Vai al contenuto

Il restauro del Fonte battesimale del Duomo di Siena

Dopo tre anni di restauri e interventi conservativi torna a risplendere il fonte battesimale del Duomo di Siena, lo straordinario capolavoro in marmo, bronzo dorato e rame smaltato realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino.

Fonte battesimale prima del restauro. Foto Luca Betti
Fonte battesimale dopo il restauro. Foto Bruno Bruchi

Il magnifico impianto scultore è tornato visibile dal 25 giugno 2024 grazie al restauro frutto di una serie di interventi di altissimo e innovativo livello tecnico, condotti dal personale dell’Opera e da quello, altamente specializzato, dell’Opificio delle Pietre Dure, guidato dapprima dal compianto Marco Ciatti e successivamente da Emanuela Daffra.

Sotto l’alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti, il personale dell’Opera e dell’Opificio, con la proficua collaborazione di restauratori e docenti universitari, si è avvicendato nel complesso restauro di un’opera frutto della geniale perizia dei massimi artisti della prima metà del Quattrocento: interventi diversi ma collegati che, giunti a compimento, restituiscono alla Chiesa, alla città e al mondo, un luogo centrale sotto il profilo pastorale e liturgico e, contestualmente, un vero e proprio capolavoro di incommensurabile bellezza.

Lato con la Cattura del Battista di Lorenzo Ghiberti, prima del restauro
Lato con la Cattura del Battista di Lorenzo Ghiberti, dopo il restauro. Foto Bruno Bruchi

“Per un cristiano si nasce a nuova vita con il battesimo – sottolinea il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino – e il Fonte battesimale del duomo di Siena ha visto nascere a nuova vita tante generazioni di senesi famosi e meno famosi, tanta gente comune, legati tutti in maniera indissolubile a questa città unica. Alla forte connotazione spirituale e religiosa oggi si aggiunge la suggestione per la restituzione al mondo di un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano. Tutto il complesso del duomo della nostra città è uno scrigno che contiene immensi capolavori di arte che trovano la loro ispirazione nella tradizione cristiana che a Siena e nei suoi territori ha saputo trasformarsi nella chiave di volta delle comunità”.

Tabernacolo, dopo il restauro. Foto Bruno Bruchi

L’intervento di restauro, finanziato dall’Opera della Metropolitana di Siena, è frutto di una sinergia reale e concreta tra la Fabbriceria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (OPD), a cui è stata affidata la direzione del restauro, coordinato dagli storici dell’arte Laura Speranza e Riccardo Gennaioli, rispettivamente direttori dei settori Restauro Bronzi e Materiali Lapidei dell’OPD. Un team articolato che ha saputo operare in stretta sinergia. L’area tecnica dell’Opera del Duomo diretta dall’architetto Enrico De Benedetti ha, inoltre, progettato e curato il nuovo allestimento del Battistero volto a migliorarne l’accoglienza e la fruizione.

Estrazione dal Fonte della formella con il Convito di Erode di Donatello. Foto Laura Speranza
Équipe di lavoro durante l’ultimazione del restauro del Convito di Erode di Donatello

“Mantenere, conservare, restaurare e valorizzare i beni che ci sono stati affidati. Sono questi alcuni dei compiti istituzionali dell’Opera della Metropolitana di Siena” – afferma il Rettore prof. Giovanni Minnucci – “e ad essi ci siamo rigorosamente attenuti anche in questa felicissima occasione. Restituire, mirabilmente restaurato – alla Chiesa, alla Città di Siena, e alle tante persone che visitano il Complesso monumentale – un bene di una bellezza incantevole ed ineguagliabile, come il Fonte battesimale, è stata una missione alla quale ben volentieri ci siamo dedicati, insieme a tutto il personale dell’Opera, a quello dell’Opificio delle Pietre Dure, ai docenti universitari e ai tecnici esterni alle due Istituzioni. Eravamo pienamente consapevoli, anche alla luce delle decisioni assunte dal precedente CdA, non solo della necessità ineludibile di procedere ad operazioni di restauro mai avvenute, ma anche profondamente convinti dei risultati che la sinergia fra i tanti soggetti coinvolti, grazie alle loro rispettive specifiche competenze,avrebbe potuto generare. Siamo dunque grati a tutti coloro che, a vario titolo, si sono cimentati in questa impresa che indiscutibilmente contribuisce alla conservazione di un bene liturgico ed artistico preziosissimo: un bene la cui visione, d’ora in avanti – ne siamo certi – susciterà forti emozioni e il convinto apprezzamento di tutti coloro che, venendo in visita, si soffermeranno all’interno del Battistero per ammirarlo”.

Proiezione ortografica del modello 3D a bassa risoluzione geometrica, ottenuta mediante fotogrammetria (foto da droni e reflex digitale). Mattia Mercante
Vista prospettica del modello digitale tridimensionale fotogrammetrico. Mattia Mercante

Posizionato al centro della struttura architettonica del Battistero, il Fonte battesimale, è uno tra i maggiori capolavori conservati all’interno del complesso monumentale del Duomo di Siena. Straordinaria opera in marmo, bronzo e rame smaltato realizzata tra il 1417 e il 1431 dai più importanti scultori del primo Rinascimento. Il Fonte è costituito da una vasca esagonale in cui si inseriscono i sei specchi in bronzo dorato raffiguranti la vita del Battista, scanditi dalle statue della virtù di cui due, Fede e Speranza, realizzate da Donatello.

