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Beppe Mecconi. Sulle onde del mare

Il profilo artistico e culturale di Beppe Mecconi è fuori discussione. Ne ha dato ampia prova come pittore, regista e scrittore. Mi intrattengo brevemente sulla sua vocazione letteraria suffragata dal successo di libri, nei quali il protagonista principale è lo scenario di umanità avvicinato da Mecconi durante la sua vita, ma anche arricchito da vicende di tempi lontani approfondite con lo sguardo dello studioso. Egli sa commuoversi dinanzi a storie che, grazie alla sensibilità trasferita nel racconto con una scrittura sciolta e limpida, sembrano appartenere a noi tutti. Come non cogliere, infatti, il sincero e affettuoso richiamo alla propria terra, fonte di indelebili ricordi che, di volta in volta, grazie ad uno spontaneo processo di identificazione, diventano un po’ anche nostri? Così Mecconi ci rende compagni di viaggi reali e mentali intrapresi anche verso territori lontani, scanditi da storie attendibili e da altre, non prive di accenti nostalgici, generate talora dalla sua fantasia,ma sempre caratterizzate da sentimenti profondamente schietti. La scrittura, al pari della pittura, è un tramite speciale per muovere passioni, pensieri e alimentare domande sul proprio essere non indifferente al succedersi dei diversi accadimenti che incidono sullo stato d’animo. La versatilità creativa gli consente di dare visibilità con gusto sopraffino alle dinamiche e sorprendenti relazioni fra la parola e le immagini, attualizzando l’acutezza del pensiero di Simonide di Ceo (V sec. a.C.), per cui «la pittura è una poesia silenziosa e la poesia una pittura che parla».

Alceo – Sette classici greci, 2014, 57×57, tecnica mista su carta

In altra circostanza ho osservato che Mecconi vanta un linguaggio che lo rende immediatamente riconoscibile. Ciò esclude che dinanzi ai suoi dipinti sia superfluo riflettere. Per la presenza di metafore e di sapida ironia, di ricerca interiore e di apporto dell’inconscio, di sottile spiritualità, nonché di un sensibile clima legato non di rado al tempo festoso del gioco, si è coinvolti in un complesso esercizio interpretativo tutt’altro che frettoloso, in quanto nulla è affidato alla casualità. La tavolozza trattata da esperto colorista, alla stregua di una miracolosa sorgente animata dalla solare intesa fra astrazione e figurazione, attiva un effluvio narrativo che ci conduce ad abbracciare, tra la felice e illuminata intesa di segni e colori, i mondi di celebri poeti e scrittori. Leggo i loro versi e ammirando le tavole di Mecconi si rafforza la consapevolezza della ricchezza di contenuti simbolici e del corale concorso a favorire stati emotivi non effimeri, originati da guizzanti pennellate che hanno in comune una gradevole leggerezza. L’antologia pittorica di Mecconi si compone di attraenti pagine che danno conto della sua cultura classica, che dedica alla poesia greca ben più di un affettuoso ossequio. Pertinenti sintesi evocano gli orizzonti letterari ed esistenziali di Omero, di Alceo, spirito battagliero, incline alla lotta politica, richiamato nel simbolo della nave risucchiata dall’azzurro e tempestoso mare e, poi, di Teocrito, Callimaco, Archiloco, Esiodo e di Saffo, incantevole usignolo.

Baudelaire – Mari di Poesia, 2010-2014, 83×83, Tecnica mista su carta

Ci sono più nessi logici per raccordare secoli lontani al tempo della modernità, che per Baudelaire, eccelso poeta e nobilissimo critico d’arte, incarna le suggestive sensazioni del “transitorio” e del “fuggitivo”.  Su un proscenio pressoché cupo, interrotto da una robusta striscia di rosso acceso, Mecconi attualizza il pensiero del poeta dei Fleurs du mal, che eleva il mare a simbolo speculare dell’uomo, a cui rivolge la convinta esortazione: «Homme libre, toujours tu chériras la mer! / La mer est ton miroir; tu contemples ton âme / dans le déroulement infini de sa lame, /et ton esprit n’est pas un gouffre moins amer». Il mare con la sua forza e la sua levità è spesso presente nei lavori dei poeti, che lo custodiscono nella loro anima al pari di una gemma senza uguali. Mecconi è affascinato da sceltissimi versi, amalgamati in campiture elette a luoghi ideali per accogliere la sua genuina visionarietà, tradotta in espressive immagini che riflettono l’eco del presente e dell’eterno. Ed ecco il pittore varcare cautamente la soglia del privato di poeti, a cui si sente sinceramente alleato nel condividere l’incanto di scenari marini. Così coglie la verità dei versi di Lawrence, suo conterraneo nel 1919, allorché esalta San Terenzo che «tutta scintillante di rosa sulla spiaggia è così bello che fa quasi male». Ai versi luminosi del poeta inglese associa una composizione modulata da una luce tersa che si espande sull’amato borgo natio.

