“Fu durante una delle solite gite di fine settimana… [che] ci eravamo avviati lungo l’Aurelia” sulla via che porta nella città di Ferrara, e, nell’occasione di una mostra curata da Emanuela Fiori e Luciano Rivi, abbiamo scoperto una dimora quattrocentesca assolutamente straordinaria.
Le Sibille “aristocratiche”, l’inedita e recente scoperta di un’iscrizione recante il nome di Polissena (d’Este?), bassorilievo attribuito a Donatello, il patio interno, la Crocifissione muraria della chiesa di Santa Caterina “restituita” tecnologicamente: questo e molto altro costituiscono lo sfondo di una storia avvincente che si è svolta nel ‘400 ai tempi di Giovanni Romei nella corte ferrarese della sua Casa.
E qui – per il ciclo di mostre dedicato ad artisti contemporanei, “Sintonie” che ha visto susseguirsi omaggi espositivi a Gianfranco Goberti e Roberto Melli (di quest’ultimo la mostra “La sostanza dell’essere” è ancora in corso) – quella storia continua a raccontare di luoghi e persone di una Ferrara che non c’è più e di cui il museo di Casa Romei fondamentalmente raduna le attestazioni artistiche civiche più peculiari. La vicenda della sua costituzione è lunga e intricata, sebbene una guida riassuntiva a cura del direttore Andrea Sardo ne ricostruisca precisamente le testimonianze architettoniche e pittoriche, tutte le modifiche che la dimora ha subito nel tempo – soprattutto cinquecentesche pensate nel progetto del cardinale Ippolito d’Este e quelle degli eleganti loggiati aggiunti – e, a corredo, il catalogo testimonia un ricco apparato di decorazioni, affreschi, frammenti lapidei e mobili d’epoca che qui nei secoli hanno trovato asilo.
Casa Romei è stata edificata a partire dal 1443 ed è tuttora celebrata come una delle più belle dimore di Ferrara. E non a torto. Ruotiamo la clessidra e andiamo più indietro nel tempo. Tre anni prima, nel 1440, Giovanni Romei aveva iniziato ad acquistare terreni e fabbricati nella zona detta Belvedere, poi, negli anni ‘70, in seguito a un dissesto economico, aveva sposato la giovane Polissena (figlia di Meliaduse e Niccolo III d’Este) e risolto il problema rafforzando il legame con gli Estensi. Da questo momento in poi il prestigio della famiglia e il fulgore di questa dimora non conoscerà eguali; e nei secoli si tenterà di preservare questo scrigno di tesori sino al ‘900 quando la Soprintendenza di Ravenna dispone di aprirla al pubblico (1984).
Oggi è possibile attraversare ogni sala del piano nobile e non solo. Una visita a parte, però, meriterebbe lo Studiolo, probabilmente un ambiente utilizzato per lo studio e la meditazione che è suddiviso in due aree, una dedicata alle arti liberali, e l’altra alla geografia, allora conosciuta, l’Europa e l’Africa. A destra della rappresentazione del continente africano una firma graffita riporta il nome di Polissena. Sembra un chiaro riferimento alla seconda moglie del padrone di casa. Ma chi ha inciso quel nome? La questione è in fase di studio. Tanto più sorprendente e casuale – durante i lavori di restauro – è stato l’affiorare nel 1977 delle tramezze lignee dipinte su cui sono rappresentate la Grammatica e i due continenti, e quindi, di quel misterioso nome femminile. In realtà per molto tempo è stato l’ambiente dell’Alcova ad essere ritenuto lo studiolo di Giovanni Romei, sebbene la sua attività principale fosse il commercio di tessuti di lana.
Passeggiare tra le stanze di Casa Romei – accanto, per altro, al monumento funerario dedicato a un’altra importante figura ferrarese, Lucrezia Borgia, presso l’attigua chiesa del Corpus Domini di cui Casa Romei faceva parte – non è quindi soltanto un’esperienza estetica, di opportunità di affondo sulla storia cittadina e artistica ma anche un’occasione raffinata di aggiornamento e di confronto diretto tra i suoi apparati artistici più ricercati e il richiamo alle storie di personaggi e altri monumenti di Ferrara (tra gli altri, l’Oratorio dei Battuti Bianchi da cui provengono alcune sinopie e frammenti di affreschi, la chiesa di Santa Caterina Martire, quella semidemolita di Sant’Andrea con i suoi affreschi alla Vergine Annunciata).
Non è un caso se “Sintonie. Tra visioni e racconti” un progetto della Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna, Assicoop Modena&Ferrara e Legacoop Estense, ha trovato qui assieme al Museo Archeologico la sua casa. Formulare, interpretare inedite possibilità di senso al di là del tempo. Ecco perché non è affatto strano se si terrà proprio tra questi tesori ferraresi la prossima mostra dedicata a un altro straordinario ferrarese: Achille Funi.
di Anna de Fazio Siciliano – storica e critica d’arte
Immagine in copertina: Casa Romei, Loggiato del Cortile d’onore – ph Giacomo Brini – Archivio fotografico Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna (MIC)