Dopo la mostra dedicata a Canova e Thorvaldsen, le Gallerie d’Italia in Piazza Scala a Milano, museo di Intesa Sanpaolo, celebrano nuovamente l’arte scultorea ospitando gli straordinari marmi romani collezionati dalla famiglia di banchieri e mecenati Torlonia. La mostra “I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces” è stata inaugurata il 25 maggio ed è visitabile fino al prossimo 18 settembre. 96 marmi della Collezione Torlonia, la più importante raccolta privata di statuaria classica, sono protagonisti di questa grande esposizione che, con cinque nuove opere restaurate, inaugura il programma espositivo mondiale della Collezione.
L’iniziativa, frutto della sinergia tra istituzioni pubbliche e private e dell’impegno curatoriale di Salvatore Settis e Carlo Gasparri, arricchisce l’offerta espositiva milanese con una proposta di altissima qualità, che contribuisce a diffondere la conoscenza di un autentico tesoro del nostro Paese. Nasce da un accordo tra la Fondazione Torlonia e il Ministero della Cultura, con la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma. L’evento espositivo segna la seconda concreta tappa dell’accordo tra il Ministero della Cultura e la Fondazione Torlonia siglato nel 2016, prima di intraprendere un tour internazionale.
Il maestoso sarcofago consolare dalla via Ardeatina accoglie i visitatori, con un gruppo di togati romani, negli spazi di grande respiro delle Gallerie, dove trova la sua ideale collocazione il colossale Dace prigioniero simile agli esemplari del Foro di Traiano, accanto ai ritratti di Domiziano e di Antinoo, recentemente restaurati, parte della celebre galleria dei 122 busti della Collezione. Il percorso di mostra termina con una sezione interamente dedicata ai restauri dove l’Ercole composto da 112 pezzi, già esposto a Roma, dialoga con la scultura della Leda con il cigno: in entrambe le opere sono visibili diverse fasi dell’intervento di pulitura, per raccontare le sfide che deve affrontare il restauro contemporaneo.
La genesi della Collezione Torlonia si deve alla passione per il collezionismo di antichità della Famiglia Torlonia che trova il suo compimento nella Fondazione Torlonia istituita con lo scopo di preservare e promuovere “l’eredità culturale della Famiglia per l’umanità” da tramandare alle generazioni future. Una collezione che nell’elegante narrazione dei curatori racconta di alcuni momenti fondamentali della nostra civiltà. L’esposizione alle Gallerie d’Italia di Milano rappresenta l’evoluzione, dopo la mostra inaugurale ai Musei Capitolini di Roma, verso il tour internazionale di un progetto corale che assicura la trasmissione di questo eccezionale patrimonio artistico, componente essenziale della nostra identità culturale, alle nuove generazioni.
«Alla sua apertura nel 1875, in una Roma che era da poco capitale d’Italia, il Museo Torlonia fu un’impresa di grande respiro e ambizioni. Questa mostra, che riporta alla coscienza di tutti i tesori di una collezione senza pari, copre meno di un sesto dei marmi Torlonia; ma incarna l’intento, condiviso fra il Ministero della Cultura e la Fondazione Torlonia, di riaprire il Museo nella sua interezza. Trasferendosi da Villa Caffarelli sul Campidoglio ai ben più vasti spazi delle Gallerie d’Italia in piazza della Scala, la mostra appare rinnovata non solo perché comprende cinque sculture in più, ma anche per il nuovo allestimento di Lucia Anna Iovieno, che conserva il filo narrativo attraverso la storia del collezionismo, ma propone nuovi e inattesi punti di vista e interrelazioni fra i marmi.» (Salvatore Settis e Carlo Gasparri, curatori della mostra)
Le opere sono state recentemente restaurate. Da tale operazione sono emerse alcune interessanti scoperte come le tracce di colore presenti sul Rilievo di Porto del III sec. d.C. Gallerie d’Italia ha voluto supportare questa fondamentale opera di conservazione contribuendo al restauro del Sarcofago Consolare e della scultura della Leda che apre e chiude significativamente la mostra.
