Dal 24 luglio 2021 gli affreschi trecenteschi di Padova sono entrati a far parte della lista del patrimonio mondiale dell’umanità Unesco con la denominazione specifica di “Padova Urbs Picta – Giotto, la Cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici del Trecento”.
Per quanto riguarda il patrimonio Unesco l’Italia detiene il primato con ben 58 siti, con gli ultimi tre appena inseriti nella lista che sono, oltre al già citato “Padova Urbs Picta”, “ I Portici di Bologna” e il sito seriale transnazionale denominato “Le Grandi Città Termali d’Europa”. La Cappella degli Scrovegni assieme alla Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, al Palazzo della Ragione, alla Cappella della Reggia Carrarese, al Battistero della Cattedrale, alla Basilica e al convento del Santo, all’Oratorio di San Giorgio e all’oratorio di San Michele costituiscono, dunque, il sito seriale della città dipinta, formando uno straordinario insieme di immenso valore storico-artistico.
Molti furono gli artisti presenti nel XIV secolo a Padova dediti ad affrescare le pareti di questi edifici tra i quali: Guariento di Arpo, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona. Tra tutti i siti il più rinomato è la cappella detta “dell’Arena” che si trova nell’area occupata dell’anfiteatro romano ed è intitolata a Santa Maria della Carità. Fu commissionata da Enrico Scrovegni, ricco banchiere padovano figlio di un usuraio, insieme al palazzo nobiliare. Enrico commissionò inoltre a Giovanni Pisano tre statue d’altare e a Giotto la decorazione pittorica ad affresco. È un piccolo edificio, esternamente semplice, con sei finestre su un lato, che si compone di un’aula rettangolare coperta da una volta a botte e di una zona absidale a forma poligonale. La fondazione dell’edificio avvenne nel 1303 e la sua consacrazione il 16 marzo del 1305; Giotto realizzò il suo capolavoro assoluto tra il 1303 ed il 1305.
L’intero edificio è decorato dall’artista toscano e ha come tema principale la salvezza, rappresentata in una sequenza di scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento e dalle vite della Vergine e di Cristo. La narrazione si svolge su tre registri, ciascuno composto da 12 episodi che formano l’intero ciclo pittorico. Gli episodi trattano in particolare della vita di Gioacchino e Anna, la vita di Maria e gli episodi della vita e della morte di Cristo. La parte inferiore si conclude con una fascia a monocromo in finto marmo che rappresenta le quattordici allegorie dei Vizi e delle Virtù. Sulla parete interna della controfacciata Giotto affrescò il Giudizio Universale realizzato in maniera tradizionale. Ai piedi della croce, posta sotto la mandorla iridata che racchiude Cristo nell’area del paradiso, è rappresentato inoltre il modello della cappella stessa. Enrico degli Scrovegni, inginocchiato e aiutato da un canonico agostiniano la offre alla Vergine attorniata da San Giovanni e Santa Caterina.
La volta, dall’azzurro profondo del cielo e con le stelle a otto punte, simbolo dell’infinito, rappresenta il tempo dell’eterno. Al centro in due medaglioni di grandi dimensioni sono rappresentati il Cristo benedicente e la Madonna con il Bambino. Ciascun medaglione e adornato da quattro tondi i quali racchiudono i sette profeti e Giovani Battista. Rispetto agli affreschi di Assisi, questi di Padova ci mostrano un Giotto nella sua piena maturità, che aveva ormai raggiunto uno straordinario livello artistico. Giotto dipinge i suoi personaggi sacri con un aspetto e pose più naturali rispetto ai suoi contemporanei. I loro volti hanno espressioni di vero dolore e i gesti mostrano i moti più intimi dell’anima amplificando la drammaticità della scena. La decorazione della cappella resta il più importante e ben conservato ciclo pittorico giottesco giunto fino a noi.
di Doina Ene – storica dell’arte