Ci si può perdere e ritrovare nella Venezia onirica, surreale, extra-ordinaria per colori e atmosfere di Davide Battistin (Venezia, 1970) che, rivelazione agli inizi del nuovo millennio, è divenuto in questi anni cantore ricercatissimo di una città evanescente quanto profondamente reale nel sentire dei veneziani. Ora con Genesis, nuova serie di dipinti esposta a Venezia a Palazzo Loredan – Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti dal 15 dicembre 2023 al 18 febbraio 2024 con l’organizzazione di lineadacqua, Battistin fa un passo ulteriore e guarda alle origini, alle acque paludose e agli isolotti a palo d’acqua da cui i veneziani vollero “lanciarsi alla conquista del mondo”, perché è “nella stra-ordinarietà della sua genesi” che risiede la forza immaginifica di questa città.
La laguna, crogiolo del mito, e la luce atmosferica cercata negli specchi d’acqua e riportata con tecnica superba nelle sue tele, preludono – osserva Luca Zentilini che cura l’esposizione – “alla gestione metafisica delle architetture. L’essenzialità delle pietre, ridotte a sfumature di luce, afferma imperiosamente la profonda non ordinarietà di ciò che coglie il suo sguardo. Battistin è capace di vedere in ogni istante lo straordinario. Il suo animo non si arrende mai all’abitudine, incapace di smettere di sorprendersi”.
L’artista “mai intimorito dal peso potenzialmente opprimente delle infinite descrizioni visive di Venezia” – osservava Ian Warrell – estrae dunque con la sua pittura “l’essenza stessa della materia di cui è fatta Venezia” e mostra nella luce e nel colore la “quintessenza della scintilla creativa di un popolo che illuminò l’umanità per un millennio”; eppure inevitabile appare un senso di profonda inquietudine.
Se è vero che, manifestando nelle sue tele la piena consapevolezza del miracolo veneziano, Battistin riesce a far sentire comunque la presenza costante dell’uomo nella Venezia deserta dei suoi dipinti, altrettanto evidente è la scelta di escludere un’umanità che oggi più che mai attanaglia e sopraffà una città divenuta, suo malgrado, paradigma della fragilità del nostro mondo. “Battistin – scrive Zentilini – dipinge una città virginale, senza tempo, immersa in atmosfere a volte apocalittiche, luci spettrali che ne accentuano la bellezza . I suoi dipinti sono un’ode alla bellezza ma anche un monito a tutti noi su quanto e cosa siamo disposti a fare per tutelare il mondo in cui viviamo”.
Così l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, da sempre in prima linea nella difesa di Venezia e del suo ambiente lagunare, diviene luogo eletto per una mostra di straordinaria suggestione – accompagnata dalla musiche originali di Alvise Seggi polistrumentista e compositore di musiche per film e documentari e Michele Bonivento, anch’egli compositore, sound designer ed eclettico arrangiatore – che richiama tutti al tempo della consapevolezza e delle responsabilità.
Nato a Venezia nel 1970, Battistin si diploma nel 1998 all’Accademia di Belle Arti con una tesi su Guglielmo Ciardi. Nello stesso anno, vince una borsa di studio alla School of Fine Arts di Atene. L’estate seguente prende parte al IV seminario Internazionale d’Arte Contemporanea Europea a Ryn, in Polonia, Alcune esperienze di restauro degli anni novanta, tra cui nella sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, lo portano a uno riflessione diretta e tangibile sulla tecnica della pittura, materia che insegna a partire dal 2004 alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Ha la sua prima personale nel 2001 alla Galleria Pelar di Long Islad-New York, seguita da una mostra a Palazzo delle Prigioni Nuove a Venezia. Dal 2003 è tra gli artisti invitati dalla galleria W.H. Patterson di Londra per l’iniziativa Venice in Peril. Il suo studio, dopo essere stato ospitato per anni all’ultimo piano di Palazzo Papadopoli sul Canal Grande, è oggi in una fascinosa mansarda nel sestiere di Cannaregio. Dal 2013 collabora in esclusiva con lineadacqua. Nel 2022 i suoi dipinti sono stati scelti per le scenografie dell’opera lirica La Gioconda rappresentata al Teatro alla Scala.
Immagine in copertina: Davide Battistin, Genesis (part.),166 x 239 cm, olio su tela – Ph. Claudia Rossini