Dune di sabbia spazzate dai venti del Mar Jonio. Borghi costruiti nella pietra e abbandonati da secoli. Vegetazione riarsa dal sole. Cespugli di fichi d’india che mostrano i loro frutti spinosi, rossi, gialli, arancioni o verdi. Questo è il Deep South, la Calabria selvaggia della Grecanic Wreck Valley. Guardando la carta nautica, al di sotto dello Stretto di Messina, una serie di punti hanno accresciuto la mia curiosità di scoperta. Ogni segno è un relitto. Ogni relitto è una storia da raccontare. Saranno tutti davvero là sotto?

L’immersione è lo strumento che mi permette di riscontrare ciò che penso sia vero. Libri, giornali e fonti di archivio non sono sufficienti alla ricerca della verità. Bisogna scendere in profondità, guardare, studiare, filmare. A volte penso che immergermi sia più un fatto mentale che tecnico. Il relitto di cui non si conosce l’identità si trova a circa due miglia da terra e a quattro dal faro di Spartivento. Questi sono gli unici due dati di cui dispongo inizialmente. La traccia dell’ecoscandaglio mi permette di misurare il relitto in circa settanta metri di lunghezza e stacca dal fondo di circa otto-dieci metri. Altro non so. Decido di controllare tutti gli elenchi di navi italiane perse durante i due conflitti bellici mondiali. Il primo libro che afferro è relativo alla Seconda guerra mondiale. Consulto anche un elenco di navi commerciali perse durante la Grande Guerra. Ho la certezza che non si tratti di una nave militare. Potrebbe però essere una nave passeggeri, o una nave mista.

Rintraccio, in un altro libro, l’informazione di una nave afferente al Compartimento Marittimo di Bari e agli armatori: Puglia Società Anonima di Navigazione a Vapore. Trovo dei documenti custoditi presso il tribunale di Bari, relativi a diversi ammutinamenti che si sono verificati a bordo delle navi della Compagnia. Finalmente posso restringere il cerchio. La Compagnia Puglia costruisce buona parte della sua flotta, composta da quindici unità, in Inghilterra. Sono i cantieri sul fiume Tyne a realizzare le loro navi. L’incarico è affidato ai cantieri di Sir William Armstrong Mitchell & Co. di Low Walker che iniziano la costruzione numero 518 nel 1887. Il 15 novembre dello stesso anno è varato lo scafo che sarà poi completato un mese più tardi, a dicembre. La nave di 1094 tonnellate di stazza lorda ha dimensioni pari a 71,60 metri di lunghezza per 9,63 metri di larghezza e 6,45 metri di altezza. È propulsa da una macchina a triplice espansione con una caldaia cilindrica monofronte, alimentata a carbone.
La macchina a vapore è stata costruita a Newcastle da Hawthorn Leslie & Co. e da energia a una singola elica. Questi sono tutti elementi utili e che si possono facilmente verificare durante un’immersione.

Il giorno della prima immersione, le condizioni meteorologiche non sono impeccabili. Ha piovuto nei giorni scorsi, non succedeva da quasi un anno. L’acqua si è un po’ sporcata. È sopraggiunta la corrente. Quando butto il pedagno ho subito chiara la situazione: non sarà un’immersione facile. Scendendo, l’acqua è dapprima lattiginosa, poi diventa scura attorno ai cinquanta metri. Più scendo e più l’immersione diventa complessa. Sono preoccupato dalle reti che potrei incontrare. Attorno ai settanta metri rallento. Il relitto giace a novanta metri di profondità massima. La corrente è forte. La cima sbatte a destra e sinistra. Non posso mollarla, mi perderei. Il mio obiettivo è filmare. Quando approccio il relitto mi accorgo di essere sul cassero. In parte è esploso. Ciò che sta letteralmente sotto le mie pinne dovrebbe invece essere la prua esplosa. Questo coinciderebbe con una nota che registra l’affondamento della nave per urto con una mina.

di Andrea Murdock Alpini