“Forse il capolavoro delle Puglie è proprio Alberobello. Non c’è manuale turistico che lo ignori, né libro di geografia per scuole medie che non porti la fotografia dei suoi trulli.” Così Pier Paolo Pasolini descrisse questo posto fiabesco posizionato sul territorio italiano, uno dei 54 siti della Penisola inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
La storia dei Trulli: da abitazioni contadine a lussuosi hotel
Prima di capire come sono nate queste caratteristiche costruzioni italiane è bene capire dove sono posizionate. Dunque, dove si trovano i trulli? Questi fulgidi esempi di architettura spontanea affollano la Valle d’Itria, situata tra le province di Brindisi, Bari e Taranto. Alberobello, in Puglia, può essere considerata a tutti gli effetti la capitale dei Trulli. Le prime tracce di queste caratteristiche costruzioni risalgono all’epoca preistorica: le strutture a volta veniva usate per seppellire i defunti. Ma per vederle utilizzate come abitazioni dobbiamo aspettare il XIV secolo. In quel periodo una terra disabitata venne assegnata come premio al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, prima principe di Taranto e poi re di Napoli. Il nobile cominciò a ripopolare la terra con gli abitanti delle zone limitrofe. Ai nuovi coloni fu concesso di abitare lì, ma ad una condizione: le loro dimore non sarebbero dovute essere nulla di più complicato di una costruzione a secco, senza malta. Il motivo? L’imponente tassazione del Regno di Napoli sui nuovi insediamenti.
“Mi sveglio e vedo un paese di sogno, come se dormissi tuttavia”, scrisse incantato Gabriele D’Annunzio di fronte all’orizzonte tutto tempestato di casette bianche. Oggi si vive ancora in quei fiabeschi trulli che sono diventate bellissime case dagli interni completamente ristrutturati, ma c’è di più: molte ex abitazioni contadine sono diventate hotel di lusso o b&b a cinque stelle, con tutti i comfort che offrono strutture ricettive del genere.
Come sono fatti i leggendari trulli?
La pianta di queste strutture caratteristiche è circolare, la base è direttamente scavata nella roccia naturale dell’altopiano delle Murge, su cui vengono poi innalzate le mura in calce. L’interno di un trullo è costituito da un vano centrale attorno a cui si sviluppano ulteriori unità modulari. Le pareti sono molto spesse e le finestre sono poche: questo permette al calore di non disperdersi e crea nei trulli un clima perfetto, caldo d’inverno e fresco d’estate. Il nome di queste case in pietra deriva dal tardo greco τρούλος, che vuol dire “cupola”. I tetti dei trulli, simboli del paesaggio pugliese, sono appunto cupole di lastre calcaree posizionate in cerchi successivi sempre più piccoli fino alla cima. Ogni trullo ha la sua chiave di volta, quasi sempre decorata con simboli magici e propiziatori che si legano alla storia della famiglia proprietaria.
Alberobello, come tanti altri luoghi, è terra di leggende e una delle più famose riguarda i “trulli siamesi” con doppia facciata, doppio pinnacolo, focolare basso e zero finestre. Due case che un tempo erano un’unica abitazione: qui vivevano due fratelli, innamorati della stessa donna. Lei, promessa sposa del primogenito, avrebbe invece volentieri sposato il fratello minore. I tre cominciarono a convivere sotto lo stesso tetto, ma dopo poco tempo, il fratello maggiore sentendosi di troppo sentenziò la fine dell’improbabile vita a tre, cacciando di casa i due amanti e dividendo la proprietà in due trulli gemelli e attaccati… “siamesi” appunto.
Fiaba, Storia, Tradizione, Leggenda, Cultura. Sotto le cupole dei trulli di Alberobello c’è un mondo da scoprire, un mondo passato che continua ad emozionare nel presente e che non teme le sfide del futuro. Anche nel nuovo millennio, mentre i progressi della tecnologia corrono più velocemente di noi, è bello sapere che c’è un posto in cui il tempo sembra essersi fermato, in perfetta armonia con la natura.
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