Saint-Paul de Vence, il piccolo borgo ben conservato, ricchissimo di prestigiose gallerie d’arte, le cui strade sono musei a cielo aperto, deve la sua fama alla linea tranviaria Cagnes-Vence inaugurata nel 1911 che favorì l’arrivo dei primi artisti all’inizio del XX secolo. I colori del villaggio e della sua campagna e la forza della luce attirano prima i pittori, tra cui Marc Chagall, Joan Miró, Jean-Michel Folon, Jacques Prévert, poi i registi.
I bastioni. Saint-Paul de Vence è un villaggio di frontiera tra Nizza e la Provenza, un piccolo borgo, medievale arroccato su un’altura, protetto da bastioni percorribili a piedi. Visitare Saint-Paul de Vence significa esplorare mille anni di storia. Originariamente chiamato Castrum Sancti Pauli, divenne una roccaforte di frontiera circondata da un muro medievale, poi trasformato da Francesco I di Francia, durante le guerre italiane, in un bastione per resistere al fuoco dei cannoni. I bastioni intorno alla città, in buone condizioni, sono uno dei rari esempi in Francia di quell’epoca.
La Place General de Gaulle accoglie i visitatori a Saint-Paul de Vence con la tipica atmosfera dei villaggi del sud della Francia: grandi platani centenari ombreggiano il campo di petanque in terra battuta. La piazza è delimitata dal prestigioso hotel-ristorante Colombe d’Or luogo di ritrovo di Paul Signac, Marc Chagall, Pablo Picasso, Henri Matisse e Georges Braque. Gli artisti spesso pagavano il pranzo con le loro opere, contribuendo a creare una straordinaria collezione privata di enorme valore. Sul lato opposto storico Café de la Place, anch’esso frequentato dagli stessi artisti.
La Miette, il rifugio di Jacques Prevert. “Sulla strada di Damasco si trova naturalmente Saint-Paul de Vence, poiché tutte le strade si uniscono prima di arrivare naturalmente a Roma”. Così diceva Jacques Prevert, che si stabilì a Saint-Paul de Vence dall’inizio dell’Occupazione fino alla metà degli anni Cinquanta. Con Marcel Carné, Alexandre Trauner e Joseph Kosma, partecipò alle riprese di molti film sulla Costa Azzurra, tra cui “L’amore e il diavolo” (1942) e “Amanti perduti” (1945). Incontrava gli amici Pablo Picasso, Paul Roux e André Verdet alla Colombe d’Or e partecipava alla vita del paese come un qualunque abitante.
La Grand Fontaine fu costruita nel 1850 sull’antica piazza del mercato. È sormontata da una monumentale urna di pietra i cui quattro becchi, decorati con bocche di serpente, alimentano la vasca di acqua. Fu la regina Giovanna di Provenza nel Trecento a permettere alla comunità di utilizzare l’acqua delle sorgenti Malvan e Fontrenaude. A Saint Paul de Vence c’erano otto fontane e tre lavatoi, ma la grand Fontaine era il centro della vita sociale del villaggio, non solo nei giorni di mercato, ed era un luogo di aggregazione intorno alla quale gli abitanti si radunavano in qualsiasi momento della giornata. Lo dimostrano le sbarre consumate sopra la vasca, costantemente usate per posare le brocche e i secchi.
La chiesa Collegiata della Conversione di San Paolo fu eretta vicino all’antico castello a partire dall’inizio del Trecento. La sua architettura attuale è il risultato di diverse trasformazioni avvenute tra il Quattrocento e il Settecento. Ha conservato un tesoro ed arredi notevoli. La sobrietà del trecentesco coro romanico contrasta con l’esuberanza degli stucchi e dell’oro dei collaterali. Dichiarata collegiata nel 1666, la chiesa venne ampliata e abbellita con pale d’altare e arredi liturgici. La cappella di San Clemente, costruita nel 1681, presenta una stupenda decorazione barocca con affreschi e stucchi colorati.
Le strade di Saint Paul de Vence sono lastricate da ciottoli. Questa pavimentazione risale alla fine degli anni Quaranta del Novecento. Prima le vie del borgo erano le tipiche strade sterrate bianche. Il sindaco Marius Issert fece lastricare tutto il villaggio con ciottoli posati secondo la tradizione provenzale. I primissimi ciottoli furono “prelevati” dal sindaco e da qualche abitante sulle spiagge di Cagnes-sur-Mer e Villeneuve-Loubet. I raccoglitori partivano all’alba dotati di cassette per “raccogliere” i più bei sassi della spiaggia.
