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Giganti. Leggende e miti

Il tema dei giganti è un argomento molto dibattuto tra gli studiosi di ogni tempo. La possibilità che sia esistita una civiltà o una popolazione che abbia raggiunto proporzioni colossali è estremamente bassa. Sappiamo che in epoche passate molti scrittori e narratori dichiararono di aver sentito storie o di aver incontrato personalmente esseri enormi. Abbiamo testi millenari, che ne esaltano le gesta e la loro forza incredibile. I miti li ritrovano ovunque nel mondo: dalle lontane isole dell’Indonesia all’Australia, passando per il Giappone e l’Oriente, dalla Cina all’India, e in tutti territori russi, per poi arrivare al Medio Oriente, fino all’Europa, Italia compresa. Leggende sui giganti le troviamo anche in Africa e in tutta l’America, a partire dal Nord fino all’estremo Sud della dell’Argentina.

Ulisse e i suoi uomini accecano il ciclope Polifemo, anfora funeraria di Eleusi (particolare del collo), Museo Archeologico di Eleusi (Grecia) – Fotografia di Napoleone Vier, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Nella famosa gigantomachia e titanomachia greca esistono storie di giganti descritti come alti più di duecento chilometri, oppure fonti extra-bibliche, come il “Libro segreto di Enoch”, che parla di giganti alti millecinquecento metri. È  chiaro che dietro a queste leggende si nascondono le difficoltà storiche nel collocare eventi e luoghi non ben definiti. Ovviamente non potrebbe mai essere esistito un gigante alto più del pianeta Terra; invece, approfondendo nei testi, esistono racconti molto chiari sull’argomento. Dobbiamo tenere a mente che qualsiasi essere vivente apparso sul pianeta, in qualsiasi epoca, sarebbe stato soggetto alle stesse leggi fisiche e biologiche che abbiamo oggi. Un uomo alto dieci metri avrebbe dovuto avere una muscolatura, un sistema osseo e cardiovascolare talmente potenti che sarebbe difficile solo immaginarlo.

Atena sconfigge il Gigante Encelado, interno di un piatto attico a figure rosse, 525 a.C. ca., Museo del Louvre – Fotografia di pubblico dominio via Wikimedia Commons

Allora perché tutto questo interesse per una specie così particolare? La spiegazione più veritiera risiede nella curiosità dell’uomo antico nel cercare le grandi risposte sulla vita. Come si è formato l’universo? come si è creata l’aria che respiriamo? come si sono generate le montagne? e così via. A mio avviso l’argomento dipende dalle risposte che gli uomini si diedero millenni fa. Le leggende sul tema, infatti, ci descrivono divinità gigantesche dal cui corpo, dopo la loro morte, si generavano montagne, alberi e vallate. Dal loro sangue si formavano oceani e fiumi, dal loro ultimo sospiro, si creava l’aria che respiriamo. L’uomo preistorico non aveva conoscenze scientifiche, fisiche e biologiche e la presenza di esseri soprannaturali ne avrebbe così colmato il vuoto.

Giganti in Egitto
Giganti in Babilonia

Spesso si fa confusione sull’argomento. Il tema, invece, va affrontato con serietà, con criteri storici rigorosi, portando evidenze chiare e semplici. In Egitto e nel Medio Oriente, per esempio, non sono mai esistiti dei popoli più alti di un uomo comune. Mai uno studioso egittologo, né mai alcun archeologo che si sia occupato del regno egizio, ha  individuato un solo geroglifico attribuibile ai giganti. Mai un papiro, mai un bassorilievo, mai un testo è passato alla storia come dimostrazione della loro presenza. Non esiste il carattere geroglifico che identifichi “uomo gigante”; eppure esistono riproduzioni di pitture di uomini altissimi, affiancati ad altri di altezza più piccola o microscopica. Su questo, va ricordato che nell’antico Regno le raffigurazioni dei Faraoni erano riprodotte con singolari gigantografie del sovrano, mentre i servi, gli schiavi e tutto ciò che era di più basso gradino sociale veniva riprodotto, artisticamente, in dimensioni minori, quasi microscopiche in confronto alla divinità faraonica. La regalità del Re era troppo superiore rispetto al suo servo e non poteva essere identificata visivamente alla stessa proporzione. Lo stesso dicasi nel mondo sumero/accadico e in Mesopotamia, dove il cuneiforme conosciuto non ha mai descritto uomini giganteschi. Nemmeno riferendosi agli “Anunnaki”, le divinità scese dal cielo con carri volanti, si ha una loro descrizione delle proporzioni fisiche, ma solo del loro ruolo sociale e religioso.

