L’archeologo siriano Khaled al-Asaad (Palmira 1932 – Tadmur 2015), per oltre 40 anni è stato il più strenuo difensore e custode dell’antica città romana di Palmira. Trucidato dai fanatici dell’organizzazione terroristica di matrice islamica radicale dell’Isis il 18 agosto del 2015, alla veneranda età di 82 anni, per non aver voluto rivelare dove avesse nascosto i preziosi reperti della sua terra natale, Khaled al-Asaad è assurto agli onori della cronaca come simbolo tangibile e straordinario esempio dell’estremo sacrificio nella lotta contro la violenza cieca e l’intolleranza brutale nei confronti delle testimonianze storico-artistiche e monumentali.
Palmira è uno dei siti archeologici più celebri della Siria, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità nel 1980 per la sua universale valenza culturale: si tratta di una città romana molto particolare in quanto crocevia di culture, idee e scambi commerciali tra Oriente e Occidente, grazie alla sua posizione strategica nel deserto siriano tra Mediterraneo e Eufrate, lungo le rotte carovaniere in particolare tra I e III secolo d.C.
Khaled al-Asaad è stato un funzionario dello Stato efficiente e pioniere nel campo delle indagini archeologiche siriane, uno studioso molto competente che amava le collaborazioni internazionali (in modo particolare con le missioni francesi, statunitensi, tedesche e italiane), un vero e proprio “ambasciatore della bellezza del suo paese e della sua città Palmira” – come lo ha definito l’Accademico dei Lincei e grande orientalista italiano Paolo Matthiae – di cui era uno dei massimi conoscitori nonché principale artefice del museo locale.”
L’amore per Palmira, infatti, era tale che egli stesso poteva essere identificato con essa e viceversa, al punto che non avrebbe mai potuto abbandonarla nelle mani di atroci e sanguinari terroristi: Khaled al-Asaad aveva piena consapevolezza dei rischi cui andava incontro e poteva tranquillamente rifugiarsi nella capitale Damasco, dove avrebbe trovato maggiore sicurezza e protezione. Nonostante ciò egli fece la scelta “morale” di rimanere a Palmira, pagando così con la vita il rigoroso impegno civile nel difendere in prima persona il patrimonio archeologico di quegli stessi luoghi, alla cui conoscenza e studio aveva faticosamente e tenacemente dedicato l’intera sua esistenza.
Khaled al-Asaad, prima del suo ignobile assassinio, era stato accusato di non aver svelato ai miliziani dove erano custoditi i “tesori” archeologici di Palmira, che aveva messo in salvo prima del suo arresto, e, allo stesso tempo, di essere un “servo” del regime di Damasco e ambasciatore nel mondo di una cultura “idolatra”, in quanto pagana e antecedente all’Islam: in realtà egli era soltanto un servitore fedele e coraggioso del suo paese, di Palmira e del mestiere dell’archeologo; la sua morte cruenta ha suscitato l’unanime cordoglio internazionale, mentre le atrocità e le distruzioni che hanno mutilato Palmira non hanno colpito soltanto la Siria e l’identità del popolo siriano, ma hanno rappresentato per l’umanità intera una profonda ferita che difficilmente potrà essere dimenticata.
Il 17 ottobre 2015 durante la cerimonia di inaugurazione, il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha intitolato ad al-Asaad gli Arsenali della Repubblica a Pisa, appena restaurati; nello stesso anno, l’archeologo siriano è stato onorato come “Giusto” al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano, un memoriale dedicato a coloro che si sono opposti ai genocidi e ai crimini contro l’umanità. L’insegnamento e il rigore morale di questo valoroso archeologo di Palmira rappresentano un saldo punto di riferimento per le giovani generazioni di archeologi di tutto il mondo, impegnate nell’estrema ed estenuante difesa della cultura, del paesaggio e della bellezza costantemente in pericolo.
Santino Alessandro Cugno – archeologo