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🇮🇹🇬🇧L’oro di Napoli. La nuova sede partenopea delle Gallerie d’Italia | The Gold of Naples – The new Neapolitan Venue of Galleries of Italy

La recente inaugurazione a Napoli della nuova sede  delle Gallerie d’Italia all’interno dello storico palazzo dell’ex Banco di Napoli in via Toledo ha segnato l’apertura al grande pubblico di uno dei più importanti esempi di architettura razionalista in Italia.

Ingresso con Atlante Farnese (Fotografia Gallerie d’Italia)
Facciata del Banco di Napoli su via Toledo (Fotografia Gallerie d’Italia)

Eretto negli anni Trenta del Novecento in occasione dei 400 anni della fondazione del nucleo originario del Banco di Napoli, il palazzo rappresenta un ampliamento, su progetto dell’architetto romano Marcello Piacentini, del preesistente Palazzo dei Ministeri di epoca borbonica. Oggi largamente convertito in museo, l’edificio ospita ai piani alti la collezione Intesa Sanpaolo precedentemente esposta nel vicino Palazzo Zevallos di Stigliano (una splendida selezione di dipinti e sculture di ambito napoletano e meridionale dagli inizi del XVII ai primi decenni del XX secolo tra i quali spicca il Martirio di Sant’Orsola del Caravaggio, ultima opera realizzata dal maestro poche settimane prima della sua morte avvenuta nel 1610), nonché la magnifica Collezione Caputi, importante raccolta di vasi attici e magno-greci prima conservata presso Palazzo Leoni Montanari, Vicenza.

Collezione Caputi (Fotografia Aktaia)

Attualmente in mostra all’interno del monumentale salone ubicato al pian terreno e dedicato alle esibizioni temporanee è invece la XIX edizione di «Restituzioni», programma biennale di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico nazionale condotto da Intesa Sanpaolo congiuntamente al Ministero della Cultura nell’ambito di una collaborazione di durata ormai ultratrentennale. Aperta fino al 22 settembre 2022, l’esposizione presenta il risultato dei restauri di oltre 200 manufatti appartenenti a 80 diversi enti proprietari selezionati dall’Istituto bancario e da 54 enti di tutela.

Allestimento (Fotografia Gallerie d’Italia)
Allestimento (Fotografia Gallerie d’Italia)
Allestimento (Fotografia Gallerie d’Italia)
Allestimento (Fotografia Gallerie d’Italia)
Allestimento (Fotografia Gallerie d’Italia)
Allestimento (Fotografia Gallerie d’Italia)
Cesare Tacchi (Roma 1940 – 2014), La mano nei capelli, 1966, tintura per tessuti e pennarello su tele estroflesse su tavola, 99,5 x 70,6 cm – Collezione Intesa Sanpaolo © CESARE AUGUSTO TACCHI, by SIAE 2022 – Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo – foto Studio Vandrasch, Milano
Gaspar Adriaensz Van Wittel (Amersfoort, 1652/1653 – Roma, 1736), Veduta di Napoli con Largo di Palazzo, primo quarto del XVIII secolo, olio su tela – Collezione Intesa Sanpaolo – Gallerie d’Italia – Napoli

Architetto, urbanista e accademico italiano, Marcello Piacentini (Roma, 8 dicembre 1881 – Roma, 18 maggio 1960) fu tra i principali protagonisti dell’architettura italiana nel trentennio 1910-1940 e massimo ideologo del monumentalismo di epoca fascista. Questo suo profondo legame al regime mussoliniano ha implicato che il suo importante contributo alla storia dell’architettura, di cui il razionalismo rappresenta forse l’ultimo vero stile, non sia ancora stato studiato e storicamente valorizzato come dovuto.

Dettaglio interno dello storico palazzo del Banco di Napoli (Fotografia Aktaia)

Realizzato tra il 1936 e il 1939 in stile razionalista con forti richiami ad un classicismo romano semplificato e reinterpretato in chiave moderna, il progetto ideato da Piacentini per la nuova sede partenopea del Banco di Napoli interessò non solo l’impianto architettonico dell’edificio, ma anche i suoi rivestimenti, le decorazioni e gli elementi di arredo fino ai corpi illuminanti, molti dei quali riportano lo stemma dell’istituto. Quest’ultimo è finemente riprodotto anche su una delle splendide vetrate di Luigi Parisio che illuminano il monumentale scalone marmoreo che collega i diversi piani dell’edificio.

