Siamo nel mare di Palermo, al cospetto della splendida insenatura di Cala Rossa, a nordovest del porto di Terrasini, in direzione Museo Regionale Palazzo D’Aumale. Incontriamo alte pareti rossastre striate di bianco. Poco più in là un’alta e dirupata scogliera bianca, dominata da una torre di avvistamento cinquecentesca: è Capo Rama.
La sua estensione fino a punta Catalana, costituisce la cima di un iceberg dove sono visibili splendide grotte, di notevole interesse stratigrafico e speleologico, il cui fondale (-60m) è lo Scoglio o Secca del Corallo. Da questo luogo a Capo San Vito si estende il golfo di Castellammare, splendida costa della Sicilia occidentale, la cui ricchezza vegetativa e la bellezza del mare hanno posto le condizioni perché diventasse “Riserva Naturale Orientata dal 2000”.
In questo splendido angolo di paradiso con l’operazione “Il respiro del corallo”, organizzata dalla Soprintendenza del Mare di Palermo, sono state recuperate centinaia di reti, abbandonate o perse involontariamente. Le reti, adagiate alle pareti della scogliera, costituiscono, tra i rifiuti marini, uno tra i più grandi pericoli per la flora e la fauna marittima. Il loro danno infatti non si limita all’inquinamento dell’ambiente ma si perpetua nella continua pesca diventando strumento di morte e soffocamento dei fondali otturando le tane di pesci e crostacei e bloccando la proliferazione del corallo mediterraneo.
Lavorando a fianco di uno degli operatori del recupero, ho avuto il privilegio di seguire le operazioni e l’immensa gioia di documentarle graficamente. Le prime operazioni effettuate sono state messe in atto per la georeferenziazione del luogo; ecco che si intravede la secca: le gorgonie gialle e rosse, i branchi rosati di anthias, che velano le insenature delle rocce, il blu del fondo che si fonde con le tonalità verdi delle pareti. Improvvisamente un terrificante spettacolo spettrale, le rocce agonizzanti soffocano tra le mortifere reti perse dai pescatori. Gli scogli, come mani disperate, squarciano le reti che fluttuano in mare seguendo le correnti, ma le maglie di nylon no, neanche i giganti del mare sono in grado di fermare quell’invisibile mano omicida!
Alla semplice domanda: cosa ci spinge a varcare l’ignota e affascinante superficie del mare con i suoi incantevoli tramonti, le sue eteree trasparenze, le sue travolgenti tempeste, rispondiamo semplicemente: perché entriamo in un ricchissimo e preziosissimo scrigno!
Testo e illustrazioni di Catia Sardella – https://arteallalloro.blogspot.com/