Lawrence – Ai poeti del Golfo della luna, 2010, 83×83, tecnica mista su carta
Borges – Mari di Poesia, 2010, 83×83, tecnica mista su carta

L’accurata pittura di Mecconi non rinuncia all’enigmaticità del Borges di Luna di fronte dove «il mare – confessa – è un antico linguaggio che non riesco a decifrare». In un notturno il ritmico ondeggiare rispecchia il succedersi di pensieri che attendono risposte, forse portatrici di inquietudine. Anche la fervida mente di Pasolini è intenta alla riflessione quando, all’improvviso, lo sguardo è rapito dalle colline di Lerici e dalle luci della Spezia. Da un golfo di impareggiabile bellezza. Siamo all’albeggiare di una giornata invernale. Nel misurato tonalismo permeato dalla sobrietà dei grigi, Mecconi ne offre la singolare narrazione pittorica.

Pasolini – Ai Poeti del Golfo della luna, 2010, 83×83, tecnica mista su carta

Mare, mare e ancora il mare è protagonista di poesie che con naturalezza ispirano persuasivi apporti del pittore, rivelatori di risorse tecniche e di indiscutibile versatilità compositiva.  Non sfugge la spontaneità dell’originale e dolente pentagramma che svela il male di vivere scolpito da Luigi Tenco nel sofferto Com’è difficile. Accorata confessione del cantautore per dichiarare «com’è difficile, veder finire / tutti i miei sogni in un bicchier d’acqua / senza neanche aver visto il mare». Si avverte, inoltre, nelle cinque delicate sequenze minimaliste, suggerite dai versi di A Tullio dedicati da Giorgio Caproni alla città di Genova. «Qui forse – scrive il poeta livornese – potrei  vivere / potrei forse anche scrivere / potrei perfino dire / qui è gentile morire».

Caproni – Mari di Poesia, 2011, 57×57, tecnica mista su carta

Mecconi ha accarezzato il foglio bianco con il colore azzurro del mare per rivivere le sensazioni di libertà, immensità ed eternità trasmesse da Emily Dickinson nella poesia As if the Sea should part, integralmente trascritta sul dipinto. Cielo e mare si confrontano non da estranei, ma da alleati, nell’opera, densa spiritualmente, che richiama Arrivederci fratello mare di Nazim Hikmet. In due piani distinti dall’intonazione accesa e misurata dell’azzurro, il pittore scrive una pagina di inequivocabile astrazione lirica dal contagioso impatto visivo. Non è momentaneo anche quello suscitato dalla superficie cenerina, custode della memoria poetica di taglio autobiografico di Paolo Bertolani, indimenticabile cultore e divulgatore dell’importanza sociale e letteraria del dialetto. In A me disé: Liguria il poeta lericino afferma la solida appartenenza alla terra amata per tutta la vita. Mecconi se ne fa eletto e affettuoso interprete.

Bertolani – 2015, 83×83, tecnica mista su carta

Inducono alla speranza e alla felicità le giocose onde danzanti di Mecconi appartenenti al Mare della divina Baia, protagonista della breve e spontanea poesia di Giuseppe Conte, donata dal poeta ligure al caro amico pittore, autore, peraltro, di rigorosi e delicati haiku, tanto scarni nella forma quanto ricchi di problematiche soluzioni interpretative. Concordo che«Livido e cupo / è il mare d’inverno, eppure bello».

Conte – Ai poeti del Golfo delle luna, 2010, tecnica mista su carta

Suscita commozione, infine, la scura collina di Spoon River, ripresa da Mecconi con una zoomata quanto mai adeguata, che Edgar Lee Masters ha trasformato nel cimitero dell’immaginario paese dove riposano decine di persone, singolarmente collegate a epitaffi, cinque dei quali speditamente illustrati dal pittore. Le poesie e le calzanti elaborazioni di Mecconi conducono su un comune percorso di ricerca esistenziale, assiepata da molteplici domande sul senso della vita. Il mare, al centro di una riflessione unitaria, è chiamato in grandissima misura a rappresentarne momenti di piacevolezza, di malinconia, di inevitabile tristezza e di verità.

Tenco – La scuola genovese, 2010, 83×83, tecnica mista su carta

di Valerio P. Cremolini – critico d’arte

 

 

 

 

 

 

 

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