I miei ultimi studi si concentrano particolarmente su alcune interessanti figure di artisti del Rinascimento lombardo, segnatamente di area bresciana, il cui genio non è stato ancora messo in luce adeguatamente. Effettivamente, accanto alle personalità più prorompenti sulla scena artistica lombarda, quali il Moretto, il Savoldo e il Romanino, emergeranno altre personalità davvero di grande rilievo ma ancora poco conosciute agli studi storico-critici. Ritengo assolutamente necessario dedicare uno spazio più ampio alla trattazione di artisti ancora sfuggenti e mai abbastanza citati sia nelle pubblicazioni che negli articoli di carattere scientifico. Desidero far riscoprire un’altra figura davvero intensa e di grande spessore nel contesto del Rinascimento lombardo: Francesco Prata da Caravaggio (1495 ? – metà del 1500).
L’artista caravaggino, documentato a Brescia dal 1517 al 1527, ma che ha lavorato anche in altre località della Lombardia, Bergamo, Cremona e la stessa Caravaggio, affronta soprattutto la tematica sacra, declinata sia nelle storie veterotestamentarie che in quelle ispirate ai vangeli (affronta altresì la storia agiografica dei santi martiri, anticipando di qualche decennio la raffigurazione di alcuni soggetti che saranno invece centrali durante la Controriforma). Non ci sono moltissimi studi in merito al percorso artistico di Francesco Prata: in primis segnalo la succinta biografia redatta da Filippo Piazza per il Dizionario Biografico degli Italiani edito dalla Treccani (2016) e il contributo di Marco Tanzi, apparso sul Bollettino d’Arte del Ministero per i beni e le attività culturali nel 1987. Tra gli ultimi contributi scientifici tesi a tratteggiare più precisamente i contorni di questa personalità artistica – quantomeno per tentare una riemersione degli aspetti più salienti della sua pittura – ricordiamo l’articolo di Paola Castellini, pubblicato quest’ultimo sulla rivista Stile Arte nel 2007. Altri importnti contributi si devono a Francesco Frangi e a Paolo Plebani). Francesco Prata da Caravaggio produsse alcune opere pittoriche che si riallacciano stilisticamente ai modi del Romanino (1484 – 1566), ma con incursioni di notevole rilievo sul versante dell’arte veneta, leonardesca e finanche di Dosso Dossi. Sappiamo dalle fonti che l’artista divenne un pittore autonomo a partire dal 1510 e che nel 1517 partecipò alla riunione del collegio dei pittori nella chiesa di San Luca a Brescia.
Al 1518-1520 risale la sua prima opera firmata: lo Sposalizio della Vergine per la chiesa medioevale di San Francesco a Brescia, dove accanto agli influssi derivanti dal Romanino, si possono riscontrare influenze leonardesche, specialmente nelle teste dei personaggi e bramantesche, soprattutto nell’architettura dello sfondo in cui compaiono dei pilastri in marmo che reggono due cupole con pennacchi di chiara ispirazione bramantesca. Nel dipinto aleggia finanche una certa grazia raffaellesca, specialmente nelle disposizione delle figure alle spalle della scena dello sposalizio, dai ritmi cadenzati, le quali creano un semicerchio che accoglie il fulcro principale dell’episodio sacro, in cui i tre protagonisti (San Giuseppe a sinistra, il sacerdote celebrante al centro, la Vergine a destra) sono allineati in primissimo piano secondo una composizione perfettamente simmetrica. Alle spalle di San Giuseppe ravvisiamo l’autoritratto dell’artista con barba e cappello. A proposito dell’intento ritrattistico dell’autore che amava sovente comparire tra personaggi delle scene sacre da lui narrate, voglio ricordare in questa sede un altro dipinto fondamentale del corpus di opere ascritte con sicurezza al Nostro: trattasi della Salomè conservata presso la Fondazione Cavallini Sgarbi di Ferrara e firmata dallo stesso autore “Francisci Caravagiesis Opus”.
Nel quadro, derivante direttamente da un prototipo del Romanino, l’artista si autoritrae nel personaggio a sinistra con la barba rossa, dallo sguardo acuto rivolto direttamente al riguardante: un precedente di primaria importanza quasi un secolo prima degli autoritratti che Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, inserirà nei suoi dipinti romani. Tra il 1519-1522 collochiamo anche la pala del Martirio di Sant’Agata conservata in Sant’Agata a Brescia, in cui prevalgono segnatamente influenze savoldesche e morettesche che segnano una nuova fase del percorso artistico di Francesco Prata; oltre alle influenze suddette, che testimoniano direttamente quanto la lezione del lessico figurativo della scuola bresciana abbia notevolmente condizionato l’evoluzione stilistica del Nostro, c’è da mettere in luce anche la componente stilistica che deriva dalla pittura di Dosso Dossi, sia nell’incisività delle figure, caratterizzate da un cromatismo molto acceso, sia nel bellissimo brano paesaggistico che si apre alle spalle dei cinque personaggi sacri in primo piano, in cui prevale la scena del martirio di Sant’Agata, posta al centro della visuale.
Verso la metà degli anni ’20 del Cinquecento Francesco Prata si aggiornerà ulteriormente attraverso una maggiore apertura manierista che si avrà soprattutto allorquando l’artista caravaggino entrerà in contatto con la pittura del Pordenone che l’artista ha avuto modo di recepire a Cremona: a questa nuova fase, ormai matura del suo percorso stilistico, risale la decorazione della cupola della chiesa dei Ss. Fermo e Rustico a Caravaggio; sempre alla fine del terzo decennio risale l’ultima opera nota di Francesco Prata: la Deposizione di Cristo conservata sempre in S. Fermo a Caravaggio.
Da inserire nel catalogo dell’artista caravaggino due immagini della Madonna con Santi di straordinaria bellezza: la prima pala si trova presso la Galleria Sabauda di Torino, mentre la seconda immagine corrisponde ad un lacerto di affresco che proviene da Bedizzole (Bs), ora presso il Brooklyn Museum di New York. Nella prima pala, risalente al 1515, emergono suggestioni leonardesche, specialmente nella figura del Bambino Gesù dalle membra scattanti e vigorose, ma anche ricordi bramanteschi, ravvisabili soprattutto nella profonda architettura di stampo classico con esili lesene e una volta a botte d’ispirazione romana e rinascimentale. Sappiamo, infine, che il pittore si sposò e che le ultime notizie che lo riguardano risalgono al 1531.
È stato un pittore sicuramente influente alla sua epoca ma di cui si sono perse in parte le tracce: merita certamente una maggiore considerazione negli studi affinché esso ritrovi la sua giusta collocazione nella storia dell’arte italiana. Le sue opere si possono ammirare a: San Francesco a Brescia; Sant’Agata a Brescia; Galleria Sabauda di Torino; Chiesa dei Ss. Fermo e Rustico a Caravaggio ; Galleria Canesso, Lugano
di Francesco Caracciolo – storico dell’arte