La cappella dei Penitenti Bianchi, con l’originale campanile triangolare, è stata la sede dell’omonima confraternita per più di tre secoli. Fino agli 1920, questa confraternita di laici svolgeva azioni caritatevoli nei confronti dei più bisognosi del paese. Restaurata nei primi anni Duemila l’edificio presenta oggi una decorazione interamente progettata da Jean-Michel Folon nel 2008. L’artista belga si è ispirato alla storia dei penitenti, attraverso quelle mani aperte e tese, pronte a dare e a venire in soccorso.
Dalla fine del Settecento, il municipio occupa l’antico mastio del castello. Del primo edificio, eretto nel XII secolo, questa torre monumentale ha conservato imponenti pietre a bugnato. Il mastio costituisce le ultime vestigia del castello che occupava la sommità della collina. Sulla parete nord si possono vedere i beccattelli di sostegno dei gradini che collegavano il primo al secondo piano. Alcune personalità hanno celebrato nel mastio il loro matrimonio, in particolare Yves Montand e Simone Signoret nel 1951 e Gilda Radner e Gene Wilder nel 1984.
La Fondazione Marguerite e Aimé Maeght è tra le grandi istituzioni culturali internazionali. Ispirata da fondazioni americane come Barnes, Phillips e Guggenheim, è stata inaugurata il 28 luglio 1964 da André Malraux. L’amicizia è al centro di questa impresa visionaria. In particolare, l’amicizia di Aimé Maeght e sua moglie Marguerite, importanti editori e commercianti d’arte dell’Europa del dopoguerra, con alcuni dei più importanti artisti del XX secolo come Joan Miró, Alexander Calder, Fernand Léger, Pierre Bonnard, Georges Braque, Alberto Giacometti, Marc Chagall e molti altri. Pittori e scultori hanno collaborato con l’architetto catalano Josep Lluís Sert per creare opere integrate nell’edificio e nella natura: il cortile di Giacometti, il labirinto di Miró popolato di sculture e ceramiche, i mosaici murali di Chagall e Tal Coat, la piscina di Braque, la vetrata e la fontana di Bury. L’insieme fonde spazi interni ed esterni con il giardino delle sculture, i cortili, le terrazze e i patii, le sale espositive, la cappella, la biblioteca e la libreria.
Il Labirinto di Miró. L’artista catalano Joan Miró, con la collaborazione dei suoi amici ceramisti Josep Llorens Artigas e Joan Gardy Artigas, immaginò, tra il 1963 e il 1973, questo luogo magico dove la scultura monumentale dialoga con l’architettura e la natura. Una linea bianca dipinta sulle pareti richiama il filo di Arianna. In seguito, il visitatore si trova faccia a faccia con fantastici animali della mitologia dell’artista.
Marc Chagall visse a Saint Paul de Vence con la moglie Valentine dal 1966 al 1885. Entrambi sono sepolti nel cimitero del villaggio che affaccia sul Mediterraneo.
Il famoso pedagogo e maestro Célestin Freinet (1896-1966) insegnò a Saint-Paul de Vence tra il 1928 e il 1933. La scuola maschile ha occupato questa grande casa di paese fino al 1985. A Saint Paul de Vence, Célestin Freinet applicò la sua pedagogia che si fondava sul ruolo attivo degli alunni, in particolare attraverso il lavoro di gruppo, le gite e la corrispondenza interscolastica. Nel 1935 Célestin Freinet aprì a Vence la prima Scuola Freinet.
La Cappella del Rosario di Henri Matisse. Nell’estate del 1951, Matisse andò a Parigi per visitare la Cattedrale di Notre Dame: “L‘immensa folla, l’architettura, le vetrate colorate e a volte, le onde della musica dell’organo che passava sopra le teste erano tutte impressionanti. Dopo essere partito, mi sono detto: Molto bene! Considerato tutto questo, qual è la mia cappella? E poi ho pensato: è un fiore. È solo un fiore, ma è un fiore”. Nel 1943 Matisse si trasferì a Vence, anziano e malato fu accudito da Monique Bourgeois sua ex modella divenuta suora domenicana. Fu la religiosa a convincerlo a progettare la Cappella per la sua comunità religiosa. L’esterno è un semplice edificio bianco con le tegole smaltate blu. La cappella ha bianche pareti spoglie inondate dalla luce che filtra dalla vetrate istoriate da Matisse. I colori sono azzurro per l’acqua e il cielo, verde per le piante e la vita e giallo per il sole e la presenza di Dio. Il motivo delle alghe, tanto caro a Matisse, viene riproposto, mentre i lati sono decorati con foglie stilzzate. Le piastrelle in ceramica bianca sono decorate con la Vergine e il bambino. Anche l’altare di pietra è stato progettato da Matisse, come l’effige di San Domenico.
Testo e fotografie di Paola Vignati