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Eze, il terrazzo della Costa Azzurra

Eze, tra Mentone e Montecarlo , è un borgo medioevale arroccato su un’altura, uno dei villaggi più piccoli della Costa Azzurra. Un luogo senza tempo: i vicoli acciottolati e tortuosi, le gallerie d’arte, le botteghe artigiane, la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione con il suo imponente orologio e la facciata color ocra, tipicamente provenzale.

 

L’architettura di Eze. Eze è fortificata da mura e l’accesso al borgo, attraverso le porte, con torri e bastioni, è un’eredità cinquecentesca a scopo difensivo per la guerra franco-turca. L’architettura di Eze con le sue strade strette e le piccole piazze, consente di avere molte aree ombreggiate, protette dalla calura estiva. Le abitazioni sono costruite con un tipo di pietra calcarea la Pietra di Turbie, estratta dalla vicine cave di Saint Laurent d’Eze. Le case più antiche sorgono sui resti di antichi mura fortificate, dette castellaras, assemblate senza l’utilizzo di malta; al piano terra cantine che fungevano da depositi o da stalle per gli animali, soprattutto muli. Al piano superiore l’abitazione. L’acqua a Eze, nel passato, era rara e preziosa: per secoli, gli abitanti si approvvigionavano al di fuori del villaggio, trasportando l’acqua a dorso di mulo. Nel 1930, Samuel Barlow, un compositore americano residente a Maison Riquier, finanziò la costruzione della fontana situata in Place du Planet, per l’uso e il benessere di tutti. La fontana divenne il centro della vita cittadina, era pompata da un canale nella bassa Corniche fino al villaggio. Solo nel 1952 Eze ottenne il collegamento all’acquedotto.

Le Jardin Exotique. Le Jardin Exotique, a oltre quattrocento metri d’altezza, offre una delle vedute più incantevoli della Costa Azzurra: da Cap Ferrat fino a monti de l’Estérel e, nelle giornate limpide, la Corsica. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, le molte macerie furono trasportate verso le rovine del castello medioevale; il sindaco di Eze André Gianton decise di creare in quel luogo abbandonato un giardino esotico: il sito è ben riparato dai forti venti e la pendenza assicura un buon drenaggio. Diviso in tre ambienti, nella parte meridionale le piante grasse provenienti dai climi caldi e desertici di tutto il mondo; la parte settentrionale con piante della macchia mediterranea e lo spazio zen con specie subtropicali, delle cascate e una straordinaria vista sul Mediterraneo. Nel punto più alto del giardino si trovano le rovine del Castello. Fin dall’età del ferro, gli uomini trovarono riparo su questa rocca. Il castello fu costruito nel XII secolo dalla nobile famiglia di Eze. Sopravvisse fino al 1706 quando, durante la guerra di successione spagnola, Luigi XIV ne ordinò la distruzione.

Il cammino di Nietzsche. Il filosofo Fredrich Nietzsche trascorse molti inverni in Costa Azzurra dal 1883 in poi. Disse: “Qui cresco al sole, come cresce la pianta. Questa magnifica pienezza di luce ha un effetto quasi miracoloso su di me, un mortale molto tormentato”. Come molti scrittori amava il sud della Francia ed in particolare Eze: “Il meraviglioso villaggio moresco di Eze costruito tra le rocce”. Nel piccolo borgo compose la terza parte di Così parlò Zaratustra. Inoltre, amava passeggiare lungo i sentieri panoramici, nacque così le Chemin de Nietzsche che dalle alture del borgo conduce al mare. Un percorso della durata di un’ora (in discesa), sassoso e ripido, che regala splendidi panorami sul mare.

Lo Château Eza. Lo Château Eza è un insieme di abitazioni che si sovrappongono. Gli edifici di Château Eza sono stati costruiti oltre quattrocento anni fa all’interno delle mura medievali del villaggio, sono ancora riconoscibili per la loro composizione unica di diverse case individuali mescolate insieme. La storia recente di Château Eza risale al principe Guglielmo di Svezia, che si innamorò della splendida cornice di Eze durante la sua prima visita nel 1920. Acquistò tutte le abitazioni e le incorporò nello Château Eza che divenne la sua residenza invernale. Il principe lasciò il villaggio nel 1953 e la proprietà venne parcellizzata e venduta a lotti. Dal 1976 al 1980, il delegato generale della Croce Rossa, André Rochat, riacquistò gli appartamenti per riportare Château Eza al suo antico splendore. Nel 1982, aprì una sala da tè e poi un bed and breakfast. Château Eza è diventato ufficialmente un hotel nel 1987 e da allora si è gradualmente evoluto in un lussuoso hotel cinque stelle, parte del prestigioso circuito Relais&Châtaux.

