Un dialogo a due sul tema del silenzio: è questo il filo conduttore della mostra di Roberta Cavallari e Amina Pedrinolla, intitolata per l’appunto “Silenzio”, visitabile nella storica Galleria Civica di Riva del Garda (TN) dal 12 al 27 novembre 2022, sotto la curatela di Alessandro Togni che così ne descrive significati e suggestioni: nel corso della prima metà del secolo scorso l’estrema fase evolutiva della pittura oscilla tra diverse entità stilistiche, dove la rappresentazione delle testimonianze più organiche assume rilevanza di significato, come una vera e propria rivoluzione, in antitesi con le esperienze del passato prossimo ormai in fase di dissoluzione, quasi si trattasse di ridiscutere l’idea stessa della modernità, a favore di una nuova contemporaneità.
Nel contesto di una crisi determinata dalla polverizzazione dei linguaggi, nella sua ineluttabile individualizzazione, si sono incrinati i concetti e le fondamenta di storiche epoche d’Occidente alle quali avevamo concesso affidamento nella certezza teoretica di prospettive estetiche su scala planetaria, affidate alle concezioni in ordine accademico per una rassicurante proprietà evolutiva del genere umano. Un progresso al quale le discipline artistiche hanno restituito contenuti e forme, nella convinzione che tutto rimanesse manifestamente nella perdurante ed estatica “forma stabile” alla quale il tempo ci aveva abituato. Poi si sono avverate le molteplici eccezioni allo spirito dominante e attraverso prassi sperimentali disparate, si sono imposte nuove strategie linguistiche in disposizione fuorviante, in contrapposizione alla corretta interpretazione globale.
Ecco le attitudini estreme di moderni artisti d’avanguardia mentre innalzano a favore di trasgressione le loro opere inclini a fuggire dalla norma, mentre il moto interiore dei creatori della nuova arte sembra esplicarsi inconsciamente nella rimozione delle frontiere, per un attraversamento che consenta movimenti di libertà. Modelli interpretativi extra canonici, segni determinati da una filosofia dell’arte ormai in grado di fissare propositi di poetiche inaspettate e contenuti dal profumo privato, indirizzati a ridefinire i confini di pertinenza della percezione, per una completa configurazione del mondo della “mente sentimentale”.
Opere di Amina Pedrinolla
L’impronta della mente. Quest’opera, nell’intimo spirito e nella consapevolezza storica del processo che “dal conosciuto” si svolge verso “la conoscenza”, si propone con finalità salvifica, come tavola della memoria sulla cui superficie vengono a stratificare innumerevoli “self expression”.
La casa di Vento. Muove nell’opera di Amina Pedrinolla il desiderio della sincerità espressiva, una volontà a lasciare vivere l’arte nella sua stessa natura. La casa nella sua
principale e basica rappresentazione diviene brivido “outlines” determinato in trasparenza dove nella verifica del dato di comprensione si addensano e rafforzano tutte le sequenze di emozioni recondite
Esotica dell’infanzia. Il clima della sua pittura riferisce di timbri e scansioni di una “disciplina libera dalla disciplina” dove vengono ad integrarsi elementi della “Highbrow” per una scelta determinata dall’educazione teoretica – razionalista, ma pure dove si sommano qualità ed intrinseci “floating” dentro universi di visione fantastica ai quali si affidano proprietà seminali di “Midcult”, quasi si trattasse di trovare rapporto fra le altitudini della mente erudita con i piani di ricezione di paesaggi della “realtà magica” di un altro mondo.
Sistematica della Bellezza. Una tecnica inventata, dove la calcografia applicata come dinamica di emanazione interiore mantiene la sua verosimiglianza con l’originale, ma anche contiene il fascino dell’operazione casuale, a tratti quasi come di specchio, in altri casi satura di inaspettate distorsioni foriere di sorprendenti novità visive.
