Nell’Ottocento l’Africa fu, senza dubbio, la meta preferita di esploratori e viaggiatori; ma l’attenzione si rivolse anche ad altri continenti dove vaste aree rimanevano ancora scarsamente conosciute, come la foresta amazzonica. Tra i numerosi italiani che contribuirono alla conoscenza dell’America meridionale troviamo il conte Ermanno Stradelli (Borgo Val di Taro, 8 dicembre 1852 – Lebbrosario Umirizal, Manaus, 24 marzo 1926), esploratore di nobile famiglia, interessato alle scienze naturali, alla farmacia, alla geografia, alla topografia e alla fotografia; conoscenze che gli tornarono utili per i suoi viaggi.
Alla morte del padre, Stradelli chiede di dividere l’eredità per intraprendere un viaggio che lo avrebbe portato lontano. Inizialmente pensa all’Africa, ma poi opta per l’America Latina. Il 9 aprile del 1879, all’età di ventisette anni, parte per il Brasile con lo scopo di risalire i principali fiumi amazzonici. Nel 1881 visita la zona del Rio Vaupés, uno dei più interessanti affluenti del Rio Negro. Nel 1882 esplora il Rio Padauari e nel giugno dello stesso anno percorre il Rio Branco fino al Rio Negro, raggiungendo così Manaus, città brasiliana definita come il principale punto di partenza per raggiungere la Foresta Amazzonica. Nel 1883 percorre il Rio Madeira e si ferma poi a Itacoatiara.
La svolta per la sua attività di esploratore arriva nel 1884, quando, insieme a Barbosa Rodrigues, ingegnere, naturalista e botanico brasiliano, partecipa come fotografo alla missione per la “pacificazione degli indios Crichanás” del Rio Jauaperi. Qui Stradelli supera le difficoltà logistiche legate al trasporto di una tecnologia fotografica molto ingombrante, riuscendo a immortalare scene di altissimo valore storico e antropologico. Fu il primo a fotografare gli Indios nel proprio habitat e il primo a documentare un incontro pacifico tra gli abitanti della foresta e alcuni membri del governo brasiliano. Oltre a realizzare fotografie, Stradelli durante quel viaggio si innamora della cultura degli Indios e ne impara la lingua per riuscire a comunicare con loro.
Al termine della spedizione ritorna in Italia per concludere i suoi studi e si laurea nel 1886 all’Università di Pisa, con la tesi di laurea in Diritto internazionale. Nel gennaio del 1887 scrive alla Società Geografica comunicando la sua imminente partenza per il Brasile; sono gli anni in cui realizza la sua opera principale: un vocabolario dalla lingua indigena Nheengatu al portoghese, in cui non si limita alla semplice traduzione dei termini ma racconta il significato di ogni parola, elencando miti e tradizioni. Nel febbraio dello stesso anno riparte per l’Amazzonia e a marzo è a Caracas, in Venezuela, dove viene ricevuto dal presidente della Repubblica Guzman Blanco. Il 3 aprile parte per Ciudad Bolívar, proseguendo la sua spedizione (alto Guaínia, Yavita, Cucuí, Vista Alegre) fino al febbraio 1888, quando ritorna a Manaus, in Brasile. Nel dicembre dello stesso anno parte per il Rio Purus, raggiungendo infine il Rio Acre.
Nella zona del Purus frequenta diversi villaggi dell’etnia Ipurina. Tra il 1890 e il 1891 compie il suo terzo viaggio nel Rio Vaupés e nel 1893 acquisisce la cittadinanza brasiliana ottenendo dalla Corte superiore di giustizia del Brasile la lettera di advocado provisionado, che gli permise di entrare nell’ufficio del Pubblico ministero e di essere nominato, il 28 luglio 1895, promotor público (procuratore distrettuale) nel secondo distretto di Manaus. Il 24 settembre del 1895 lo trasferiscono a Lábrea, nella zona del Rio Purus, a più di ottocento chilometri di distanza da Manaus, verso sud-ovest. Nel 1897 torna brevemente in Italia; tornerà anche nel 1898 e nel 1899 e ancora, per l’ultima volta, nel 1901, quando il 10 novembre presiede una conferenza sull’Amazzonia, con l’esposizione di una carta, presso la sala del Collegio Romano. Dopo aver partecipato, nel 1904 a una spedizione organizzata nella regione del Rio Branco dal governatore dell’Amazzonia, Constantino Nery, negli anni successivi si dedica soprattutto alla sua attività di magistrato e allo studio del materiale accumulato in tanti anni di ricerche. Il 18 novembre 1912 viene nominato promotore pubblico di Tefé, una località a ovest di Manaus, lungo il Rio Solimoes, a oltre seicentocinquanta chilometri dal capoluogo, dove visse fino a quando venne esonerato dalle sue funzioni avendo contratto la lebbra. Non riuscendo a rientrare in Italia e nonostante il fratello Alfonso gli avesse fatto avere un biglietto di viaggio, viene internato dal governo brasiliano nell’improvvisato lebbrosario di Umirizal, alla periferia di Manaus, in un piccolo bungalow costruito per lui. Muore il 21 marzo 1926.
Presso l’Archivio Fotografico della Società Geografica Italiana sono conservate diverse interessanti immagini dell’Amazzonia (Rio Negro, Rio Branco, fiume Acre, fiume Purús, Manaus) di persone e di luoghi, raccolte durante la permanenza del conte fra le tribù delle selve amazzoniche. Stradelli riuscì a porsi in un rapporto assai particolare con gli indii che lo chiamavano “figlio del Gran Serpente”, vale a dire dell’essere superiore che creò il mondo e dal quale gli vennero riconosciuti tutti gli attributi supremi della bontà.
di Davide Chierichetti e Susanna Di Gioia (Società Geografica Italiana) – Immagini: Archivio Società Geografica Italiana – Roma