Guido Boggiani, nato a Omegna (NO) nel 1861 e morto in Paraguay nel 1902, si dedicò all’arte sin da giovane età, prediligendo inizialmente la pittura. Nel 1878 entrò all’Accademia di Brera, dove fu allievo del noto naturalista lombardo Filippo Carcano e si specializzò principalmente nella riproduzione di paesaggi. All’attività di pittore egli aggiunse poi quella di fotografo, antropologo e assiduo viaggiatore.
Nel novembre del 1887, a ventisei anni, mosso da “un’invincibile smania di vedere mondo nuovo e gente nuova, nuove terre e nuovi orizzonti“, come egli stesso dichiarò, si recò in America Meridionale. Inizialmente si stabilì in Argentina per approfondire i suoi studi etnografici e cercare le radici primordiali della civiltà. Successivamente si spostò verso l’alto Paraguay, nei territori del Chaco, dove incontrò i popoli isolati dei Chamacoco e dei Caduvei.
Durante gli anni trascorsi in Paraguay, avviò un’attività di commercio di pelli e bestiame forniti dagli indigeni e talvolta pagati con acquavite. Fu in questo contesto che ebbe i primi contatti con le popolazioni locali, approfondendo così la sua attività di esploratore ed etnologo. È noto come gli indigeni lo rispettassero e gli volessero bene, poiché venivano da lui trattati con fiducia e rispetto. Grazie a questo rapporto, Boggiani trascorse lunghi periodi nei loro villaggi, annotando una notevole quantità di informazioni sulla loro cultura. Conobbe i Chamacoco, un gruppo etnico nativo del Gran Chaco nella zona di Fuerte Olimpo, al confine con il Brasile, e incontrò anche i Guana, i Sanapanà, ma soprattutto i Caduvei, un gruppo etnico del Brasile residente nel Mato Grosso do Sul, con i quali visse per un certo periodo. In particolare, con i Chamacoco, redasse un glossario italiano dei vocaboli più usati nel loro idioma e riprodusse nei suoi taccuini i disegni dei loro tatuaggi tradizionali, fedeli agli originali.
Dopo sei anni in America Meridionale, nel gennaio del 1893, Boggiani tornò in Italia. Gli anni trascorsi in patria furono l’occasione per pubblicare i suoi studi e illustrare i suoi viaggi in numerose conferenze presso la Società Geografica Italiana e altre sedi prestigiose. Al suo rientro portò con sé una collezione di circa duemila pezzi, tra cui abiti, ceramiche, utensili e armi, di grande valore antropologico, che vendette al Museo nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini”, oggi parte del Museo delle Civiltà di Roma. Iniziò anche a scrivere appunti sulle sue esperienze, da cui furono pubblicati I Ciamacoco (1894) e Viaggi di un artista nell’America meridionale. I Caduvei (1895), diari di viaggio illustrati che descrivono dettagliatamente i caratteri somatici e psichici, le culture, i riti e le abitudini di quelle popolazioni.
di Davide Chierichetti e Susanna Di Gioia – Società Geografica Italiana
Fotografie: Società Geografica Italiana