Lo spazio Maria Calderara di Milano presenta, dal 31 maggio al 30 giugno 2022, la mostra personale “… Per Immagini e per Parole…” di Gianni Pettena, artista, architetto e teorico del movimento di Architettura radicale. L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Galleria Giovanni Bonelli.
Fin dai primi anni ’70 la produzione di Gianni Pettenasi è distinta per il ricorso alle parole come oggetti reificati e per un atteggiamento performativo e più incline alla documentazione fotografica di avvenimenti, performance e veri e propri happening, a discapito della realizzazione di opere canonicamente intese. Così le parole, nel linguaggio visivo di Pettena, si traducono in grandi, enormi lettere di cartone (leggero perché originariamente ogni lettera doveva essere trasportata a spalla) che campeggiano nello spazio e ne modificano, con la loro presenza muta eppure densa di significati, la percezione e la fruizione.
“Carabinieri”, “Grazia&Giustizia” e “Milite Ignoto” sono le tre scritte ideate per altrettante performance che Pettena ha realizzato nel 1968 a formare una ideale trilogia di interventi spaziali semiotici. Le parole, scelte in quanto espressioni ideologiche della retorica del potere, assumono in questo modo una valenza antiautoritaria – sono letteralmente trasportate dai partecipanti all’azione – e vengono fisicamente cancellate alla fine di ogni performance (gettate a mare, bruciate o lasciate alle intemperie).
Accolgono i visitatori della mostra allo spazio Maria Calderara anche una serie di modellini in scala di alcuni tra i più iconici lavori di Gianni Pettena, realizzati dagli anni ’70 in avanti. In questo caso Pettena ha voluto radunarli quasi a formare una foresta di basi al centro dello spazio per omaggiarne non soltanto la storia illustre – dal 1985 al 2000 era infatti occupato dalla storica Galleria d’arte Christian Stein – ma anche la sorprendente bellezza della luce che dimora in questo luogo e che ne contraddistingue l’ambiente. Come in una foresta, dove differenti piante si sviluppano tendendo i propri rami alla luce del sole, così i modellini di Pettena, appoggiati su basi anche molto alte e quindi non facilmente fruibili, diventano metafora di un coacervo di idee che tendono alla luce e che, in vario modo e con differenti modalità, hanno costituito il personale contributo dell’artista alla rivisitazione del linguaggio dell’architettura inteso sia in senso stretto, come “progetto”, sia in senso più ampio, come “opera che modifica lo spazio dell’abitare umano”.
Gianni Pettena (Bolzano, 1940), vive e lavora a Firenze. È tra i fondatori, alla fine degli anni ’60 a Firenze, del movimento “architettura radicale” insieme a Superstudio, Archizoom, UFO. Nel 1972 realizza la sua prima mostra personale alla John Weber Gallery a New York. Negli anni successivi si dedica sia all’attività di artista che a quella accademica, spesso indagando le connessioni tra le proposte delle generazioni più giovani e il retaggio della sperimentazione iniziata negli anni ‘60. Le opere di Gianni Pettena, in particolare i lavori del cosiddetto periodo americano (1972) e i molti disegni la cui visionarietà si è poi spesso tradotta in profetica realtà, assumono un valore tanto per la loro specificità e unicità all’interno della sperimentazione radicale degli anni Sessanta e Settanta quanto per i loro influssi sul mondo dell’architettura, del design e dell’arte contemporanea successivi. Il suo lavoro è stato presentato in musei e istituzioni come: il Centre Pompidou di Parigi (1978), la Biennale di Venezia (1996), il Mori Museum di Tokyo (2004), il Barbican Center di Londra (2006), il PAC di Milano (2010), e il Museion di Bolzano (2008 e 2014); la Fondation Hermès di Bruxelles (2021).