Le prime notizie di Sabbioneta risalgono a una lapide datata 591 d.C., che definisce il piccolo abitato urbano Oppidum, ovvero un luogo fortificato, collocato su un antico insediamento, un accampamento romano posto ai lati della via imperiale denominata Vitelliana, in una zona paludosa. Successivamente, durante il dominio longobardo, il castrum fu donato da Carlo Magno ai monaci benedettini di Leno e nell’XI secolo fu ceduto alla famiglia di origine germanica dei Persico, che costruì una rocca e delle mura difensive.
Sabbioneta, provincia di Mantova, fu alternativamente contesa dalle famiglie Persico e Dovara fino al 1314, quando venne poi occupata dai Bonacolsi e, dal 1361, passò sotto il dominio dei Gonzaga di Mantova. Intorno al 1520 Ludovico, il nonno paterno dell’illuminato ispiratore e artefice della città ideale Vespasiano Gonzaga Colonna, stabilì qui la sua corte facendo ristrutturare la rocca e l’antica chiesa di San Biagio, che elesse a tempio di famiglia. Nonostante Ludovico avesse intrapreso un riordino urbanistico e costruito una fortezza, oggi non più esistente, alla sua morte Sabbioneta conservava ancora un aspetto medievale, caratterizzato da un agglomerato urbano dislocato intorno alla chiesa di San Biagio, retta dal 1448 da una comunità di frati Serviti.
A partire dal 1556 fu il nipote Vespasiano a operare una radicale trasformazione del borgo, facendo costruire prima una cinta muraria pentagonale e in seguito esagonale con sei bastioni a forma di cuneo che servivano a fortificare gli angoli. Gli interventi, che durarono più di trent’anni, dal 1556 al 1591, portarono alla realizzazione di un perfetto esempio di città ideale progettata secondo la visione moderna e funzionale del Rinascimento. La città-fortezza era circondata da più di tre chilometri di mura e da una fossa esterna allagabile con un sistema di chiuse, che poteva raggiungere i 35 metri. Sul bordo della fossa correva una “via coperta”, difesa da spalti in terra, dove la massima visibilità era garantita da un’ampia spianata denominata “La Tagliata”. Qui spiccano eccellenti esempi di architettura e pittura tardo rinascimentali, nei quali convivono diverse anime: città militare e nel contempo residenziale, corte rinascimentale, villaggio rurale. Si tratta di un fulgido esempio di stile architettonico rinascimentale lombardo, racchiuso in una cortina muraria difensiva alla quale si accede attraverso due austere porte monumentali.
Sabbioneta si identificò in un possente baluardo al cui interno l’impianto viario e le ampie piazze accoglievano gli edifici della pubblica amministrazione e della vita di corte, come lo splendido Teatro all’Antica, primo esempio di teatro stabile d’Europa, oltre a numerosi edifici religiosi, tra cui una sinagoga, e importanti istituzioni culturali. Con la morte di Vespasiano iniziò per Sabbioneta un lento e inesorabile declino. Essa fu dapprima inglobata nei domini dei Gonzaga di Mantova e dei cadetti di San Martino dall’Argine; seguì poi le infauste sorti del ducato mantovano, e nel 1746 finì per cinquant’anni sotto il diretto controllo dell’Impero asburgico, tempo durante il quale fu smantellata la rocca e soppressi i conventi, con la conseguente requisizione dei beni mobili e immobili. La spoliazione della città continuò successivamente ad opera delle truppe napoleoniche. Dal 1814 al 1859 fu di pertinenza del Regno Lombardo-Veneto e annessa al Regno d’Italia. Palazzo Ducale fu trasformato in Municipio e la città seguì le sorti del nuovo stato unitario.
Dopo Vespasiano, comunque, Sabbioneta non venne mai modificata nella sua struttura, segno questo di armonia e passione immutabili. Tra i tanti luoghi da visitare a Sabbioneta spicca sicuramente Palazzo Giardino, denominato anche “Il Casino”. Si tratta della villa riservata al duca, un luogo di delizie in cui Vespasiano si ritirava per trovare sollievo dagli impegni di governo. Qui più che altrove traspare la versatile personalità del duca, il culto per l’antichità classica e l’ideale umanistico. Edificio dalle modeste dimensioni, il palazzo è caratterizzato da una facciata intonacata di bianco, in netto contrasto con il prezioso cornicione intagliato nella quercia con mensole scolpite a teste leonine. La costruzione fu cominciata dopo il definitivo ritorno di Vespasiano dalla Spagna nel 1578 e completato nel 1588, quando ne fece dipingere l’esterno con motivi geometrici in finto marmo, ancora visibili nella parte alta della facciata. La soprintendenza dei lavori di decorazione fu affidata nel 1582 al celebre pittore cremonese della scuola di Giulio Romano, Bernardino Campi e collaboratori. Nonostante la sobria struttura, all’interno si scopre un itinerario decorativo basato sulla vasta cultura letteraria di Vespasiano. Con ogni probabilità lo stesso duca fornì indicazioni atte alla stesura del programma iconografico.
