Per “Rome Art Week”, la settimana dell’arte contemporanea, dal 28 ottobre al 15 novembre 2022 negli spazi di Open Studio Patrizia Genovesi è visitabile la mostra video fotografica “Ex machina”, con la direzione artistica di Patrizia Genovesi e le opere di Patrizia Genovesi e di Pipistro. Un’esposizione che regala suggestioni e stimola riflessioni attraverso poesie, fotografie e video che offrono un punto di vista originale su un argomento che occupa non solo speculatori del pensiero, ma anche scienziati e gente comune. L’esponenziale progredire della tecnologia e l’avvento dell’automazione, infatti, sembrano aprire scenari presenti e futuri nei quali congegni inventati dall’uomo, dotati di una complessità sempre maggiore spesso anche in grado di auto-apprendere, siano destinati ad acquisire autonomia e coscienza di sé.
Ma siamo in grado di capire realmente che cosa sia la coscienza e soprattutto come si formi, e addirittura ipotizzare quando saremo in grado di creare macchine che ne siano dotate, o prevedere se e quando l’autoapprendimento si trasformerà in coscienza? Esiste dunque un passaggio possibile o quantomeno ipotizzabile tra intelligenza artificiale e intelligenza umana?
Sappiamo che l’ostinazione degli esseri viventi nel perpetuare la propria esistenza non è legata alla coscienza e anche gli esseri non coscienti vogliono continuare a vivere. La definizione della frase “deus ex machina” che nelle tragedie greche indicava il dio che scende sulla terra e risolve la situazione, in questa mostra diventa “ex machina”, omettendo la parola “deus”e diventando letteralmente “dalla macchina”. Qual è dunque il pensiero della macchina e chi è macchina?
Pipistro ipotizza, nella poesia, che la macchina non voglia essere spenta. Che rivendichi il diritto di esistere. Alle macchine senzienti viene regalato il beneficio dell’innocenza, nessun doppio intento, nessuna dicotomia del pensiero tra bene individuale e bene comune. Che farebbe l’uomo così bellicoso contro gli esseri viventi qualora la macchina non volesse morire? Spegnerebbe le macchine dando inizio all’apocalisse? L’opera di Pipistro affronta il tema della “Macchina” e del rapporto di questa con la coscienza. Le poesie sono organizzate in forme e disegni secondo una metrica rigorosa. I testi sono profondi e provocatori. Le poesie possono essere lette seguendo percorsi visivi differenti. Ogni percorso ha un proprio significato anche quando la poesia è strutturata in blocchi opposti o contigui. Questa sorprendente padronanza della parola e della metrica e un rigore formale assoluto suscitano stupore. Come è stato possibile realizzarle? “Spesso è la macchina che detta, che suggerisce”, afferma Pipistro. Di fronte a tanta originalità potremmo crederlo realmente… o forse è vero? Esistono processi matematici nascosti che gli consentono di produrre tali opere? Esiste una macchina che suggerisce? È la conoscenza del linguaggio e della metrica unite alla profondità culturale e alla sensibilità personale dell’artista che gli permettono di creare queste poesie?
Le fotografie di Patrizia Genovesi creano un’eco visiva e concettuale alle poesie e contemporaneamente se ne distaccano gettando sul tema una luce personale e altra. Sono opere fantastiche e oniriche, una pista che la fotografa segue utilizzando una concretezza lontana dalla composizione classica che ha sempre padroneggiato, per sperimentare in questo progetto nuove regole di organizzazione visiva e concettuale. L’artista dà il via anche a un’ulteriore fase di sperimentazione applicando alla produzione di una parte di fotografie algoritmi di intelligenza artificiale, secondo un rapporto dialettico con i testi poetici e gli assunti speculativi che hanno ispirato la mostra. Il video ha uno stile visionario e profetico e vede la congiunzione tra i testi e musiche di Pipistro, e la regia e la fotografia di Patrizia Genovesi che unisce le forme espressive che le sono proprie realizzando un contenuto potente e attuale.