La mia regione la Sicilia. La mia città, Palermo. Il cuore della mia città, i mercati storici: Ballarò, la Vucciria, il Capo, le Pulci. Quante emozioni in quel caleidoscopio di colori, profumi e suoni, così simili e nel contempo così diversi tra loro!
Ballarò
In uno dei quattro mandamenti di Palermo, nel quartiere dell’Albergheria è Ballarò, il più antico mercato permanente di Palermo. Prevalentemente alimentare, è famoso per la vendita delle primizie provenienti dalla campagne vicine, ma si trova anche tanto altro. Si estende da piazza Casa Professa ai Bastioni di corso Tukory e si presenta assiepato di bancarelle e cassette piene di merce che fanno da scenografia alle “abbanniate” dei venditori che vogliono attirare l’interesse dei passanti. l cibo cotto poi, è un richiamo per gli avventori: patate e verdure lesse, cipolle e peperoni al forno e ancora panelle, crocchè e melanzane fritte, fanno da antipasto all’ormai famoso panino con la milza… è lo street food palermitano!
Così tra tendoni coloratissimi, abbanniate e panelle fritte, ecco che anche l’Arte, come in ogni angolo di questa città, fa capolino: la Chiesa di Casa Professa, splendido esempio di barocco palermitano, si distingue con la sua cupola decorata a rombi gialli e verdi, la Chiesa del Carmine Maggiore, contenitore di gioielli d’arte preziosissimi, come le colonne tortili dorate decorate a stucco da Giacomo Serpotta, la cui cupola svetta sorretta da quattro Atlanti e la torre di san Nicolò di Bari, esempio medievale di torre di avvistamento, oggi annessa all’omonima chiesa come campanile, sulla cima della quale è visibile uno dei panorami più belli della città. Ballarò è tutto questo ed altro ancora… venitelo a scoprire!
Il mercato del Capo, il “Suk” di Palermo
A Porta Carini due piloni di pietra d’intaglio fanno da cornice ad un quadro dai tendoni multicolori che non permettono al sole di penetrare ma che mantengono, con grosse lampade accese, un’atmosfera soffusa e costante. È per definizione il mercato del popolo di Palermo, dove trasuda opulenza e magnificenza in un intricato labirinto viario, proprio di un “Suk” orientale. La vita del mercato inizia molto presto, i mercanti piazzano la merce in ceste e cassette per “apparare” la frutta e stipare la verdura. Nelle “putie” la gente si “sofferma, talia, tasta e pattia” per poi comprare. I venditori “abbanniano” invitando ad acquistare la loro merce. Tra loro gli ambulanti vendono lo “sfincionello”, altri “riffano” portando in bella vista un cesto con ogni sorta di mercanzia alimentare. Nel pomeriggio una grossa “quarara” sobbolle, patate e domestiche sono pronte per essere gustate.
Tra le “putie” ecco che, anche qui, l’arte fa capolino, la splendida facciata barocca della chiesa dell’Immacolata Concezione o ancora la decorazione musiva del prospetto del panificio Morello, “A pupa ru Capu” è il nome dato dai palermitani all’immagine della bella ragazza raffigurata, vera e propria opera d’arte, una delle tante testimonianze del liberty palermitano. Giungiamo così a piazza Beati Paoli, antica e misteriosa setta di incappucciati che, tra il Sei e Settecento, puniva chi perpetrava soprusi nei confronti dei più deboli; qui un antico chiosco tiene in bella mostra gli agrumi di Sicilia pronti a dissetare gli astanti. Potrei continuare a raccontare tanto altro, ma non voglio fare molta letteratura… desidero solo invitarvi a vivere questa atmosfera unica e inebriante!
Il Mercato delle Pulci di Palermo
Mobili, chincaglierie e non solo… È una splendida giornata di sole, tipica della primavera palermitana, il clima invita alle passeggiate ed io decido di dedicare la mattina ad una visita al mercato delle pulci. È una baraccopoli creata passo passo dai rigattieri di Palermo. Tutto inizia nel dopoguerra, dal 1951 in piazza Peranni al Papireto, al confine con il centro storico della città, a due passi dalla Cattedrale normanna. È magico, le baracche in lamiera sembrano casette di uccellini sugli alberi che, ormai cresciuti, hanno formato un tunnel di rami e fronde per difenderle dalle intemperie. È qui che da piccola accompagnavo la mia mamma che, innamorata dell’amore, cercava in questo scrigno romanticherie: una teiera in fine porcellana, un vassoio cesellato o una panca intarsiata, tutti oggetti provenienti dai palazzi nobiliari del centro storico, anche le maioliche dismesse abbiamo usato come decori in una casa di villeggiatura.
Oggi non è più come allora. Oggi passeggiando in questo mercato, faccio un salto nel mio passato, rivivo momenti familiari ritrovando oggetti che non ho più, perché loro non ci sono più, come non ci sono più i mille proprietari di altrettanti oggetti che parlano della loro vita vissuta, dalle Nobildonne al Farmacista, dal Monsù al Combattente di mille battaglie… o di una sola, i cui reperti esposti sono un’inconfutabile testimonianza storica. È un momento topico, che trasporta in un’altra dimensione e molto bella, perché ci porta a condividere ciò che non abbiamo, né potremo mai vivere!
La Vucciria
Non solo mercato… A Palermo, nel mandamento Castellammare, si snoda uno dei quattro mercati storici della città. Dal francese boucherie (macelleria) o dal nostro dialetto vucciria (confusione) il mercato, teatro dalle quinte colorate dei tendoni, ci regala, come rituale millenario, sensazioni uniche. Ascoltare gli abbanniatori che offrono le loro merci, sentire l’acqua che bagna il pesce e le verdure per esaltarne l’aroma, origliare il vociare sommesso degli spettatori di questo teatro.
È un angolo di mondo senza tempo che è anche scorcio di una realtà, di un vissuto fisico di speranze di attese di desideri. Storie di vita condivise con la gente più insolita, in uno spicchio di mondo che è il mercato, casa, luogo di incontri, aggregazione. Non dimentichiamo la sua mascotte: il coccodrillo imbalsamato! Andate a caccia della leggenda! Nel cuore del mercato poi il “Genio di Palermo” posto lì in una edicola marmorea è l’antico genius loci. Raffigurato come uomo dalla lunga barba, sul capo porta una corona ducale e tiene tra le braccia un serpente che si nutre del suo petto. Sul seggio in cui troneggia è scolpita un’aquila, simbolo della città di Palermo.
testo e disegni di Catia Sardella – https://arteallalloro.blogspot.com/