Il Memoriale Brion, conosciuto anche come Tomba Brion, è un luogo visitato ogni anno da migliaia di persone e ammiratori delle opere di Carlo Scarpa (Venezia 1906 – Sendai, Giappone, 1978), architetto e designer italiano fra i più importanti del XX secolo.
Il sito, riconosciuto come opera d’arte, è una meta di culto per gli appassionati di architettura, grazie alla sua straordinaria struttura. Tant’è che il numero dei visitatori è destinato ad aumentare sia perché è considerato il lavoro più rappresentativo di Scarpa, sia perché recentemente anche il cinema lo ha posto al centro della scena. Infatti, nel luglio 2022, la troupe del sequel di Dune – l’epopea cinematografica diretta da Denis Villeneuve che ha conquistato sei premi Oscar e può vantare un cast straordinario con attori come Javier Bardem, Timothée Chalamet e Zendaya –, ha scelto proprio la Tomba Brion come ambientazione per girare alcune scene del secondo capitolo del kolossal hollywoodiano uscito nelle sale nel 2023. Il primo capitolo di Dune, ispirato al romanzo di Frank Herbert, aveva già ottenuto un Oscar per la miglior scenografia. Orson Welles, celebre regista statunitense, disse: «La fotocamera è molto più di un apparecchio di registrazione, è un mezzo attraverso il quale i messaggi ci raggiungono da un altro mondo». È suggestivo allora immaginare che Villeneuve abbia pensato a questa frase quando i suoi collaboratori gli proposero il sito funerario veneto come location per alcune scene del noto sequel di fantascienza.
Sempre nel 2022 il monumento è stato donato al FAI, Fondo Ambiente Italiano, dai figli della famiglia Brion. Il presidente del FAI, Marco Magnifico, ha così commentato l’evento: «Fin dalla prima volta ho avuto l’impressione di entrare in un mondo nuovo, diverso e sconosciuto, quello dell’aldilà. Un mondo che non ha le caratteristiche di quello in cui vivo e sono sempre vissuto, un mondo che esiste solo qui, dove Carlo Scarpa ha immaginato e realizzato un pezzo di Campi Elisi del XX secolo. È un luogo dello spirito: lì c’è una vita sospesa che va vissuta per comprendere pienamente il monumento». La Tomba Brion è così diventata la settantesima acquisizione del Fondo per l’Ambiente Italiano. Si tratta di una delle opere più originali e complesse di Carlo Scarpa, caratterizzata da un impianto iconografico che si ispira a diverse culture, in particolare a quella Zen giapponese e al mondo paleocristiano, in perfetta armonia con il paesaggio circostante. Fonde forme e simboli di varie religioni e rappresenta una sintesi sublime della ricerca artistica di Scarpa.
Il complesso funerario, commissionato nel 1969, è stato realizzato tra il 1970 e il 1978 (Scarpa morì proprio in quell’anno, in Giappone) su richiesta di Onorina Tomasin per celebrare la memoria del defunto marito Giuseppe Brion, fondatore dell’azienda di elettronica BrionVega. Il complesso, a forma di L rovesciata, si trova accanto al cimitero di San Vito di Altivole (TV), ma in un’area separata. Occupa circa duemila metri quadrati e si distingue dal cimitero confinante per un muro inclinato, che crea quasi un secondo orizzonte sulla campagna trevigiana. Il monumento è composto da quattro edifici. Giuseppe Brion, industriale che col suo marchio ha raggiunto la notorietà, punto di riferimento del design “Made in Italy” nel settore degli apparecchi radiofonici e televisivi degli anni ’60 e ’70, era nato proprio nel piccolo paese trevigiano. Tra specchi d’acqua dedicati alla meditazione, lo spazio si contraddistingue per le sue linee essenziali e geometriche, apprezzabili fin dall’ingresso, e per il contrasto tra il verde dei prati e il cemento armato.
Di particolare rilievo è l’Arcosolio, un arco decorato con inserti di vetro di Murano e foglie di alloro, che custodisce i sarcofagi inclinati di Giuseppe e Onorina Brion. Un elemento originale e simbolico del complesso sono gli anelli incrociati nel portico o propileo, che rappresentano l’unione eterna oltre la vita dei due coniugi. L’area monumentale Brion è spaziosa e ariosa, con ampie aiuole e grandi vasche d’acqua che smorzano l’imponenza del cemento armato. Ogni elemento del complesso denota una grande attenzione alla disposizione degli spazi e ai simboli, con l’acqua come fonte di vita. Scarpa stesso, durante una conferenza stampa a Madrid nel 1978, pochi mesi prima della sua tragica scomparsa in Giappone, disse: «Questo è l’unico mio lavoro che torno a vedere volentieri, perché mi sembra di aver conquistato il senso della campagna, come volevano i Brion. Tutti ci vanno con affetto: i bambini giocano, i cani corrono; bisognerebbe fare tutti i cimiteri così».
Il complesso e i suoi ornamenti funerari sono stati oggetto di un attento restauro, basato sulla documentazione d’archivio, che si è concluso nel 2021 sotto la direzione dell’architetto Guido Pietropoli, collaboratore di Scarpa durante la realizzazione originale. Ogni 28 novembre, anniversario della morte di Carlo Scarpa, viene celebrata una messa in suo ricordo all’interno del complesso. Scarpa, che espresse il desiderio di essere sepolto in questo luogo, riposa in una posizione appartata rispetto al monumento dedicato ai coniugi Brion.
Testo e fotografie di Angelo Aldo Filippin