Un luogo fiabesco. È il Castello Bevilacqua, immerso nel verde, nel cuore del Veneto fra Verona, Vicenza, Padova e Rovigo. Si tratta di un meraviglioso edificio del Trecento, che oggi non solo ospita matrimoni da sogno ma è aperto alle visite al pubblico, ed è anche possibile soggiornare nelle sue stanze dal sapore antico e suggestivo.
Acquistato nel 1990 dalla famiglia Cerato, che permette oggi ai visitatori di ammirarne lo splendore, anche grazie ai minuziosi restauri effettuati, il castello vanta una storia antichissima che risale quasi a 700 anni fa quando venne costruito da Guglielmo Bevilacqua nel 1336, per difendersi dai Carraresi e dagli Estensi, le Signorie confinanti, e poi completato dal figlio Francesco. La famiglia Bevilacqua era originaria di Ala, un paese in provincia di Trento, e infatti il loro stemma mostra proprio un’ala nel centro. Prima il padre, come abile commerciante di legname, e successivamente il figlio Francesco, in qualità di ambasciatore, furono protagonisti della politica di difesa e di espansione della città scaligera di Verona, tanto da ricevere l’investitura di Vassallo del vescovo il primo, e varie onorificenze dalle Signorie vicine e persino da papa Clemente VI, il secondo.
Nel 1532 la struttura venne trasformata in villa dall’architetto Sanmicheli con un’opera di ammodernamento, caratterizzandosi di interni ampi e moderni. Anche grazie a Gaetano Ippolito Bevilacqua l’edificio subì un intervento di restauro nel 1756, da cui si ricavarono i grandi saloni del primo piano. Sfortunatamente però venne incendiato dall’esercito austriaco nel 1848 a seguito degli eventi napoleonici. Furono la contessa Felicita Bevilacqua e il marito, il Generale Giuseppe La Masa, a restaurarlo dieci anni dopo e a conferirgli un aspetto neogotico, secondo il gusto romantico del tempo, dotandolo di un coronamento a merli. Dopo la morte dei coniugi, il patrimonio del Castello Bevilacqua fu lasciato in beneficenza e nacque così la fondazione “Bevilacqua – La Masa”. Pochi anni più tardi questa meravigliosa struttura subì le più svariate trasformazioni: da residence per anziani, a posto di comando tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale e infine a collegio di salesiani che qui rimasero fino al 1966 quando fu, per la seconda volta nella sua storia, devastato dalle fiamme a causa dello scoppio di una caldaia. Abbandonato da questi ultimi fu poi ceduto a privati, a cui dobbiamo l’aspetto di oggi.
Visitando il castello è un po’ come tornare indietro nel tempo in un’epoca lontana, dove in ogni stanza riecheggia un passato di nobili fasti grazie ai sontuosi arredamenti, agli splendidi decori, ai magnifici affreschi e ai letti a baldacchino, situati nelle sette Junior Suite nelle torri del maniero, diverse l’una dall’altra, e i cui nomi richiamano quelli degli avi del Castello e delle loro passioni.
In particolare è di grande effetto la cucina medioevale, ubicata al piano terra dove si trova la parte più antica destinata alla servitù. Le pareti sono decorate con utensili della vita contadina, un interessante focolare usato per lo spiedo, un forno per la cottura del pane e una macina manuale.
Qui vicino si passa anche nella stanza dell’armeria, una volta usata come dispensa, ora come sala da pranzo adornata con armi appese alle pareti e armature.
Un altro luogo che merita una citazione perché davvero di grande suggestione, è il piccolo museo delle torture, ubicato in uno stretto passaggio poco illuminato e con un’entrata riservata, che mostra alcuni strumenti infernali usati sui prigionieri.
Infine al primo piano si può passeggiare per i viali di un incantevole giardino pensile, immersi in una lussureggiante vegetazione, o anche sedersi su una delle panchine all’ombra degli alberi secolari, ammirando il castello da un punto di vista davvero unico e originale.
Testo e fotografie di Sheila Gritti