Di cosa è a caccia l’uomo contemporaneo? Forse di orizzonti. È quanto sembrano cercare i personaggi delle opere di Fulvio Tornese, pittore, grafico e architetto che espone in numerosi saloni internazionali di arte contemporanea. Nella sua ultima mostra, quella chiusa lo scorso 18 gennaio 2023 al museo MUST di Lecce, sono state esposte diverse opere recenti raffiguranti spesso uomini e donne attenti a guardare il paesaggio, sia antropico che naturale, con lo sguardo verso l’orizzonte. Le sue tele calano il visitatore in un’atmosfera fantastica, quasi surreale, dove sembra emergere la necessità di porsi degli interrogativi, di cercare nuovi punti di vista e nuovi sguardi sul mondo.
Il Novecento, attraverso il linguaggio dell’arte ci ha mostrato la dinamicità e il potere della tecnologia e della macchina, si pensi, ad esempio, al Futurismo; ci ha raccontato la perdita della forma e della sua solidità con l’astrazione o l’informale; ci ha spinto ad indagare lo spazio e l’oggetto fin nella sua serialità, come nella Pop Art; ci ha spalancato la possibilità di esplorare e rappresentare l’inconscio con la forza espressiva dei Surrealisti e anche raccontato l’alienazione dell’individuo nelle città per poi trasformarle in luoghi privilegiati della comunicazione e “rivoluzione” artistica e sociale con la Street Art. Ognuna di queste tappe, anche sovrapponibili – in qualche caso – testimoniano che la pittura è espressione di grandi cambiamenti sociali, ma è anche ricerca.
Fulvio Tornese affronta la tela bianca con questo bagaglio d’esperienza e narrazione visiva alle spalle, strizzando l’occhio anche alle grandi firme del fumetto e ci sottopone il suo punto di vista sulla realtà contemporanea. Nelle sue tele mostra una particolare attenzione verso lo “spazio” e la condizione esistenziale e non stupisce dato che è anche un architetto. Non ha temuto di riprendere in mano la figura e di concentrarsi sullo “spazio dell’uomo” per raccontarlo, esplorarlo, ritrarlo e guardarlo con la “giusta distanza” aiutandoci a riscoprirlo, individuarlo, discuterlo, immaginarlo. L’uomo di Tornese è in movimento, in viaggio, spesso con dei bagagli, in strada, su una nave, davanti a una finestra. Dove ci muoviamo oggi? Qual è il nostro paesaggio e orizzonte? Tornese ci fa notare che abbiamo scelto di abbandonare le campagne per andare a vivere prevalentemente nelle grandi città, ma nonostante questo ci portiamo dietro la “nostra” natura e, in modo giocoso, associa i capelli alle forme e movimenti sinuosi delle chiome degli alberi. Che l’uomo si identifichi spesso con l’albero la psicologia ce lo insegna da tempo. Ci racconta dunque di un uomo in bilico tra antropico e naturale, che rimane ancorato all’idea di poter controllare, grazie alla scienza e alla tecnologia, la natura.
di Melina Scalise – giornalista, psicologa