Davide e Golia, Caravaggio, 1600 – Museo del Prado Madrid

Pertanto, in antichità non li avremmo trovati in quei luoghi, così come non li avremmo trovati nei riferimenti al testo sacro dell’Antico Testamento. I “Nephilim”, i giganti biblici, non vennero mai descritti nelle loro altezze fisiche, ma schiere di appassionati credono ancora che fossero altissimi. Lo dimostra il Gigante Golia, dove nel testo sacro viene riportato come un essere alto “sei cubiti e un palmo” ovvero circa due metri e novanta centimetri, mentre lo storico ebreo Giuseppe Flavio, citando il gigante, lo riporta a “quattro cubiti e un palmo” ovvero poco sopra i due metri.

Testa di Polifemo, anonimo, II sec. a.C. – Museum of Fine Arts, Boston

Inoltre, da sempre ci sono racconti riguardanti numerosi cimiteri di giganti, scheletri deformi di uomini altissimi, rinvenuti qua e là in mezza Europa. In molte cronache del tempo troviamo brevi passaggi che descrivono, dopo uno scavo, rinvenimenti di ossa pesanti e fuori dal normale. La maggior parte di questi ritrovamenti veniva poi sciolto e lo sgretolamento aveva la meglio. Ma anche questi ritrovamenti a mio avviso hanno delle risposte semplici: si trattava di ossa di animali preistorici come mammuth, dinosauri e altre specie estinte, che potrebbero essere state scambiate per ossa di giganti. Polifemo, con il suo unico occhio al centro della testa, venne rinvenuto in Sicilia, la terra dei Ciclopi. Le sue leggende vennero raccontate dopo aver trovato nei pressi di Palermo alcuni teschi di elefante nano, animale estinto molti millenni prima e completamente sconosciuto all’epoca dei ritrovamenti. La caratteristica dell’animale è quella di avere un grande foro al centro del cranio: sono le narici del pachiderma, non il bulbo oculare del gigante; ma tremila anni fa gli antichi abitanti della Sicilia non riuscirono a capirlo, scambiandolo per il cranio del ciclope.

Diario storico di un viaggio effettuato alle Isole Falkland nel 1763 e 1764, per ricognizione e costituirvi uno stabilimento; e due viaggi allo Stretto di Magellano, con una relazione sui Patagoni. Autore: Pernety, 1769 – Biblioteca del Museo di Storia Naturale, Londra

Personalmente parto dal presupposto che la specie dei giganti dovesse appartenere a un gruppo diverso di uomini. Non certamente agli Homo Sapiens. Infatti la nostra specie non riesce a superare altezze superiori ai due metri e venti centimetri, senza avere problemi di salute. Dovevano aver convissuto con la nostra specie, ma separata e distinta da essa. Quelli da me individuati erano alti almeno due metri e ottanta e conducevano una vita molto semplice, limitati a poche migliaia di esseri viventi, vivendo allo stato primitivo. Li ho chiamati gli “Homo Gigantis” proprio per distinguere la loro specie dalla nostra e alcuni di questi li ho individuati esattamente nei territori della attuale Patagonia.