Donatello, Fede, prima del restauro. Foto OPD (Stefania Agnoletti)
Donatello, Fede, dopo il restauro. Foto OPD (Cristian Ceccanti)

Fra gli episodi più rappresentativi assume un particolare rilievo il Battesimo di Gesù di Lorenzo Ghiberti del 1427, elegante e raffinata scena caratterizzata da un pittoricismo e un senso di profondità ottenuti grazie a una graduale riduzione del rilievo.

Lorenzo Ghiberti, Battesimo di Cristo, prima del restauro. Foto OPD (Cristian Ceccanti)
Lorenzo Ghiberti, Battesimo di Cristo, dopo il restauro. Foto OPD (Cristian Ceccanti)

Il ciclo si conclude con il celebre Banchetto di Erode di Donatello, la scena più toccante per la drammaticità del soggetto e le qualità formali. L’importanza del Fonte – quale punto focale nella definizione dei princìpi del Rinascimento – la complessità degli interventi conservativi per le opere in bronzo dorato e per gli elementi in marmo, hanno richiesto indagini accuratissime e grandi competenze nella definizione del programma dei restauri.

Opera celeberrima, il Fonte coniuga marmi, un tempo arricchiti da dettagli policromi blu e oro, e bronzi dorati. La struttura architettonica è interamente realizzata in marmo bianco di due differenti qualità: per il registro inferiore una varietà venata proveniente dalla Montagnola senese, per il tabernacolo e la figura del Battista una seconda assai più omogenea cavata nel comprensorio apuano.

Jacopo della Quercia, Profeta, prima del restauro. Foto Luca Betti
Jacopo della Quercia, Profeta, dopo il restauro. Foto Bruno Bruchi
Jacopo della Quercia, Profeta, durante la pulitura. Foto OPD (Camilla Mancini)
Particolare del tabernacolo prima, durante e dopo la pulitura delle cromie. Foto OPD (Camilla Mancini)

Le parti in bronzo (lega di rame) mostrano una doratura ad amalgama di oro e mercurio (la cosiddetta “doratura a fuoco”). L’oro risultava offuscato, le superfici erano interessate da abrasioni e anche lo stato di conservazione del materiale lapideo era piuttosto disomogeneo, assai peggiore nel registro inferiore rispetto alla parte in elevato. Per verificare la statica della struttura architettonica e i parametri ambientali sono state intraprese due diverse campagne di indagine in situ: misurazioni ultrasoniche hanno verificato la presenza di ancoraggi metallici interni al Fonte e indagini geofisiche sul pavimento hanno indagato la presenza di vuoti o fronti di umidità nel sottofondo archeologico.

La fase di pulitura con solventi della parte marmorea. Foto OPD (Camilla Mancini)
Fase conclusiva del ritocco. Foto Laura Speranza

Un’approfondita campagna diagnostica ha preceduto e accompagnato l’intero intervento con le prime fasi che hanno riguardato lo smontaggio degli elementi bronzei per valutare adeguatamente lo stato di conservazione delle superfici non a vista e intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili. Grazie all’intervento è stato possibile osservare le realizzazioni di Giovanni di Turino (formella Nascita del Battista, formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) che si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente. L’attento studio della formella di Donatello Banchetto di Erode ha permesso di individuare la presenza, in passato, di tiranti applicati fra gli archi sovrastanti la scena che dovevano amplificare l’effetto prospettico e realistico dell’architettura raffigurata che propone ben tre diversi spazi in successione.

Giovanni di Turino, Nascita del Battista, prima del restauro. Foto OPD (Cristian Ceccanti)
Giovanni di Turino, Nascita del Battista, dopo il restauro. Foto OPD (Cristian Ceccanti)

Gli elementi lapidei sono stati restaurati in loco nel cantiere allestito all’interno del Battistero. Se lo smontaggio non è stato semplice anche il rimontaggio non si è rivelato da meno, poiché ha comportato lo studio e la realizzazione di nuovi elementi e giunti di fissaggio realizzati ad hoc in modo da riadeguare le posizioni degli elementi architettonici lapidei non corrette. Lo stato di conservazione e la necessità di rendere ispezionabili le parti non a vista delle formelle per un monitoraggio cadenzato nel tempo ha imposto la progettazione di una struttura di sostegno degli elementi lapidei che consenta di accedere al retro dei bronzi senza dover necessariamente smontare i blocchi di marmo.

Jacopo della Quercia, San Giovanni Battista, dopo il restauro. Foto Bruno Bruchi

Un lavoro complesso, dunque, e lungo, ma che ha tenuto responsabilmente in conto, per quanto possibile, le esigenze della fruizione: le varie parti bronzee una volta restaurate sono state riconsegnate a Siena in modo che l’Opera della Metropolitana potesse esporle nelle vetrine predisposte ai lati del ponteggio montato attorno al Fonte ed offrirle ai visitatori. Una formella e due statue di Virtù (Fede e Speranza) sono state esposte alla mostra fiorentina Donatello. Il Rinascimento, curata da Francesco Caglioti in Palazzo Strozzi (19 marzo-31 luglio 2022).

Per il futuro saranno necessari un monitoraggio ambientale e l’adozione di sistemi di controllo dell’umidità volti a garantire la miglior conservazione di questo capolavoro.

Autore

  • Globus è una pubblicazione culturale presente con una pregevole edizione cartacea a uscita trimestrale (acquistabile per copia singola o per abbonamento annuale); con GlobusLab (pubblicazione digitale a uscita settimanale, monotematica e gratuita); con una newsletter settimanale. Tutti i contenuti sono presenti anche sui canali web/social. Immagini, parole e suggestioni dal mondo, per immergerci nella bellezza di luoghi e popoli, arte e storia, ingegno umano e creatività. www.globusrivista.it

    Visualizza tutti gli articoli