobetti,che recita: “Non è il fotografo a catturare un’immagine. È ’immagine che cattura il fotografo”. Questa massima riassume molto bene il mio modo di fare fotografia, cioè il lasciarsi catturare dall’immagine, lasciarsi emozionare da ciò che appare davanti agli occhi, vivere consapevolmente quel momento e cercare di fissarlo in uno scatto, per poterlo poi rivivere nuovamente e poterlo anche condividere con gli altri. Non mi ritengo pertanto un artista con la A maiuscola, come un pittore, che a partire dalla tela vuota sa creare quello che la sua immaginazione gli suggerisce, ma una persona che vuole imparare a cercare e vuole osservare le bellezze del Creato e che, quando incontra queste stesse bellezze, riesce a emozionarsi grazie alla padronanza della tecnica fotografica. Per alcuni anni scattavo fotografie, ma facevo fatica a condividerle, in parte perché le immagini in pellicola, nello specifico diapositive, erano più difficili da diffondere, in parte forse anche per una forma di timidezza. A partire dagli anni 2000 ho però iniziato a frequentare la Società Fotografica Subalpina, un circolo di fotoamatori torinesi, che si ritrovava settimanalmente per visionare immagini proprie o di fotografi famosi e parlare di fotografia. In quegli anni ho iniziato a presentare le mie fotografie ai soci di questo circolo, ricevendo apprezzamenti e critiche e perciò ho capito che era arrivato il momento di allargare la condivisione ad un pubblico più esteso. Ho iniziato quindi a partecipare ad alcune mostre collettive, per poi arrivare a fare la mia prima mostra vera e propria nel 2015 a Torino, in occasione del 300° anniversario della Villa della Tesoriera. Il tema di quella mostra era “Expo Milano 2015”, una raccolta di immagini architettoniche, ma di fatto astratte; sto già pensando di tornare a fotografare l’area ex-Expo nel 2025, a distanza di 10 anni da quell’evento importantissimo per poi preparare eventualmente una nuova mostra».
«Una menzione alla tecnica che, seppur sia di importanza secondaria rispetto al saper guardare il mondo con occhio curioso e selettivo, certamente aiuta a produrre immagini di qualità, in particolare quando si vuole riprendere soggetti “difficili”, come gli astri, e in condizioni di luce scarsa. Ho iniziato a fotografare con la pellicola nei primi anni ’90, soprattutto diapositive, utilizzavo fotocamere prevalentemente manuali di marca Contax e obiettivi Zeiss. Non sono passato subito al digitale, perché la qualità delle prime fotocamere non era ancora paragonabile a quella della pellicola e i costi erano proibitivi. Ho acquistato la prima fotocamera reflex digitale nel 2006, una Canon eos 5D e da allora ho iniziato progressivamente a scattare sempre più immagini digitali e sempre meno pellicola, rimanendo fedele al marchio Canon, che utilizzo ancora oggi. Ho ancora pellicole in frigorifero, ma negli ultimi anni ho scattato praticamente solo più in digitale, sia per la grande qualità che ha raggiunto, sia per l’ottima sensibilità alla luce scarsa e poi per l’enorme flessibilità nella gestione delle immagini. Ho molte fotocamere, ma quella principale è una Canon eos R5, a cui associo obiettivi con lunghezze focali dal 14 mm fino al 600 mm con eventuali moltiplicatori di focale».
di Isabella Puma