Tomi Ungerer (1931 – 2019) passerà alla storia come uno dei grandi illustratori del nostro tempo, insieme ai suoi contemporanei R.O. Blechman, André François, Folon e Topor. Nella sua opera grafica, gran parte della quale è esposta al Musée Tomi Ungerer – Centro Internazionale de l’Illustration, vediamo elementi molto diversi che a volte sono agli antipodi. La sua arte, che sia indirizzata ai bambini o agli adulti, è sempre caratterizzata da un senso di libertà illimitata e da uno sguardo critico che non fa concessioni al suo tempo. Tomi Ungerer è principalmente un artista satirico perché, per tutta la sua carriera, ha affrontato questioni politiche e temi come la guerra, il fascismo in tutte le sue forme, l’ingiustizia, l’ipocrisia delle classi dirigenti e la sessualità. Argomenti che gli fornivano una costante ispirazione. Gli piaceva osservare la natura umana e, come il poeta latino Terenzio ai suoi tempi, avrebbe potuto benissimo dichiarare: “Niente di umano è estraneo a me”.
Testo di Teresa Willer (tratto e tradotto dal catalogo della mostra “Tomi Ungerer, l’enfant terrible” alla Fondazione Folon, La Hulpe -Belgio, aperta dal 12 marzo al 26 giugno 2022)
Un giorno Folon, che si trovava per caso a New York, ha fatto visita a Tomi. Non è arrivatoa mani vuote; gli ha portato un regalo, una scatola di carta pregiata Arches. Ma Tomi è andato nel panico. La carta sembrava troppo preziosa, troppo intimidatoria. Ha sempre lavorato solo su carta normale, spesso carta da lucido, mentre gli acquerelli di Folon richiedevano carta di qualità migliore, abbastanza forte da sopportare più lavaggicolore. Così il bel regalo è rimasto nel cassetto. Ma Tomi non se ne era dimenticato; non pensava che i due si sarebbero incontrati di nuovo. Una carriera da illustratore implica ovviamente un grado di solitudine, come una lumaca nel suo guscio. I due, però, ne hanno parecchie di cose in comune: innanzitutto hanno bevuto dallo stesso pozzo di ispirazione, quasi annegando nelle fresche acque di Saul Steinberg, il fumettista più fantasioso del suo tempo. Essi scaturirono da quell’acqua miracolosa, scrutarono i disegno del maestro assieme al suo umorismo, eleganza, fantasia e, soprattutto, alla sua tremenda libertà di espressione. Ma non era l’unica acqua che bevvero: Folon studiò Paul Klee (di cui Steinberg era un ammiratore), mentre Tomi guardava al dadaista berlinese George Grosz, l’artista della stampa più al vetriolo del periodo tra le due guerre. Tutto ciò rifletteva i rispettivi personaggi: Folon, il dolce sognatore; Tomi, il trasportatore disarcasmo e depravazione. Ma avevano un’altra cosa in comune. Folon dal Belgio e Ungerer dall’Alsazia, divennero famosi in tutto il mondo, i loro lavori pubblicati nelle principali riviste ed esposte nelle gallerie più prestigiose e nei musei. Hanno influenzato una nuova generazione di illustratori, raggiungendo uno status di celebrità. Folon e Tomi non sono più qui ma il loro lavoro sopravvive. E migliora. Non ha età: i due ci stanno ancora inviando i loro abbracci visivi e pugni nelle viscere, e lo faranno sempre.
Testimoni oculari del tempo, sono spaventati e descrivono lo stesso mondo ostile che che per molti aspetti non è cambiato. Quindi, le opere di Folon sono piene di città labirintiche, piene di frecce e semafori, dove un uomo, solo e vulnerabile, vaga per il centro; nelle opere di Tomi, c’è un bambino che segue la sua astuta ma sinistra ombra per le strade inospitali al crepuscolo. Le scene sono kafkiane, infatti Folon ha illustrato un’edizione di Metamorphosis. Sia lui che Ungerer condividevano le stesse preoccupazioni sulla confusione dell’umanità, la cieca ricerca del progresso e dell’ingiustizia implacabile. Essi stanno in piedi come sentinelle vigili, per metterci in guardia dal pericolo. Ma c’è un’altra cosa che li collega: una simpatia eccessiva per i tratti d’inchiostro, quel piccolo virtuoso e tremante tocco, modesto e quasi sfuggente, che spesso esalta il colore. Le opere di Jean-Michel Folon sono ora ospitate in una fondazione, e quelle di Tomi Ungerer sono esposte nel Musée de France. Quindi l’aver unito questi due artisti sulle stesse pareti è al tempo stesso una rivelazione e una decisione ovvia.
Testo di Frederic Pajak (tratto e tradotto dal catalogo della mostra “Tomi Ungerer, l’enfant terrible” alla Fondazione Folon, La Hulpe – Belgio, aperta dal 12 marzo al 26 giugno 2022)
Immagine di copertina: disegno per Clic-Clac, 1989, inchiostro di china e collage fotografico a colori stampato su un foglio di carta bianca