Famiglia di Patagoni, T. Jefferys, 1771

Intere generazioni di esplorazioni, infatti, tra il XVI e il XVII secolo, vennero in contatto con questi selvaggi, ne descrissero l’altezza, raccontando esattamente le loro fattezze fisiche, la loro forma sociale e religiosa. Abbiamo diari, appunti e testi del tempo, talmente precisi, che si fa fatica a non credere nella loro veridicità. Erano alti oltre tre metri, alcuni potevano raggiungere e superare i quattro metri. Andavano in giro semi nudi, con il corpo dipinto di forme colorate, vestivano di pelli di animale e mangiavano in prevalenza carne di guanaco. Talvolta presentati come cannibali e violenti, altre invece raccontati come buoni e amici dei conquistadores. Le loro altezze erano misurate nei vecchi sistemi di misurazione come “il piede” o “la spanna”. I dettagli anatomici erano chiari. Si poteva leggere nei diari: “… il più alto di noi, arrivava all’altezza del loro bacino…”. Nessuna esagerazione di specie. Erano giganti ed erano una popolazione di uomini molto ristretta, forse poco sotto le mille unità. La storia li ha dimenticati e la loro ricerca si è fermata quando gli esploratori del XVIII e del XIX secolo iniziarono a mappare tutta la regione e non trovarono alcuna traccia della loro presenza. In realtà non vennero più individuati perché furono catturati, uccisi e torturati. Molti portati in Europa per far bella mostra di sé, in spettacoli e fenomeni da baraccone. Fu un eccidio che portò all’estinzione dell’ultima specie di Homo Gigantis della storia. Sono riuscito a rispolverare in un testo dimenticato del XVII secolo una storia assolutamente singolare, ambientata a Venezia. Lo chiamavano il “Colosso della Patagonia”, un essere gigantesco di oltre quattro metri. Un fenomeno da baraccone, che si ribellò ai suoi aguzzini e venne ucciso.

Illustrazione allegorica che rappresenta il mito greco di Cedalione sulle spalle del gigante – Washington, Library of Congress. Rosenwald 4, Bl. (1410 c.), 5r

Oltre la Patagonia troviamo storie di esploratori anche in una remota isola dell’Oceano Indiano, Zanzibar, l’isle des geants. Una terra di oltre mille chilometri di lunghezza, completamente dimenticata dall’umanità. Attraverso un’attenta ricerca nei libri di storia sono riuscito a riscoprire la sua esatta posizione geografica: nelle mappe di metà del XVI secolo, infatti, i cartografi di mezz’Europa la conoscevano e ne riportavano le coordinate geografiche. Nel “Milione” di Marco Polo troviamo il primo riscontro storico della sua presenza. Era un’isola immensa, abitata da persone talmente grandi da essere definite giganti. Sappiamo che erano di carnagione nera, con capelli rizzi, labbra grosse e narici larghe. In una raffigurazione, venivano confrontati agli elefanti presenti nel luogo.

lanisfero Dauphin, scuola cartografica Dieppe, 1547

In conclusione, l’Homo Gigantis, secondo le mie ricerche, è un essere umano esistito veramente. Alto mediamente sopra i tre metri, era una rarità del tempo, ma non una fantasia. Bisogna però stare attenti alla questione dei miti e delle leggende perché dietro ai racconti vi era la scarsa conoscenza scientifica e storica dei nostri antenati.

di Eduardo Orma

Immagine in copertina: Colosso della Patagonia catturato e deportato in Portogallo, in Neu-polirter Geschicht-Kunst- und Sitten-Spiegel ausländischer Völcker, Francisci Erasmus, 1670

Autore

  • Eduardo Orma nasce a Torre del Greco (NA) nel 1975. Appassionato di antiche civiltà, di misteri e di ufologia, negli anni ha approfondito gli studi abbracciando le tesi della paleoastronautica e del contatto alieno avvenuto nella preistoria. Dal 2020 in collaborazione con l'emittente TVCity, conduce la trasmissione culturale in streaming "Oltre la storia", in cui intervista autori e ricercatori italiani che spingono le loro ricerche oltre la storia ufficiale. Agli inizi del 2021 scrive il suo pr...

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