Le fiabe, le leggende, le miniminagghie (gli indovinelli della tradizione siciliana) hanno origine popolare. La ricchezza del genere, per la sola Sicilia, è monumentale tanto che il Pitrè, illustre studioso palermitano di tradizioni popolari, induceva gli studiosi a continuare la documentazione “tra il popolo” con profili e varianti che si intrecciano al costume e alle abitudini sociali se non addirittura alla storia dei popoli stessi.
Anticamente, considerati intrattenimenti per bambini, rappresentavano in verità un divertimento anche per gli adulti assumendo un ruolo di grande importanza per la comunità. Considerando che gli svaghi del popolo erano pochi, riempivano le serate e i momenti di festa, magari con l’allegria di qualche buona bevuta. Si tramandavano oralmente attorno al focolare, di generazione in generazione, e descrivevano la vita della povera gente, gli amori impossibili, le gesta di eroi e di divinità e fantastiche storie attribuite all’origine di un dolce o di un oggetto della tradizione.
La “Testa di Moro” ne è un esempio. Vaso antropomorfo in ceramica dipinta, è un emblema del folclore dell’isola. La “grasta” (così è detta in dialetto siciliano) raffigura la testa di un nobile Moro spesso in coppia con quella di una giovane e splendida fanciulla. Con il capo coperto da un turbante, che richiama all’Oriente, è sfarzosamente ornata con gioielli, fiori ed agrumi. Frutto anche dell’estro creativo dell’artigianato siculo, viene utilizzata come oggetto ornamentale sia in casa che nei giardini dell’isola.
Leggenda vuole che, durante la dominazione dei Mori in Sicilia (intorno all’anno Mille) nella città di Palermo e precisamente nel quartiere arabo “Al Hàlisah” (pura o eletta) oggi Kalsa, abitava una splendida fanciulla dalla pelle rosea e vellutata come una pesca, dai capelli neri e lucenti come il carbone e con gli occhi azzurri come il mare che circonda questa splendida isola. La giovane donna,che viveva nella quiete della propria casa, dedicava le interminabili giornate all’amorevole cura delle piante che teneva nel terrazzo della sua dimora. Una soleggiata mattina di mezzo agosto, passò da quelle parti un giovane e nobile Moro, che notandola se ne invaghì. L’amore fu reciproco, la storia intensa ma breve. Il giovane, infatti, abbandonato a tale passione, celava in verità un gravoso segreto: moglie e figli lo attendevano nel lontano Oriente, terra ove egli avrebbe presto fatto ritorno.
Così la fanciulla, venuta a conoscenza che il suo amato l’avrebbe abbandonata per tornare dalla famiglia che lo attendeva, amareggiata per l’amore tradito ed accecata dalla gelosia, meditò vendetta. Una notte, dopo essersi abbandonati alla passione, il giovane caduto in un sonno profondo tra le braccia dell’amata, dormiva ignaro della sua sorte; allora lei, in preda all’incontenibile tormento, gli mozzò la testa e la portò via con sé nella consapevole follia che solo così sarebbe stato suo per sempre.
Della testa del Moro ne fece un vaso, ove seminò un germoglio di basilico. La scelta non fu casuale: l’aroma, infatti, simbolo di sacralità e venerazione, era considerato l’erba dei sovrani (dal greco Basilikos, re). Quindi la pose in bella mostra nel suo terrazzo e si dedicò quotidianamente alla cura della pianta che in essa cresceva rigogliosa. In questo modo il tanto dissennato quanto amorevole fine di prendersi cura del suo amato era raggiunto.
Il basilico intanto, nel suo “vaso”, cresceva lussureggiante destando meraviglia e invidia da parte di chiunque lo ammirasse. L’originalità e la bellezza ornamentale di quello che sembrava un arredo raggiunse una tal fama da riempire i balconi della città con le effigie del nobile Moro riprodotte in ceramica, ed ancora oggi in Sicilia, e non solo, si possono ammirare le ormai famosissime “Teste di Moro” abbinate a quelle della “Fanciulla” in memoria di quel tragico ma intenso amore.
“Che bellezza amico mio! Bisogna capire e sentire il dialetto siciliano per capire la squisitezza delle fiabe che sono riuscito a cogliere di bocca ad una tra le mie narratrici” (Giuseppe Pitrè)
Testo e disegni di Catia Sardella – https://arteallalloro.blogspot.com/
Acquerelli esposti a Palermo nella Galleria d’Arte Unconventional Art Space in occasione della mostra “Teste di Moro, una leggenda siciliana” (6 – 12 settembre 2021) curata da Massimo Mirabella