Vai al contenuto

Dorothea Tanning. Essere artista-donna

«Artista-donna. Non esiste una cosa o una persona simile. È una contraddizione come dire artista-uomo o artista-elefante. Puoi essere una donna e puoi essere un’artista. Ma la prima è un dato di fatto, la seconda sei tu».

Le donne dell’arte del Novecento da essere considerate semplicemente come muse, soggetti delle figure maschili quali Man Ray, Salvador Dalì o Marx Ernest hanno cominciato ad avere una carriera propria come artiste e difatti le immagini più durature associate al surrealismo sono state realizzate da donne.

               

Dorothea Tanning fotografata da Lea Miller, 1955

Tra le artiste surrealiste spicca la figura di Dorothea Tanning, pittrice, scultrice, poetessa. Nasce nel 1910 a Galesburg in Illinois, da lei stessa definita la città in cui “non è mai successo nulla se non la carta da parati”. La sua vita sembra essere un continuo atto di ribellione contro la sua educazione conformista. Creatrice autodidatta, si sposta nel 1910 a Parigi, dove vive per ventott’anni. Nel 1936 si imbatte per la prima volta nel surrealismo, grazie alla mostra Fantastic Art, Dada, Surrealism, in scena al MoMA. La Tanning sviluppa il proprio linguaggio visivo per esplorare le sue esperienze in un mondo colmo di complessità emotiva e psicologica. Mirava a catturare il momento, ad accettarlo con tutte le sue identità complesse.

Dorothea Tanning fotografata da Lea Miller, 1946

I suoi personaggi sono spesso catturati in stati di trasformazione fisica, emotiva e psicologica. Il suo lavoro ci dichiara una certa preoccupazione per le soglie, gli spazi liminali e transitori in cui convergono fantasia, realtà e sensazione o immaginazione. I ripetuti motivi di porte, carta da parati e stoffa sono simboli di queste soglie che creano spazi ultraterreni. La Tanning era interessata a come gli eventi irrazionali potessero essere riflessi in interni banali e quotidiani. Nello scenario maschilista di inizio Novecento, che regola la donna a una posizione passiva e subalterna anche nella rappresentazione che ne fanno le avanguardie, il suo sguardo si può considerare per certi versi femminista. Tanning rende le donne protagoniste delle sue opere.  Possiamo notare tutte queste caratteristiche nell’opera “Birthday’’ del 1942 dove “tutto è in movimento. Dietro la porta invisibile, un’altra porta… non si può mostrare chi si è veramente.” L’artista presenta una versione di se stessa che, paradossalmente, non rivela nulla di lei nella sua rappresentazione. Modella un personaggio piuttosto che esporre un individuo usando il dispositivo delle porte per inondare la composizione di un simbolismo enigmatico.

Birthday, 1942

Lo sguardo rassegnato dell’artista attira lo spettatore nel suo mondo e si immerge nell’infinito del suo universo immaginato. Quasi sfidandoci ci chiede di lasciare la porta aperta all’immaginazione, incoraggiandoci a guardare oltre l’ovvio e il banale. Le nostre menti composte da infinite porte. Ci si perde nelle “nostre irrazionalità’’ ed è esattamente questo che si riesce a percepire attraverso le sue opere. In una struttura surrealista, in cui i critici comunemente percepivano le artiste come un ruolo passivo, la Tanning era la chiave per sfidare i preconcetti e definire il suo stile surrealista individuale. La sua esperienza artistica è un’ode alla ricerca continua e alla capacità di trasformarsi, che non conosce limiti. Altresì pezzi significativi del suo periodo surrealista – in cui spesso sovvertì le tradizionali icone della vita domestica – tra cui i dipinti “Voltage” del 1942 e “Eine Kleine Nachtmusik” del 1943 del secondo il cui titolo allude ironicamente al notturno di Mozart: in questo caso i protagonisti sono gli incubi notturni piuttosto che le atmosfere allegre e festose della composizione musicale.

Voltage, 1942
Eine Kleine Nachtmusik, 1943

“Insomnies” o “Insomnias” è una serie di dipinti realizzati da Dorothea Tanning che esplora il tema dell’insonnia e delle esperienze notturne disturbate. Questa serie, creata tra il 1957 e il 1962, riflette il cambiamento del suo stile verso uno più astratto e libero e l’interesse dell’artista per lo stato mentale turbato e le percezioni alterate che possono accompagnare l’insonnia. Lo spettatore un ulteriore sforzo per potersi avvicinare a questi nuovi soggetti.

Insomnies (Insomnias), 1957

Questa serie rappresenta un punto culminante nel suo lavoro, dimostrando la sua capacità di trasformare esperienze personali ed emozioni in arte significativa e profonda come ci dice la stessa artista: «L’arte è sempre stata la zattera su cui ci arrampichiamo per salvare la nostra sanità mentale. Non vedo uno scopo diverso per adesso».

Dorothea Tanning fografata da Hans Namuth, 1986

Testo di Alessandra Carmone

Fotografie:  The Dorothea Tanning Foundtion

Immagine in copertina:   Dorothea Tanning,  Voltage, 1942   

Autore

  • Studia Storia dell'arte. Appassionata in modo particolare all’arte contemporanea, ha l’ambizione di divulgarne i contenuti con un linguaggio semplice rivolto anche ai non addetti ai lavori. Qualche anno fa ha aperto una pagina instagram con la quale prova a trasferire ciò che studia ed è oggetto della sua ricerca; ma anche come necessità personale per concedersi uno spazio tutto suo dove poter tranquillamente esternare i propri pensieri. Nel suo percorso universitario ha avuto la possibilità di...

    Visualizza tutti gli articoli