Non vi manca il buio di una sala alquanto grande e gentile? Quel magnifico silenzio, quel suo gentile occuparsi della nostra anima? A me si! Quindi oggi entriamo in conversazione con lui.
Ci prende per mano Antonella Albano, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano e ci porta lì dove tutto è in pausa, dove, sotto quella plastica brutta e arrogante, ribolle l’energia irrequieta e focosa dello spettacolo senza ciak e senza ripetizioni, ergo il più virtuoso. Ci sono personalità estremamente talentuose e mai premiate abbastanza dalla nostra nazione; fanno il mestiere degli angeli, danzano e volteggiano ed i loro corpi sembrano strumenti degli dei, meglio dei marmi del rinascimento. Prendono le nostre emozioni e le portano dentro a sogni, incubi, drammi, commedie e storie cavalcando gli spartiti di un’orchestra che si lascia guidare da un segmento di legno. Come una bacchetta magica, ad ogni un suo gesto, seppur minimo, la musica travolge i nostri sensi.
Il teatro è quell’amico raro ed unico che insegna ad ascoltare… ascoltare cosa? Beh, le nostre interiora, la nostra genetica. Quella cultura così vasta, così tramandata da generazioni di angeli in angeli, di diavoli in diavoli e ci ricorda chi siamo, e soprattutto chi dobbiamo essere, ovvero portatori sani di creatività ed evoluzione. A me manca il teatro e ho scelto di confidarvelo così.