Gesualdo Bufalino nelle sue Cere Perse parla di “tante Sicilie”, una per ogni traccia che il suo passato burrascoso ha lasciato sul terreno e nei suoi abitanti. Questo itinerario vi permetterà di scoprire terre e uomini della Sicilia Occidentale, un territorio dove ci si sente abbracciati dall’isola. Partiamo da Trapani: è una città stupenda, ha un fascino tutto suo, tutto particolare, tutto da scoprire ed è conosciuta anche come la “città del sale”. Quindi questo itinerario non poteva che iniziare con una visita alla Riserva Naturale delle Saline di Trapani e Paceco, una meravigliosa area protetta. Si tratta di un luogo di grande charme, impreziosito dai mulini a vento sul mare, le cui pale creano un affascinante gioco di luci ed ombre riflesse. Esse rappresentano un habitat unico per diverse specie di vegetali e animali tra i quali spiccano i fenicotteri rosa. All’interno della riserva si trova anche il Museo del Sale e il Sentiero del Salinaro. La passeggiata dura circa 15-20 minuti ed è bellissima perché attraversa vasche, mulini a vento, cumuli di sale e giunge fino al mare.
Il centro storico di Trapani, invece, è in pieno stile barocco. Tra le tante cose da vedere ci sono le numerose strutture religiose, fontane scenografiche, la Porta Oscura con la torre dell’Orologio e tantissimi palazzi nobiliari dai dettagli pregiati. La chiesa che merita una visita, è la Chiesa delle Anime del purgatorio e Misteri della Santa Pasqua. Al suo interno si trovano i celebri Misteri di Trapani, venti gruppi di statue lignee a grandezza naturale che rappresentano scene della Passione ispirate da episodi citati nei sacri testi o nei vangeli apocrifi che vengono portate in processione nel periodo pasquale.
In questo viaggio alla scoperta delle anime della Sicilia e dei suoi abitanti è impossibile perdersi Mazzara del Vallo. La vicinanza con la Tunisia ha determinato nei secoli una forte influenza che si può intuire già solo osservando l’impianto urbanistico ben conservato: Mazara del Vallo, infatti, è famosa per le viette strette del centro, tipicamente associabili a quelle delle medine islamiche, che formano la Kasbah. Imperdibile è la chiesa di San Francesco: risalente al Seicento, si trova in zona Kasbah. All’esterno si presenta molto modesta e non si penserebbe mai alla meraviglia che si nasconde al suo interno. Infatti, una volta dentro, vi accorgerete che è un vero e proprio trionfo di Barocco siciliano. Vi si possono ammirare stucchi, putti e decine di decori diversi tutti realizzati in marmo bianco, persino i tendaggi; pura meraviglia agli occhi di chiunque.
Ai Greci la Sicilia piaceva parecchio. Ecco perché hanno lasciato fior fiori di testimonianze e resti monumentali che ancora oggi svettano sulla cima di colline e da lì diffondono il loro fascino di luoghi al di fuori del tempo. Sette templi compongono il Parco Archeologico di Selinunte, alcuni in buono stato di conservazione, costruiti secondo un rigoroso ordine dorico, lo stile architettonico greco più antico. Sono visitabili santuari, necropoli, le cave di Cusa e il Baglio Florio che contiene un museo. Il parco archeologico di Segesta comprende ben dodici siti, tra cui il tempio dorico e il teatro, ma mostra anche i resti di un castello, di una moschea e di una chiesa.
Un altro volto della Sicilia Occidentale è quello legato ai borghi che ancora, dopo mezzo secolo, mantengono le ferite del terremoto del 1968. Montevago fu uno dei paesi colpiti e le mura che prima formavano una società, divennero semplicemente macerie. Nelle rovine di Montevago, in occasione del 53° anniversario del terremoto, i ruderi hanno ripreso vita, la memoria si rinnova e finalmente si guarda al futuro: murales, dipinti, finestre di colori e riverberi animano così i “Percorsi visivi”, un museo a cielo aperto inaugurato nel vecchio centro di Montevago, tra le rovine. Lungo il percorso si compie un viaggio tra immagini e metafore che riportano alla luce l’identità di un popolo.
Il Cretto di Gibellina invece è un’opera di land art voluta dall’allora sindaco Ludovico Corrao e realizzata, a metà anni ’80, da Alberto Burri, lì dove un tempo sorgeva la città di Gibellina vecchia. Una distesa di 80.000 metri quadri di cemento bianco e detriti che racconta la storia di una città scomparsa dalle cartine geografiche. Burri compattò le macerie, le racchiuse in cemento armato, tra i vari blocchi lasciò traccia delle vecchie strade ormai inservibili e creò questo immenso cretto bianco a perenne ricordo di quell’avvenimento così distruttivo.
Dolci colline coperte di vigneti che scivolano su un mare azzurrissimo, dune di sabbia dorata abitate da gigli e vigne selvatiche: questa è Menfi. Proprio qui, nell’antichità, sorgeva l’antica Inyco, nota produttrice di vini la cui “eccellenza” è attestata anche da Stefano di Bisanzio che già nel sesto secolo ne sottolineava la tradizione millenaria del succo d’uva. È in questa lunga storia mediterranea che il paesaggio viticolo dei nostri tempi affonda le proprie radici, così che oggi ci troviamo in uno dei più importanti distretti vitivinicoli della regione. Nel cuore del Menfishire sorge la nuova Mandrarossa Winery, aperta a giugno 2021. Un edificio ipogeo, di ben 700 metri quadrati, in bio edilizia, articolato su tre livelli destinati ad accogliere gli appassionati di vino e curiosi viaggiatori. La visita prende avvio dalla zona accoglienza per arrivare fino alla bottaia e alla tasting room. Recarsi a Mandrarossa Winery in estate permette un vero percorso immersivo nella vendemmia menfitana. Le sale degustazioni, il wine shop e la grande terrazza concedono di ammirare il paesaggio; il mare d’Africa, le verdi colline e i vigneti.
Sciacca, dal porto magnifico, è certamente nota per le sue ceramiche e infatti botteghe e negozi che le propongano ai viaggiatori non mancano. Spesso capita di entrare in un negozio per acquistare qualche oggetto e trovare l’artigiano intento a realizzare la sua ultima creazione. Scalini, porte, insegne e bassorilievi si trovano un po’ dappertutto, anche su muri e abitazioni anonimi, colorando una città che sa regalare colpi d’occhio da favola. La città permette di ammirare architetture del ‘600- ‘700: come il chiostro dell’ex Collegio dei Gesuiti e la Chiesa di San Domenico. Vicino troviamo il Duomo di origini normanne e ricostruito nel XVII secolo con la sua facciata barocca incompiuta. Grazie al festival “Ritrovarsi” l’arte contemporanea invade lo storico quartiere San Leonardo. Questa zona per tanti anni è stata il quartiere a luci rosse della città marinara dell’agrigentino. L’evento dà la possibilità agli street artist di lasciare in modo permanente le proprie opere sui muri del quartiere. Così, pian piano, si sta realizzando un vero e proprio museo a cielo aperto, con un itinerario composto da decine di murales.
Questa panoramica della Sicilia Occidentale è quella che ha colpito di più la mia curiosità e i miei sensi; con questo tour di parole e immagini spero di avere stuzzicato la vostra e che troviate il modo di fare questa imperdibile conoscenza.
testo e fotografie di Linda Fiumara