“Collezionare fa parte del mio DNA”, raccontava in un’intervista di qualche anno fa. “Ho iniziato da bambina: raccoglievo scatoline portapillole che schedavo su un quaderno.” A poco più di trent’anni dalla fondazione della Collezione Sandretto, vi farò conoscere una realtà artistica italiana, nota e diffusa in tutto il mondo ad opera di una visionaria, donna dalle mille sfaccettature, sagace, intraprendente, sorprendente! Dalla città di Torino: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, mecenate, collezionista e tanto altro.
Ricordate lo straordinario film di Giuseppe Tornatore La migliore offerta? In quella pellicola l’arte e le relazioni umane sono rappresentate nella dualità vero-falso, una metafora che circonda il mondo dell’arte. Il battitore d’asta, nel film, custodiva gelosamente la sua collezione da occhi indiscreti, voleva goderne la sola visione, sentirne il profumo, i “respiri”, i “gemiti” degli artisti, le emozioni emanate dai capolavori. Una passione non la puoi descrivere, ma la puoi vivere, raccontare come un viaggio nelle “stanze” delle visioni di un’innamorata dell’arte! Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è tra i principali protagonisti della scena artistica contemporanea italiana e internazionale. Alto collezionismo, produzione di qualità, visione che punta sui giovani artisti e crede nelle loro potenzialità.
Collezionare: gusto del bello? Panacea contro la noia? Si calcola che in tutto il mondo sarebbero oltre diecimila i collezionisti che acquistano opere di vario genere, soprattutto d’arte. Molti scrittori e sociologi, da Balzac, Benjamin e Baudrillard, hanno descritto l’atto del collezionare un’ossessione. Magnifica, direi! È come in una fantasy story che ebbe inizio la fantastica avventura di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, una temeraria innamorata dell’arte la cui collezione oggi comprende oltre 1500 opere con nomi del calibro di Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Ian Cheng, Rudolf Stingel e tanti altri. Dopo essersi laureata in Economia e Commercio a Torino, si avvicina all’arte contemporanea come collezionista. Nel 1992 a Londra compra uno dei suoi primi pezzi importanti: è Blood Stone di Anish Kapoor. Anno 1995: nasce la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nella residenza settecentesca di famiglia a Guarene, provincia di Cuneo. Nel 2002 la Fondazione inaugura la sede a Torino: uno spazio di 3500 metri quadrati in via Modane, interamente dedicato all’arte, alla ricerca, alla creatività: un centro di livello internazionale per lo studio, la sperimentazione e il confronto di artisti, critici, curatori e collezionisti di tutto il mondo. L’interesse maggiore viene rivolto al pubblico, alle persone, ai “consumatori” e fruitori dell’arte, col preciso intento di avvicinare il più possibile le persone all’arte. Ecco allora istituiti corsi d’arte per adulti, le domeniche con le famiglie, i laboratori per gli studenti e il servizio di mediazione culturale. Un lavoro che Patrizia Sandretto Re Rebaudengo porta avanti anche in collaborazione con altre istituzioni italiane e internazionali; inoltre dal 2007 organizza la residenza per giovani curatori stranieri che, dopo avere viaggiato in Italia per tre mesi alla scoperta della giovane arte italiana, realizzano una mostra. Tutto a dimostrazione che Torino non era solo la città della Fiat. Questo evidenzia quanto l’arte sia strumento di redenzione sociale, riscatto, unione e condivisione fra i popoli. E così il capoluogo piemontese è divenuto uno tra i poli più importanti del contemporaneo in Italia.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è una donna molto loquace, perdutamente innamorata nell’inseguire la sua “folle” passione. Da bambina allineava in ordine tutte le scatoline dei portapillole, in fila, ordinate come dei soldatini. Le preferiva alle solite bambole. Naturale predisposizione al collezionismo? Gusto del bello. Il collezionista ha una naturale predisposizione a salvaguardare e proteggere gli oggetti che possiede; col tempo solo gli oggetti e le opere ci sopravvivranno raccontando di noi e del nostro vissuto. Duchamp ha conferito diritto allo spettatore di definire arte qualsiasi cosa esposta in un museo, legittimando comunque anche la “non arte” a cui tanto aspirava. Tutti artisti? Siamo ancora nipotini di Duchamp?
Credo che “abitare” con le visioni dei “costruttori di sogni” imponga anche uno stile di vita altro. Come recitava Battiato, noi guardiamo al mondo proiettati in “voli imprevedibili e ascese irraggiungibili, codici di geometria esistenziale”; direi, con un terzo occhio. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ha collezionato oltre alle opere d’arte anche diversi riconoscimenti. Le sono stati attribuiti diversi premi e titoli onorifici, ricopre vari ruoli e cariche. Lungimiranza e passione hanno fatto di lei una delle cento personalità più influenti del mondo dell’arte secondo la classifica di Art Review. Le si riconosce il merito di darsi anima e cuore nell’adoperarsi a far entrare l’arte e la bellezza nella vita di ognuno, nella vita di tutti. Arte come pane quotidiano? Fucina di speranza?
Dal 1995 sostiene i giovani artisti italiani e stranieri, con una particolare attenzione alla committenza e produzione di nuove opere. Promuove l’arte contemporanea con l’obiettivo di avvicinare ad essa un pubblico sempre più vasto. Le viene conferito il riconoscimento di Ufficiale della Repubblica Italiana, il titolo di Chevalier dans l’ordre des Arts et des Lettres conferito dalla Repubblica Francese, il Leo Award dell’ICI, e dal 2020 è Ambasciatrice nel mondo delle eccellenze torinesi. Patrizia Sandretto è il prosieguo di quella speciale tendenza femminile, collezionistica e mecenatesca, che nel secolo scorso ha visto diverse ereditiere americane fondare musei, come il Peggy Guggenheim. “Amo le opere che parlano del presente e del quotidiano. Molte le iniziative della Fondazione: l’Isola di San Giacomo diventerà il nostro avamposto dei sogni: uno spazio per progetti artistici e installazioni site-specific, per il teatro, la musica, il cinema, l’architettura, la ricerca, lo studio e la performance”. Con queste parole annuncia un periodo ricco di iniziative e novità in Italia e anche oltre i confini nazionali. La storia della sua collezione, che nel 2022 ha celebrato il trentennale, è stata festeggiata con iniziative e progetti concernenti diversi filoni artistici: mostre, scrittura, performance. Molto singolare è il “Bosco delle artiste” nato a Torino: è uno dei capitoli weTree, un progetto che promuove lo sviluppo, la nascita e la cura delle aree verdi nelle città italiane, intitolandole alle donne distintesi nella società. Oltre a incrementare il verde in un’ottica di sostenibilità, il “Bosco delle artiste” rappresenta uno spazio importante per le attività educative e sociali della Fondazione.
La signora del contemporaneo oltre che collezionare arte ha una predilezione per i gioielli fantasia e bijoux d’autore: ne possiede alcuni pezzi davvero di notevole maestria artigiana che rappresentano un’epoca, un modo, una testimonianza di usi e costumi del tempo. Arte indispensabile? Salvifica? Ci risolve i problemi quotidiani o soddisfa un bisogno interiore di eternità? Attraverso l’arte oggi si può esprimere la nostra voce più segreta, quella che spesso non trova spazio nella quotidianità. L’arte ci permette e promette di lasciare una traccia eterna della nostra storia, di ciò che siamo e cosa la vita ci ha insegnato. Il segno ci sopravvivrà!
di Apollonia Nanni – critico d’arte