Il catalogo delle opere restaurate è edito da Electa, organizzatore e produttore della mostra mentre per l’identità grafica è stato coinvolto lo studio Sonnoli. L’immagine coordinata nasce dalla ricerca e approfondimento sui caratteri tipografici usati nel catalogo storico del Museo Torlonia. La T di Torlonia è diventata il logotipo guida di tutta la comunicazione diventando parte integrante della grafica e supporto per la galleria di sculture selezionate per la mostra. Nella sede milanese la progettazione del nuovo allestimento è stata affidata all’architetto Lucia Anna Iovieno, che ha dato una nuova lettura e una personale interpretazione della mostra, condividendo con i curatori tutte le fasi della progettazione.
Progetto scientifico
Il progetto scientifico a cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri si rivela in un percorso espositivo che mantenendo il fil-rouge di una cronologia a ritroso sulla storia del collezionismo, mette in luce l’eccezionale rilevanza della storia del Museo Torlonia alla Lungara, fondato dal principe Alessandro Torlonia nel 1875. Le opere (busti, rilievi, statue, sarcofagi ed elementi decorativi) – più di 620 pezzi descritti nel catalogo del Museo Torlonia di sculture antiche (1884-85) curato da Carlo Ludovico Visconti, il primo integramente illustrato in fototipia – non sono solo insigni esempi di scultura antica, ma testimoni di uno spaccato altamente rappresentativo della storia del collezionismo di antichità in Roma dal XV al XIX secolo. Collezione di collezioni, questa raccolta è l’esito di una lunga serie di acquisizioni e di alcuni significativi spostamenti di sculture fra le varie residenze della famiglia fino alla realizzazione del Museo Torlonia rappresentando – gli inizi del collezionismo di antichità e il passaggio alle grandi collezioni patrizie – un processo culturale di fondamentale importanza in cui l’Italia e Roma hanno avuto un primato incontestabile.
Sezione I: Evocazione del Museo Torlonia – Il percorso inizia con una spettacolare evocazione del Museo Torlonia – inaugurato dal Principe Alessandro nel 1875 – collocato in via della Lungara, dove le 620 sculture erano esposte in 77 sale. Celebre tra queste la vasta galleria di 122 busti- ritratto: «un immenso tesoro di erudizione e d’arte» (P.E. Visconti). Nella tappa milanese la prima selezione sarà arricchita dall’imponente Sarcofago Consolare della Via Ardeatina MT 395, con un gruppo di togati romani, che accoglierà i visitatori, e due nuovi busti (Domiziano MT 539 e Antinoo MT 398) a completamento della galleria di volti già presenti nella mostra romana.
Sezione II: Scavi Torlonia (secolo XIX) – Il Principe Giovanni e il figlio Alessandro trassero molte sculture da scavi intorno a Roma, in aree archeologiche come la Caffarella e le Ville dei Quintili, dei Sette Bassi e di Massenzio. Altri reperti giunsero da scavi lungo la via Appia e la via Latina o da latifondi in Sabina e Tuscia, o ancora nell’area del Portus Augusti. In questa sezione, nella sede milanese, verrà ospitato il colossale Dace MT 412 che per ragioni di portata dato il peso non aveva potuto essere collocato a Villa Caffarelli, e che nelle imponenti sale di Gallerie d’Italia troverà il giusto spazio per essere ammirato in tutta la sua grandiosità.
Sezione III: Villa Albani e lo Studio Cavaceppi (secolo XVIII) – Molti dei marmi del Museo Torlonia vengono da due grandi nuclei del secolo XVIII: Villa Albani, voluta dal Cardinale Alessandro Albani (1692–1779) per ospitare la sua collezione di sculture, acquistata dal Principe Alessandro Torlonia nel 1866 e ancora di proprietà della Famiglia, e i marmi dallo studio dello scultore Bartolomeo Cavaceppi (1716–1799), che testimoniano la sua attività di restauro e commercio di sculture antiche. Alla sua morte, Giovanni Torlonia comprò all’asta tutti i marmi del Cavaceppi, salvandoli dalla dispersione.
Sezione IV: La Collezione di Antichità di Vincenzo Giustiniani (secolo XVII) – Il marchese Vincenzo Giustiniani (1564–1637) promosse nel 1636–37 una sontuosa opera a stampa, la Galleria Giustiniana, con 330 incisioni riproducenti molte delle sue sculture antiche. Il nucleo più consistente delle antichità, acquistato dal Principe Giovanni Torlonia nel 1816, nel 1856–59 passò al figlio Alessandro, che lo destinò al Museo.
