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Il sarcofago dell’imperatore Adriano

Dove oggi a Roma sorge Castel Sant’Angelo un tempo vi era il maestoso Mausoleo di Adriano. Il progetto del Mausoleo prese piede a partire dalla fine del 135 d.C. quando l’imperatore ordinò all’architetto Demetriano di realizzare un modello di mausoleo simile a quello augusteo per sé e la sua famiglia. L’impianto del Mausoleo doveva essere gigantesco, più imponente di quello augusteo. I lavori durarono quasi cinque anni e furono ultimati dopo la morte di Adriano da Antonino Pio.

Come doveva apparire il Mausoleo di Adriano
Mausoleo di Augusto – Fotografia Mumbler Jamie, CC BY-SA 2.0/Wikimedia

La struttura era collocata di fronte al Campo Marzio, al quale era unita attraverso il Ponte Elio. In origine la struttura doveva essere alta ben 47,52 metri. Tale misura naturalmente è dedotta basandoci sulla lettura delle tracce romane che arrivano all’altezza della terrazza dell’Angelo. L’altezza esclude la quadriga sulla sommità. Oggi Castel Sant’Angelo appare ubicato in un quartiere centrale della capitale, ma quando l’imperatore scelse quest’area per erigere il proprio Mausoleo essa costituiva una estrema periferia, destinata ad accogliere sepolture lungo le strade in uscita dall’abitato, giardini, ville di nobili famiglie e degli imperatori, giochi del circo e importanti culti esotici.

L’edificio fu eretto in un’area di proprietà imperiale, non coltivata perché paludosa e appariva enorme,  distinguibile da gran parte della città grazie all’ubicazione che tuttora domina il paesaggio urbano, dal colle del Gianicolo al Pincio. Assieme all’altro grande mausoleo di Roma, quello di Augusto, costituiva un punto di riferimento per chi si avvicinava alla città da nord. Il voler superare in imponenza quello augusteo era un chiaro segnale di potere che l’imperatore voleva comunicare, assieme, naturalmente, al culto dell’imperatore e della famiglia imperiale. I due monumenti funebri erano posti a meno di un chilometro uno dall’altro e dovevano rappresentare un segno tangibile del potere acquisito dai loro committenti. Essi si differenziano dalle altre opere promosse da Augusto e Adriano, in quanto destinati non alla gloria di Roma e collettiva, ma alla celebrazione personale. Il Mausoleo è affermazione del proprio potere e della figura dell’imperatore. Nell’Antica Roma il potere passava soprattutto attraverso la morte e la celebrazione di essa. Non a caso, la loro dimensione eccedeva quella dei più ambiziosi sepolcri di Roma e richiamava i ben noti esempi di età ellenistica, ove ebbe origine il culto dell’imperatore nel mondo occidentale.

Ricostruzione di come doveva apparire il Mausoleo di Adriano, successivamente Castel Sant’Angelo

Il Mausoleo di Augusto aveva un diametro alla base di 89,3 metri, mentre quello di Adriano aveva un podio quadrato di circa 85 metri di lato. Quello di Augusto doveva però essere una decina di metri più basso. L’accesso al Mausoleo di Adriano avveniva dal Ponte Elio, costruito appositamente, come già sottolineato in precedenza, per accedere al monumento. Il ponte, completato nel 134 d.C., fu progettato e ultimato prima che iniziassero i lavori per il Mausoleo. Nel progetto imperiale il ponte e il Mausoleo dovevano costituire un’unica struttura. Adriano morì nel 138 d.C. e fu il suo successore, Antonino Pio, ad inaugurarlo e a trasferirci le spoglie di Adriano nel 139 d.C. La struttura aveva base quadrata interamente rivestita di marmo bianco candido con un fregio decorativo a teste di buoi e lesene angolari. Tutti i nomi degli imperatori sepolti al suo interno apparivano nel fregio prospiciente il Tevere. Sempre su questo lato si presentava l’arco d’ingresso intitolato ad Adriano, in marmo giallo. Sopra la base quadrata si sviluppava un tamburo realizzato in peperino e in opera cementizia. Il tumulo ellenistico era ripreso nella parte più alta della struttura. Si presentava alberato e circondato da statue marmoree. L’unica statua rinvenuta quasi integra è il famoso Fauno Barberini. La struttura funeraria imperiale ellenistica era ripresa nuovamente a modello per il tempietto sormontato da una gigantesca quadriga in bronzo guidata dall’imperatore Adriano. Anche in questo caso, come in altre raffigurazioni pubbliche di Adriano, l’imperatore è rappresentato sotto forma del dio del sole.

Fauno Barberini, copia di un originale in bronzo, 220 a.C., Museo Archeologico di Monaco di Baviera Fotografia: Gliptoteca (GFDL, CC BY-SA 3.0 o 2.5,/Wikimedia

L’edificio iniziò a decadere a partire dal 403 d.C. quando l’imperatore Onorio lo utilizzo come fortino di rinforzo per le mura aureliane. Da questo momento in poi fu indicato sempre come un fortino/castellum e salvò la zona vaticana da numerose incursioni barbariche. Non vogliamo però in questa sede concentrarci solo sulla struttura della tomba Adrianea, ma vogliamo indagare il mistero del suo sarcofago: la storia del sarcofago di Adriano è un misto tra realtà e leggenda. Cerchiamo però ora di ricostruirla basandoci sulla storia. Il coperchio del sarcofago, oggi una parte sopravvissuta, si trova presso la Basilica di San Pietro come fonte battesimale. Il corpo dell’imperatore Adriano riposava in uno splendido sarcofago di porfido rosso nella Sala delle Urne nella parte più alta del Mausoleo.

Carlo Fontana,  Fonte-battesimale con l’Agnus Dei all’interno della Basilica di San Pietro.  La vasca in porfido potrebbe essere il coperchio del sarcofago di Adriano

Il sarcofago è rimasto presso il Mausoleo sino a quando quest’ultimo, sotto il pontificato di Papa Bonifacio IV (608 – 615 d.C.), venne dedicato all’Arcangelo Michele, apparso al Papa sul Ponte Elio durante una processione. A questo punto il sarcofago venne smembrato, la parte tombale bassa fu trasportata nella piazza in Laterano, mentre il coperchio finì sotto i portici della vecchia Basilica di San Pietro. La parte bassa del sarcofago fu poi utilizzata come sepoltura per Papa Innocenzo II (1130 – 1143), ma sia il sarcofago che il corpo del pontefice andarono distrutti in un parziale crollo della vecchia basilica dovuto a un incendio. L’unico a sopravvivere fu il coperchio che venne utilizzato prima come sepoltura dell’Imperatore Ottone II e poi nel 1698 lo scultore Carlo Fontana ne fece il fonte battesimale ancora in uso nell’attuale Basilica di San Pietro.

di Riccardo Renzi – Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romano Spezioli” di Fermo

Autore

  • Laureato in Scienze Storiche presso l’Università di Macerata con specializzazione biblioteconomica, ha maturato un’esperienza biennale di insegnamento di materie letterarie presso gli istituti secondari di secondo grado, attualmente, dopo la vittoria del concorso pubblico di categoria D1 presso il IV settore del Comune di Fermo, lavora come Istruttore Direttivo presso la Biblioteca civica Romolo Spezioli di Fermo. È membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Scholia, Il Polo e...

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