Il Viadotto di Eze. Per raggiungere Eze, da Cap Ferrat si attraversa un imponente viadotto, completato nel 1927, lungo la strada costiera. La costruzione sul burrone, particolarmente alto, ha dato origine ad una leggenda: un contadino chiese aiuto al diavolo per far costruire un ponte. Il diavolo accettò e, in cambio, chiese l’anima del primo uomo che lo avrebbe attraversato. L’uomo a malincuore acconsentì al patto. Il giorno dopo, un magnifico ponte di pietra a otto archi collegava il burrone a Eze. Il diavolo aspettava. Il contadino, dopo una notte insonne, decise di non rispettare il patto: lanciò un bastone e il suo cane corse prontamente a raccoglierlo. L’anima che il diavolo ottenne non fu quella di un uomo.

La Moyenne Corniche. È la tortuosa e panoramica strada costiera che conduce a Eze. Le ripide scogliere hanno affascinato i primi turisti fin dalla Belle Epoque. In epoca più recente Hichtcock ha scelto la Moyenne Corniche come scenario per la guida spericolata di Grace Kelly con un terrorizzato Cary Grant al suo fianco in Caccia al ladro.

I Penitenti Bianchi e l’annessione alla Francia. I Penitenti Bianchi di Eze erano un ordine laico nato nel 1306 con lo scopo di portare assistenza ai malati di peste. I penitenti indossavano una tunica bianca con un cappuccio per garantire l’anonimato. L’ordine sopravvisse all’epidemia e si dedicò all’agricoltura e all’aiuto dei viandanti, fino al 1793 quando fu proibito dalla chiesa cattolica. Nella Cappella dei Penitenti Bianchi di Eze nel 1860 avvenne un fatto storico. Il villaggio di Eze apparteneva alla Provenza, ma era di fatto italiano, facendo parte della Contea di Nizza, e successivamente del Regno di Sardegna e Piemonte.  Tra il 15 e il 16 aprile 1860 nella Cappella si votò per l’annessione alla Francia, che, secondo i francesi, avvenne con un plebiscitario Sì, ma secondo gli italiani con brogli.

Villa Ephrussi de Rothschild. È questo uno dei luoghi più affascinanti della Costa Azzurra affacciata sullo splendido golfo di Cap Ferrat, strettamente legata alla genialità e alle ingenti risorse della sua creatrice: Béatrice de Rothschild.  Nacque nel 1864 dal barone Alphonse de Rothschild, banchiere e rinomato collezionista d’arte, e da Leonora, anche lei una Rothschild, ma del ramo inglese. La giovane donna, influenzata dalla famiglia il cui motto  era “Larte è lonore della patria”, sosteneva economicamente molti artisti. A diciannove anni sposò Maurice Ephrussi, un banchiere parigino di origine russa, quindici anni più grande di lei e amico dei suoi genitori. Il loro matrimonio fu celebrato il 6 giugno 1883 nella sinagoga di Rue de la Victoire a Parigi.

I rapporti tra gli sposi rapidamente degenerano, dopo che  Béatrice contrasse una grave malattia dal marito, che le  impedì di diventare madre. Maurice era un giocatore d’azzardo e nel 1904 i suoi debiti ammontavano a milioni di franchi d’oro. La coppia divorziò nel 1904, dopo oltre venti anni di matrimonio. Dopo il divorzio Béatrice  si dedicò a collezionare arte. Nel 1905, alla morte del padre, la donna ereditò un’immensa fortuna. Decise dunque di costruire una villa a Cap Ferrat, con l’architetto Jacques-Marcel Auburtin. Il lavori richiesero sette anni prima di essere completati; in particolare il terreno roccioso su cui sorgeva fu fatto esplodere più volte per poter creare il giardino. A partire 1912 Béatrice visse nella villa ogni inverno. Nel 1933 lasciò in eredità la sua Villa e tutte le sue collezioni all’Académie des Beaux-Arts. Nell’anno successivo la baronessa morì di tubercolosi.

La villa è realizzata in uno stile eclettico, ricca di opere d’arte, tra cui pregiate collezioni di porcellane di Sèvres, tappezzerie di Gobelin. L’enorme parco è composto da giardini a tema: francese, spagnolo, fiorentino, di pietra, giapponese, esotico, provenzale ed il roseto.

Testo e fotografie di Paola Vignati

Immagine in copertina: Giardino della Villa Ephrussi de Rothschid 

Autore

  • Paola Vignati laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano. Ha unito le sue due grandi passioni, il viaggio e la letteratura, nel blog “Una valigia piena di libri”. Racconta le sue esplorazioni con uno sguardo diverso, oltre il turismo di massa e la globalizzazione, in cui l’essenza del viaggio è la scoperta non solo geografica, ma soprattutto culturale attraverso i libri. www.paolavignati.com

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