Il progetto artistico intitolato “Avamposto”, messo in campo dall’Associazione Amici dei musei di Riccione e Valconca e nato da un’idea di Angela Filippini, prosegue in questo mese di giugno con l’esposizione di un nuovo artista: si tratta di Luca Giovagnoli. “Avamposto” è un’ un’iniziativa culturale svolta in collaborazione con la Farmacia dell’Amarissimo di Riccione per celebrare i suoi cento anni di attività. È qui che l’Associazione espone in vetrina un’opera d’arte con foto e biografia dell’autore, di fama nazionale, che viene cambiata ogni mese allo scopo di offrire un incontro quasi casuale con l’arte, nel corso di una passeggiata o semplicemente percorrendo uno spazio aperto ed accessibile.
Il progetto prevede la presenza di 12 artisti rappresentanti i diversi linguaggi artistici – pittura, scultura e fotografia – per offrire ciascuno la propria idea di contemporaneità. A conclusione del progetto, prevista per Natale 2023, saranno realizzati una mostra e un catalogo contenenti le biografie degli artisti partecipanti e le opere esposte.
Luca Giovagnoli, nato a Rimini nel 1963 dove tuttora vive e lavora, ha un primo approccio con l’arte attraverso la grafica e, terminati gli studi, realizza dipinti per importanti campagne pubblicitarie come Peugeot, Agfa e Citizen. Alla fine degli anni ‘90 si trasferisce a Milano dove collabora con gallerie e curatori. «Si nota che supplica c’è nelle figure di Giovagnoli. Come di uno che non voglia perdersi. Di uno, o di una, di figure umane – sempre figure umane…che non vogliano entrare nell’oblio. Che non si rassegnino a stare definitivamente in un altro luogo,in un altro scoloramento, in un definitivo passato rispetto alla percezione caotica e vibrante del presente. Figure umane che sono qui, nel quadro a chiedere, dissimulando, a volte con morboso erotismo, di esistere ancora. Mostrano tutto il loro tempo. Lo esibiscono senza pudore. Ci vengono incontro con tutta la loro appartenenza al passato: i gesti, le vesti, la prigionia in uno sbiadimento di colori che allontana e pur preserva. Appartengono a quel passato che nel ricordo di ciascuno diviene più lontano di quel che è in realtà. Più sperduto. Più bisognoso d’esser continuamente tenuto. Trattenuto. Dal cader dove l’oblio potrebbe vincere. E vincere di quella vittoria strana che è il non restar più niente. Quella vittoria senza vincitori. La peggiore. […]» (Davide Rondoni).