Vai al contenuto

Cultura ed economia della seta a Catanzaro attraverso lo statuto dell’Arte del 1569

Appena qualche anno fa veniva trascritto e pubblicato da chi scrive lo statuto dell’Arte della seta di Catanzaro del 1718 dopo il suo rinvenimento nell’Archivio di Stato di Napoli, una scoperta dal duplice significato: storiografico, in generale, con riguardo alle “nuove” evidenze sul Settecento contenute nella fonte; di natura diplomatistica e giuridica, nello specifico, con riferimento alla tipologia stessa del documento destinato a regolamentare l’istituzione che lo aveva prodotto. Se, da una parte, la fonte statutaria attesta il perdurare, ancora nella tarda età moderna, dell’arte serica a Catanzaro, le cui origini risalgono al Medioevo, dall’altra essa si connota come il testimone più recente di una tradizione normativa che ha inizio – secondo la documentazione nota – con lo statuto dell’Arte del 1569 e rappresenta, a tutt’oggi, una delle poche tracce “visibili” – si potrebbe dire indelebili – di un passato manifatturiero che ha segnato profondamente la città di Catanzaro.

Capitoli Ordinazioni et Statuti da osservarsi da quelle Persone, che esercitano la nobilissima Arte della Seta, c. 1r – Manoscritto conservato presso la Camera di Commercio di Catanzaro (Fotografia di Antonio Cilurzo)

La tradizione statutaria, in particolare, permette di ricostruire i caratteri originari e l’evoluzione della corporazione catanzarese della seta, alla quale lo statuto del 1569 – conservato, insieme ai banni dello stesso anno e altra documentazione cinque-secentesca dell’Arte, presso la Camera di Commercio di Catanzaro – diede un assetto pressoché definitivo. Osserviamone, di seguito, l’articolazione.

Capitoli Ordinazioni et Statuti da osservarsi da quelle Persone, che esercitano la nobilissima Arte della Seta, c. 13v – Particolare del fregio – Manoscritto conservato presso la Camera di Commercio di Catanzaro (Fotografia di Antonio Cilurzo)

Alla guida dell’associazione di mestiere erano due consoli affiancati da un «consultore»; funzioni amministrative erano ricoperte da un «mastro d’atti» e un «serviente». I consoli dovevano svolgere numerosi compiti: pubblicare periodicamente i banni con i quali si stabilivano le prescrizioni tecniche di tessitura per ogni singolo drappo e i relativi compensi dovuti ai tessitori, visitare le botteghe dei maestri, accertarsi che gli artigiani impegnati nelle lavorazioni seriche fossero iscritti all’Arte, bollare i drappi che venivano esportati dopo averne verificato la bontà della realizzazione, decidere le liti fra i matricolati sorte in ambito lavorativo, far carcerare o multare coloro che commettevano frodi sul lavoro. La struttura dell’Arte prevedeva anche una cassa al fine di soddisfare alle esigenze religiose degli iscritti: le sue entrate – alimentate dal denaro per la «matricola» e dalle pene pecuniarie – erano destinate, infatti, alla costruzione di una «cappella» e alle necessità di questa. Altresì, le capitolazioni cinquecentesche, se considerate in un’ottica spazio-temporale più ampia, diventano, per lo storico, uno strumento interpretativo, una sorta di cartina al tornasole dei processi socio-economici, pure di lunga durata, che caratterizzarono il continente europeo all’inizio dell’età moderna. In altri termini, è possibile interpretare la legittimazione giuridica dell’antica cultura del lavoro serico sviluppata a Catanzaro come una manifestazione, sul piano istituzionale, del primato economico conseguito dall’industria serica italiana nell’Europa del XVI secolo e sostanziato dal numero dei telai presenti nella Penisola, dalla qualità e dal successo dei tessuti, dal controllo dei principali mercati europei.