Annesso al palazzo fu allestito dal 1584 un giardino, uno spazio verde geometrico, ornato da una fontana, tre grotte, giochi d’acqua e statue antiche. Adiacente al palazzo si trova il “Corridor grande nella piazza del Castello”, così anticamente definito, che fu edificato tra il 1583 e il 1586; esso presenta un articolato esterno in pietra a vista costituito, nel piano inferiore, da ventisei arcate, per una lunghezza di circa 97 metri. È detta anche Galleria degli Antichi, occupa il terzo posto in Italia per lunghezza dopo la Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano e la Galleria degli Uffizi a Firenze. Fu costruita per essere il contenitore ideale della strepitosa collezione archeologica del duca Vespasiano, una raccolta di marmi antichi che egli acquistò dopo il suo rientro dalla corte reale di Spagna nel 1578. Busti, statue, epigrafi e bassorilievi furono comprati prevalentemente a Roma e a Venezia.
Tale collezione comprendeva anche trofei di caccia provenienti dalle raccolte imperiali di Praga. Nel 1589, dopo un soggiorno presso la corte di Rodolfo II d’Asburgo, Vespasiano tornò infatti a Sabbioneta con 20 palchi di corna ricevuti in dono dall’imperatore, e li fece collocare nella galleria tra le statue e le epigrafi antiche, testimonianza del profondo legame che univa il duca di Sabbioneta all’imperatore asburgico. Complessivamente il Museo di Vespasiano ospitava 50 statue, 160 busti e 80 bassorilievi, tutti di età classica. I pezzi della collezione furono confiscati nel 1774 per volere dell’amministrazione austriaca e trasferiti all’Accademia di Belle Arti di Mantova per costituirne il museo statuario, dove restarono fino al 1915. Oggi i marmi sono esposti nella galleria della Mostra in Palazzo Ducale a Mantova e nel Palazzo di San Sebastiano.
La decorazione ad affresco delle pareti fu realizzata nel 1587 dagli aretini Giovanni e Alessandro Alberti e aiuti, i quali, dipinsero le prospettive dei lati corti e le figure allegoriche delle pareti lunghe. Un complesso programma iconografico volto alla celebrazione delle virtù del duca e alle glorie della sua stirpe. Palazzo Ducale, il più antico tra gli edifici costruiti da Vespasiano, fu realizzato tra il 1560 e il 1561 dopo che un violento incendio, nel novembre 1559, aveva devastato la struttura precedente. Sede politica e amministrativa, l’edificio si sviluppa su quattro livelli: il seminterrato, il piano terra, il piano nobile e il piano ammezzato. L’elegante facciata presenta nella parte inferiore un porticato a bugnato posto a un livello rialzato, caratterizzato da cinque archi. Oltre la copertura del Palazzo si eleva il mezzanino, ove Vespasiano morì nel 1591. Le ampie finestre, in asse con l’apertura del loggiato, sono profilate in marmo, sormontate da timpani triangolari e curvilinei alternati. Sulle architravi è incisa l’iscrizione “VESP. D. G. DVX SABLON. I.” (Vespasiano per grazia di Dio primo duca di Sabbioneta). Delle molteplici sale del palazzo, alcune riccamente decorate e affrescate, degna di nota è senz’altro la Sala delle Aquile dove si ammirano le splendide statue equestri, denominate “Cavalcata”, che ritraggono in armi Vespasiano e i suoi antenati, condottieri di fama.
In soli trentacinque anni, un piccolo villaggio dotato di una rocca, mutò in un’eclettica città ideale rinascimentale, la “Novella Roma” riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’Umanità. Infatti, il 7 luglio 2008 Mantova e Sabbioneta sono state iscritte insieme nella prestigiosa lista dell’UNESCO: unico sito per due città che, durante il Rinascimento, furono protagoniste di un’intensa stagione culturale. Entrambe offrono una testimonianza eccezionale delle realizzazioni urbane, architettoniche e artistiche di quel periodo, collegate tra loro attraverso le idee e le ambizioni di una famiglia regnante: i Gonzaga. Modelli differenti, ma allo stesso tempo complementari: Sabbioneta, città di nuova fondazione, progettata da Vespasiano Gonzaga Colonna come perfetta capitale del suo ducato nel XVI secolo, e Mantova, di fondazione etrusco-romana, che nel tempo si è continuamente trasformata, conservando però il suo aspetto rinascimentale. Sabbioneta è stata riconosciuta anche come uno dei “Borghi più belli d’Italia” per la sua storia e la sua unicità.
Testo e fotografie (dove non diversamente specificato) di Sheila Gritti