Vai al contenuto

Amanda Sandrelli, moderna Lisistrata

Lisistrata di Aristofane, con Amanda Sandrelli e la regia di Ugo Chiti, è la nuova produzione di Arca Azzurra Teatro in tournée nei maggiori palcoscenici italiani. La lettura di Chiti crea un allestimento vivace che contribuisce a comunicare un’idea della guerra come “gioco” grazie, anche,alla levità strutturale e lessicale del testo, rimodulato attraverso una partitura scenica intessuta di metafore fantasiose, sintagmi allusivi, calembours e doppi sensi.

In un alternarsi di vuoti e di pieni, le rigorose geometrie sceniche, firmate da Sergio Mariotti e illuminate da Marco Messeri, distillano luci e ombre sui bei costumi di Giuliana Colzi. Laddove, nel tono dominante del grigio pachiderma, il collocarsi di certuni personaggi – quasi come colorati manichini metafisici – negli spazi laterali segnati da volumi di buio e la proiezione di nudi femminili attinti dall’arte classica conferiscono al quadro scenico una compattezza pittorica. Alla guerra cruenta, sentita materialmente come evento tragico si oppone la guerra psicologica, eterna – financo salutare e divertente – tra donne e uomini. L’antimilitarismo femminile si esplicita opponendo alle lance e agli scudi l’arma del rifiuto, dell’astinenza sessuale. Così l’impulso tutto umano dell’appetito carnale viene utilizzato come strumento per un processo agli uomini, incapaci di avviare un autentico rapporto con l’altro sesso. E il giuramento delle donne è prestato sui “lenzuoli” – simboli ineludibili di intimità domestica, testimoni silenziosi di gioie e dolori – che si agitano come vele al vento annunciando l’imminente tempesta.

In un mondo che inchioda l’amore a rituali di conservazione, la determinazione, o meglio la rabbia di Lisistrata, ne accentua la portata eversiva. La vibratile interpretazione di Amanda Sandrelli ci restituisce una immagine di donna sincera, libera di pensiero e anche modernissima, piena di genuino istinto, di intelligenza e fantasiosa visione.  Lisistrata, riesce a far leva sul cuore delle donne mettendo a nudo passioni elementari e rendendole coscienti della loro identità di genere. Con parole semplici e lontane da quell’acredine tipica delle polemiche di stampo “femminista” ella si fa stratega di pace e riscatta la figura femminile umiliata, oggetto di grossolano appetito sessuale, facilmente succube del capriccio maschile e votata alla ininterrotta attesa dell’uomo. Il potere politico delle donne non è mai esistito eppure esse riescono a prenderlo arroccandosi sull’Acropoli e al grido di un ante-litteram “Peace & Love” agiscono per sovvertire il potere maschilista tutto “guerra e lancia in resta”. La sequenza degli avvenimenti diventa così un duello tra Eros e Thanatos, costellato di tattiche disinvolte e pungenti che le eccellenti interpreti femminili – Giuliana Colza, Lucia Socci, Elisa Proietti e Lucianna De Falco – in abiti leggiadri o virginali chemises, affrontano con piglio e forte temperamento, con qualche malinconia e tanta arguta ironia virata, teatralmente, in piacevole perfidia.

Anche gli attori Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e GabrieleGiaffreda, tutti bravissimi e perfettamente sincronizzati in questo dinamico gioco scenico, si trovano a loro agio in panni diversi e intercambiabili con cilindri, parrucche, grisaglia e divise, persino en travesti. L’adattamento e la regia, calibratissima, di Ugo Chiti rendono chiaro e godibilissimo un testo antico dove la storia, giocando con l’ambiguità del tempo (passato, presente e futuro) può uscire dal Mito ed entrare – a buon diritto – nella contemporaneità come canto alla Vita, alla Pace e all’Amore.

 

Testo di Giovanna Villella – Foto di scena: Federico Losito

Autore