La vibrazione del silenzio. In alcune opere pure sperimentali ma con attribuzione formale novecentesca, si scorge il gusto austero della pittura astratta, a volte materica, dove lo spazio sembra inebriarsi di soluzioni bidimensionali dense di un sentimento di struttura e di geometria. Nel Silenzio, misurato anch’esso come entità fisica, inteso come materia presente inalienabile e che collabora a restituire un’opera totale, Amina Pedrinolla riesce a restituire forma lirica alle proiezioni d’estasi della sua opera.
Opere di Rose Cavallari
Vivendo nel mondo immateriale. La forza dell’arte di Roberta Rose Cavallari non è nel merito del linguaggio impiegato ma nella tensione delle opere, in grado di suscitare alternati stati d’ansia, come anche di disporre per una condizione di ospitalità ambientale che induce allo svuotamento delle tensioni interiori. Gli “ambient psico delicati” dell’autrice non si pongono al nostro sguardo esclusivamente come elementi spaziali definiti in una sorta di riproduzione fotografica, semmai, come luoghi di stratificazione mnemonica in disposizione museale, dove nel brulicare di sensazioni eteree, muovono le immaterialità della coscienza. La risultante è una “scenografia dell’assenza”, dove si muovono imperturbabili le sensazioni ascrivibili ad una condizione di ordine elevato, attraversato dal fascino del vuoto cosmico, talvolta non solamente restituito dalle idealizzazioni di un arredamento asettico e minimale, ma anche da disposizioni prossime a composizioni austeramente inclini ad uno status di preghiera.
La camera inerte. Non solamente Roberta Rose Cavallari condensa esperienze della visione rimanendo immersa nelle “small rooms” dell’eleganza formale ma, in taluni casi, dentro paesaggi dove la luce diffusa pare assorbire l’intero spettro dei suoni.
Senza polvere alcuna. Rispetto alla raffinatezza in uso di Roberta Cavallari, nella sua ricercata collocazione di oggetti in stile, nella solitudine ancorata alla necessaria assenza della figura umana, possiamo aggiungere la riscoperta dell’aria limpida che si frappone invisibile ed asettica, alle immagini sequenziali, talvolta magnificamente pallide ed esangui, altre volte fervidamente riscaldate da tonalità lussureggianti d’autunno. Una acquiescenza che riconduce al sangue nordico e bianco della pittura fiamminga, in un’estasi di rimembranza formale che escludendo la “polvere dell’esperienza”, pare accogliere platonicamente un infinito ideale al quale si cerca di arrivare.
Comunicazioni interrotte. È la poetica del dramma, dell’incidente personale che falcidia anche le possibilità di dialogo interpersonale. Ma è proprio l’artista autentico, nella sua intenzione sensoriale, nella definizione di un nuovo realismo, l’Essere in grado di suggerire nuove tematiche applicate al contemporaneo, anche attraverso stratagemmi che riabilitino strumenti di un’epoca antropologica ormai superata e in totale ridefinizione.
La superficie del silenzio indica la durata di un “tempo fermo all’orizzonte degli eventi”, amplificando porzioni di silenzio attraverso simulazioni di stasi e ipnosi, inducendo il nostro sguardo ad includere i battiti felpati delle profondità dell’anima. Del resto, come affermava Hegel, “Non c’è niente di più profondo di ciò che appare in superficie”.
Roberta Cavallari è un’artista ferrarese attiva tra Bologna e Rovereto, dove attualmente è basata; si è diplomata in pittura e poi si è specializzata in fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella sua formazione, avvenuta tra Bologna e Berlino, l’interesse per l’architettura ha avuto un ruolo importante, orientando gli esordi della ricerca dapprima verso la fotografia e la videoarte, per poi focalizzarsi in seguito sulla pittura.
Amina Pedrinolla si rivolge prestissimo alla pittura indagandone segni, colori, stratificazioni, necessarie bidimensionalità. Laureata in Architettura a Venezia e con una successiva e lunga esperienza lavorativa presso alcuni musei trentini, veneti e lombardi presenta, con questa mostra, una riflessione sulla dimensione abitativa di case e edifici silenziosi, invasi da salvifici e preponderanti elementi vegetali.