Aspetti di vita quotidiana: abbigliamento in seta. Dal manoscritto Theatrum Sanitatis, De’ Grassi Giovannino, XIV sec. (Biblioteca Casanatense, Roma)

Di questo primato italiano nel Cinquecento – sostenuto dagli antichi centri tessili di Lucca, Genova, Venezia, Firenze, Bologna, cui si aggiungeranno più tardi Milano e Napoli – è partecipe, pertanto, anche la città di Catanzaro che, con la nascita del Consolato dell’Arte della seta nel 1519 e la redazione degli statuti nello stesso secolo, vede riconosciuto il ruolo di “custode” dell’arte serica diffusa dai Bizantini, a partire  dall’alto Medioevo, dalla Sicilia e dalla Calabria al resto della Penisola.   

Coltre – Manifattura catanzarese del XVII sec. – Broccatello bicromo in seta gialla e rossa – Provenienza: Catanzaro, collezione Vitaliano Argirò (ph. A. Cilurzo)
Pianeta – Manifattura catanzarese del XVII sec. – Gros de Tours in seta verde con decorazione ottenuta per slegature di ordito in seta gialla – Provenienza: Catanzaro, Chiesa di S. Caterina V. e M. – Regia Arciconfraternita del SS. Rosario di Gagliano (Fotografia di Antonio Cilurzo)

Catanzaro, certo, non può essere annoverata, per dimensioni, tra i maggiori centri serici italiani; eppure i drappi prodotti nelle sue botteghe artigiane nel corso dell’età moderna riuscirono a risalire la Penisola e a imporsi anche sui mercati stranieri, segno che gli stessi reggevano bene la concorrenza di centri più grandi e conosciuti. In proposito, si deve tener conto che l’antichità della sue tessiture – per le quali la città non temeva rivali – sottintende alcuni fattori economici, e non solo, che giocarono decisamente a vantaggio del capoluogo della Calabria Ultra: la buona disponibilità di seta greggia, le specifiche competenze diffuse nella popolazione artigiana, la consolidata cultura nella realizzazione dei tessuti.

Capitoli Ordinazioni et Statuti da osservarsi da quelle Persone, che esercitano la nobilissima Arte della Seta, c. 31v – Manoscritto conservato presso la Camera di Commercio di Catanzaro (Fotografia di Antonio Cilurzo)

Quando, nel Quattrocento, in realtà come Milano e Napoli si decise di investire nell’arte della seta, con particolare riguardo ai tessuti di pregio, il capoluogo calabrese aveva ottenuto nella prima metà dello stesso secolo dai regnanti angioini e aragonesi privilegi relativi alla tintura, all’estrazione della seta, alla tessitura, provvedimenti che trovano giustificazione con il radicamento delle lavorazioni seriche, il cui avvio deve essere ricondotto, di conseguenza, ai secoli precedenti. D’altra parte, si ha notizia della produzione di tessuti serici realizzati da artigiani catanzaresi nei primi anni del XV secolo, così come è documentata l’opera di tessitori catanzaresi di origine ebraica che, nella prima e nella seconda metà del ‘400, diffondono la tessitura serica in centri della Sicilia quali Palermo e Messina; altrettanta attenzione, infine, meritano le citazioni di tessuti serici in documenti del XIII secolo rogati a Catanzaro. Tracce di ricerca, queste, propedeutiche ad una storia della tessitura catanzarese nel medioevo ancora tutta da scrivere.

di Amedeo Toraldo – storico

Le immagini e i riferimenti archivistici e bibliografici del presente articolo sono tratti dal volume “Capitoli, Ordinazioni e Statuti dell’Arte della Seta di Catanzaro” edito nel 2010 dalla Camera di Commercio di Catanzaro su iniziativa dell’allora presidente Paolo Abramo. Il volume è stato pubblicato con la curatela scientifica dell’arch. Oreste Sergi Pirrò il quale, attraverso uno studio approfondito del manoscritto, oltre ad aver curato la nuova trascrizione corredata da importanti note storico-critiche, ha pubblicato al suo interno, a completamento dello studio, un saggio introduttivo sulla produzione di manifatture seriche catanzaresi tra XVI e XVII secolo e un catalogo di 64 schede di tessuti ascrivibili tra XV al XX secolo.

 

 

 

 

Autore