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Editoriale 5/MMXXII

Della relazione esistente fra la musica e l’architettura, sotto l’egida dell’armonia e delle proporzioni, se ne discute sin dall’antichità. Un pensiero che ha attraversato ogni epoca per poi trovare protagonismo nel Rinascimento, quando la tensione alla bellezza fu la strada maestra per artisti e intellettuali. Non è un caso se Leon Battista Alberti esaltò la corrispondenza tra proporzioni architettoniche e rapporti armonici musicali: «Ora quei numeri che hanno il potere di dare ai suoni la concinnitas, la quale riesce tanto gradevole all’orecchio, sono gli stessi che possono riempire di mirabile gioia gli occhi e l’animo nostro». Quasi un invito affinché l’architetto assumesse il rango di compositore. Qualche secolo dopo Goethe suggellò il concetto con questa definizione: «la musica è l’architettura liquida e l’architettura è la musica congelata».

Anche ai giorni nostri permane la suggestione della musicalità dell’architettura; Paul Brouns, per esempio, è un fotografo olandese molto sensibile a questo approccio tant’è che il suo lavoro è particolarmente incentrato sull’architettura e soprattutto sulle elaborazioni fotografiche con cui si propone di mettere in risalto  il “ritmo” che egli rintraccia nelle facciate dei palazzi. Ne coglie la bellezza, presente in alcuni dettagli degli edifici, e la cattura nei suoi scatti che poi vengono abilmente trasformati al fine di enfatizzare la musicalità architettonica. Brouns infatti parla di ritmo, di composizione, di scala, di colore: termini tipicamente adoperati anche in ambito musicale. Molte delle sue composizioni fotografiche sono costruite su sezioni isolate di architettura che poi vengono duplicate, a volte ruotate o trasformate in altri modi. La realtà alternativa che emerge da questa trasformazione mostra il fascino ritmico delle finestre, o del colore, o delle superfici o di altri elementi presenti sulle pareti. Si  generano composizioni originali che diventano un inno all’armonia, a quella concinnitas rinascimentale di cui parlava Alberti.

di Fabio Lagonia

 

 

 

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