Particolare applique in bronzo dorato con lo stemma del Banco di Napoli (Fotografia Aktaia)

Assolutamente grandioso nella sua sobria eleganza e purezza razionalista è il “Salone delle Assemblee” (noto anche come “Sala delle Udienze”), ambiente a doppia altezza con volta cassettonata rivestito in spettacolari marmi etiopi e illuminato da finestroni con vetrate in alabastro.

Salone delle Assemblee (Fotografia Aktaia)

La facciata dell’edificio, realizzata in travertino romano e pietra grigia di Biliemi, è caratterizzata da colonne e lesene di dimensioni massicce, espressione, come osservato dallo storico dell’architettura Sergio Pace, di «un sistema di valori astratti […] la sicurezza, l’affidabilità, l’inviolabilità, l’economia, la sobrietà, il decoro, l’eleganza, la convenienza, che connotavano la tipologia degli edifici bancari». Il suo aspetto è stato oggetto di due interventi di modifica nel corso degli ultimi 40 anni: l’inserimento, nel 1986, di vasche, fioriere e sedili su progetto dell’architetto romano Nicola Pagliara e, nel corso della recente ristrutturazione, di una serie di gradini dorati in ottonescanalato progettati dall’architetto Michele de Lucchi, cui Intesa Sanpaolo ha affidato la conversione di Palazzo Piacentini in museo.

Esterno Gallerie d’Italia a Napoli (Fotografia Ciro Fusco)
Esterno Gallerie d’Italia a Napoli (Fotografia Ciro Fusco)

Il dorato e le scanalature che caratterizzano gli sfavillanti gradini d’ingresso sono ripresi internamente nello spettacolare “Corridoio d’Oro”, uno stretto passaggio curvaceo scintillante ma allo stesso tempo misterioso creato da De Lucchi lungo il percorso che conduce all’opera più prestigiosa presente nella collezione: “Il martirio di Sant’Orsola” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, la più nota tra le tre tele dell’artista custodite nella città partenopea. Realizzato su commissione del banchiere Genovese Marcantonio Doria nel 1610 poco prima della fatale partenza del Caravaggio per Porto Ercole e acquistato dalla Banca Commerciale Italiana nel 1973, il dipinto è pervenuto nella collezione Intesa Sanpaolo tramite la successione di fusionisocietarie che hanno interessato l’istituto di credito.

Corridoio d’oro (Fotografia Akatia)

L’elemento dell’oro, metallo nobile cui in alchimia è associato come corpo celeste il Sole, ritorna, anche se indirettamente, anche nel “Martirio di Sant’Orsola”: in una lettera a Marcantonio Doria scritta a Napoli il primo maggio del 1610 da Lanfranco Massa, suo procuratore nella capitale partenopea, si legge infatti: “Pensavo di mandarle il quadro di Sant’Orzola questa settimana però per assicurarmi di mandarlo ben asciuttato, lo posi al sole, che più presto ha fatto revenir la vernice che asciugatole per darcela il Caravaggio assai grossa: voglio di nuovo esser da detto Caravaggio per pigliar suo parere come si hada fare perché non si guasti”. Rinvenuta nel 1980 dallo storico dell’arte Vincenzo Pacelli all’interno dell’Archivio Doria, la lettera del Massa è risultata documento di enorme importanza non solo ai fini della soluzione del mistero sui secolari problemi di conservazione della tela, ma anche della corretta attribuzione dell’opera, sino ad allora erroneamente attribuita a Mattia Preti, al suo autore effettivo.

Caravaggio, Martirio di Sant’Orsola (Fotografia Gallerie d’Italia)

di Aktaia

Immagine di copertina: Il corridoio d’oro (Fotografia Gallerie d’Italia)

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English version

The Gold of Naples – The new Neapolitan Venue of Galleries of Italy

The recent inauguration of the new Neapolitan venue of Gallerie d’Italia within the historical headquarters of the former Banco di Napoli has marked the opening to the public of one of the most important examples of rationalist architecture in Italy.