Sezione V: Le Collezioni di Antichità dei secoli XV–XVI – Una selezione di sculture documentate in collezioni dei secoli XV e XVI, passate ai Torlonia come parte di più vaste acquisizioni (Albani, Giustiniani, Cavaceppi), o per acquisto diretto.
Epilogo – Storia del restauro – Nell’ultima sala, sul tavolo con ripiano di porfido è posta una copia del sontuoso volume del Museo Torlonia (1884) con la riproduzione in fototipia di tutte le 620 sculture del Museo. Quest’ultima sala nella tappa milanese ospiterà un interessante confronto e approfondimento sul tema del restauro contemporaneo. All’Ercole MT 25 composto da 112 pezzi verrà affiancata la Leda MT 60 esposta con diverse fasi visibili dell’intervento di pulitura per raccontare al meglio le varie fasi del restauro, in particolare nel Museo Torlonia di fine Ottocento e per evidenziare i problemi e le sfide che deve affrontare il restauro contemporaneo.
Le cinque nuove opere restaurate
Sarcofago a lènos con due coniugi e corteo di accompagnamento a un magistrato MT 395 – Marmo bianco a grana media da scavi sulla Via Ardeatina. L’opera, dalle dimensioni imponenti, costituisce una straordinaria testimonianza di sarcofago a lènos, diffusosi a Roma a partire dalla tarda età antonina (fine secolo II) nell’ambito di una corrente filellenica, ed una delle più complesse raffigurazioni del tema della concordia coniugalis trasferita in una dimensione intellettuale. Un fregio continuo si snoda sulla superficie, con al centro la coppia di defunti (le teste rivolte una verso l’altra), accompagnati da due file di uomini, sebbene in origine la donna avesse un seguito muliebre. La scena allude al processus consularis, corteo che seguiva il console (cioè il defunto, frontale, in abiti senatoriali, con la destra levata in gesto oratorio o di saluto e volumen nella sinistra) il primo giorno della sua entrata in carica. Le figure dietro al defunto sono connesse alla sua attività di magistrato o rappresentano filosofi e sapienti a lui vicini, secondo le tendenze culturali del tempo. Il sarcofago Torlonia si configura dunque come fulgido esempio di monumento realizzato secondo la volontà del defunto di essere caratterizzato come uomo di cultura, presentato come homo spiritualis, anticipando al tempo stesso un tema ricorrente, la raffigurazione di filosofi, che segnerà la produzione di sarcofagi fino all’età costantiniana. Statua di Dace priogioniero MT 412 – Marmo lunense. Da Roma, via del Governo Vecchio. Il marmo ritrae un personaggio vestito con il tradizionale abito dei Daci, popolo conquistato grazie all’impresa militare dell’imperatore Traiano tra il 101 e il 106 d.C. Il Dace Torlonia, proveniente da una bottega specializzata in soggetti colossali, è in forte connessione iconografica con il celebre gruppo dei Daci prigionieri che decoravano nella Roma antica il Foro di Traiano, celebrazione visiva della grandezza e delle vittorie dell’imperatore. Busto di Antino MT 398 – Testa in marmo bianco a grana fine; busto in marmo proconnesio (?) dalla collezione Giustiniani. Tipo di ritratto posteriore alla morte di Antinoo (130 d.C.), con serto dionisiaco e supporto per una corona egizia, evocativa di Osiride. Il nodo della nebride diverso dagli esemplari antichi e la mancanza di guasti nel marmo fanno ipotizzare una sua esecuzione nel XVIII secolo, per la Galleria di Palazzo Giustiniani. Busto di Domiziano MT 539 – Testa in marmo bianco a venature grigie; busto in marmo bianco (lunenese?) già nel Palazzo Torlonia in piazza Venezia. La testa, acquistata ai primi dell’Ottocento, richiama il ritratto eseguito per l’ascesa al trono di Domiziano (80 d.C.), ma con stilemi moderni e su busto adatto per il Museo. Gruppo con Leda e il cigno MT 60 – Marmo pentelico (?) da Porto, scavi nel Palazzo imperiale (1864). La statua risale al prototipo di Timotheos (seconda metà del IV a.C.), o forse ad un altro della tarda età ellenistica, con una diversa versione del mito sempre connesso alla nascita di Elena.
Foto di copertina e dell’allestimento: Duilio Piaggesi