Built in the 1930s to celebrate the 400th anniversary of the foundation of the first nucleus of what later became the Bank of Naples, the palace represents an enlargement, designed by Roman architect Marcello Piacentini, of the pre-existing Palazzo dei Ministeri built during the Bourbons era. Now largely converted into a museum, the building hosts within its upper floors the Intesa Sanpaolo art collection previously exhibited at the nearby Palazzo Zevallos di Stigliano (a stunning selection of Neapolitan and Southern Italian paintings and sculptures ranging from the early XVII to the early XX Century; among these, of particular importance is  “The Martyrdom of Saint Ursula” by Caravaggio, painted by the master few weeks before his death in 1610), as well as the magnificent Caputi Collection, an important body of Attic and Magna Graecian vases previously on display at Palazzo Leoni Montanari in the northern Italian city of Vicenza.

Conceived as a space for temporary exhibitions, the monumental hall situated on the ground floor of the building currently hosts the XIX edition of “Restitutions”, a two-year program aimed at the preservation and enhancement of the Italian cultural heritage jointly coordinated by Intesa Sanpaolo and the Italian Ministry of Culture for over 30 years. Open until 22 September 2022, the exhibition presents to the public the result of the restoration of over 200 artworks belonging to 80 different institutions selected by the Bank and 54 protection bodies.

Architect, urban planner and member of the Italian Academy, Marcello Piacentini (Rome, 8 December 1881 – Rome 18 May 1960) was a central figure of Italian architecture during the three decades spanning from 1910 to 1940 and the most important ideologue of fascist monumentalism. Because of his deep connections to Mussolini’s regime, his important contribution to the history of architecture, of which rationalism perhaps represents the last real style, has been somewhat critically and historically neglected.

Executed between 1936 and 1939 in the rationalist style with strong references to a simplified and modernised Roman classicism, the project created by Piacentini for the new Neapolitan headquarters of the Bank of Naples encompassed not only the architectural structure of the building, but also its coatings, decorations and furnishings, including lights, many of which contain the coat of arms of the bank.  The latter is finely reproduced also in one of the beautiful glass windows by Luigi Parisio that bring light to the monumental marble staircase connecting the different floors of the palace.

Absolutely magnificent in its sober elegance and rationalist purity is the “Assembly Hall” (known also as the “Hearings Room”), a double-height space with a coffered vault and walls lined in spectacular marbles from Ethiopia lighted through large windows with alabaster slabs serving as glasses.

The façade of the building, coated in Roman travertine and Biliemi grey stone, features columns and lesenes of massive proportions. As noted by architectural historian Sergio Pace, these express “a system of abstract values […] – security, reliability, inviolability, economy, sobriety, decorum, elegance, convenience – which used to characterise buildings housing banks”. Its appearance has been modified twice over the past 40 years: first, in 1986, through the addition of fountains, planters and benches designed by Roman architect Nicola Pagliara, and again during the recent restructuring of the palace through the addition of golden brass-coated steps designed by architect Michele de Lucchi, who was entrusted by Intesa Sanpaolo with the conversion of Palazzo Piacentini into a museum.

 The gilding and fluting of the sparkling entrance steps return indoor in the spectacular “Golden Corridor”, a narrow , slightly curvaceous, shining but at the same time mysterious passage created by de Lucchi on the route leading to the most important artwork in the collection: “The Martyrdom of Saint Ursula” by Michelangelo Merisi, known as Caravaggio, the most famous among the three works of the artist existing in the city of Naples. Commissioned by Genoese banker Marcantonio Doria in 1610, shortly before the ill-fated departure of Caravaggio towards Porto Ercole, and acquired by Banca Commerciale Italiana in 1973, the painting has become part of the Intesa Sanpaolo collection following the series of mergers that led to the creation of the banking group as it is today.

Gold – noble metal that alchemy associates to the Sun as celestial body – returns, although indirectly, in the “Martyrdom of Saint Ursula”. In a letter to Marcantonio Doria written in Naples and dated first May 1610, his legal representative in the city Lanfraco Massa wrote: “I was planning to send you the Saint Ursula painting this week but I would like to make sure it first dries properly since Caravaggio has given it to us with the paint still wet; for this reason, I have exposed the canvas to the sun. I shall consult Caravaggio again to ask him advice on how to protect the painting”. Found by art historian Vincenzo Pacelli in the Doria Archive in 1980, the letter written by Massa is as a document of great importance not only to explain the conservation issues that have affected the painting for centuries, but also for the correct attribution of the artwork (previously thought to have been painted by Mattia Preti) to its real author.

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