In pochi sono a conoscenza del fatto che il teatro romano meglio conservato al mondo non si trovi in Italia ma in Turchia, precisamente ad Aspendos, città di origine ittita a circa quaranta chilometri a est della moderna città di Antalya. Nei secoli passò rapidamente prima sotto al dominio persiano, poi a quello ateniese, successivamente fu una florida città dell’impero di Alessandro Magno e infine raggiunse il suo massimo splendore passando sotto le dominazioni dei Tolomei e degli Attalidi; e infine, alla morte di Attalo III, sotto i Romani.
Nel 190 a.C. la città si arrese ai Romani, successivamente il magistrato corrotto Verre la depredò dei suoi tesori e per tale motivo fu accusato nel 70 a.C. da Cicerone nelle Verrine. Durante l’occupazione romana, continuò a crescere, riprendendo quello sviluppo urbano che si era visto solo sotto gli attalidi e in breve tempo furono eretti centinaia di monumenti divenendo anche un importante centro commerciale, in particolar modo per quanto concerne prodotti quali sale, olio, grano, lana, vino e cavalli. Fu proprio in questa temperie culturale ed economica che sorse il grande teatro di Aspendos.
Il primo teatro però non fu costruito in epoca romana, ma nel IV secolo a.C. a spese di A. Curzio Crispino Arrunziano e di A. Curzio Auspicato Titinniano e doveva avere circa 7000 posti. Questo venne rifatto, essendoci stato un forte incremento demografico, sotto l’imperatore Antonino Pio, precisamente nel 155 d.C. dall’architetto Zenon greco, natio della città. Il nuovo teatro conteneva più di 15.000 posti a sedere, uno dei più grandi dell’epoca.
Il teatro, assieme alla Città, iniziò ad andare in declino a partire dalla fine del IV secolo d.C. e continuò questa sua decadenza per tutto il periodo bizantino. Paradossalmente si riprese e tornò a crescere sotto il dominio turco. Il teatro, seppur riadattato, ricominciò a essere utilizzato. Fu la dinastia dei Selgiuchidi (trae il suo nome da Seljuk, morto intorno all’anno 1000) che iniziò a utilizzarlo come caravanserraglio (edificio costituito in genere da un muro che racchiudeva un ampio cortile e un porticato, usato per la sosta delle carovane che attraversavano il deserto, ma che poteva anche includere stanze per i viandanti) e nel XIII secolo fu trasformato in palcoscenico dai Selgiuchidi di Rum.
Questi lo modificarono parzialmente andando a rialzare il palcoscenico. Il fatto che tale teatro sia rimasto perfettamente integro nel corso dei secoli, è dovuto al suo utilizzo continuo, fino all’epoca moderna e contemporanea: basti pensare che rimase in uso sino a pochi anni orsono, sino a quando ci si rese conto che l’allestimento mediante moderni materiali teatrali potesse provocare danni alla struttura. Riguardo al teatro esiste anche una nota leggenda concernente il re Aspendos. Egli aveva una figlia bellissima. Il re promise la mano della figlia a chi avesse realizzato i servizi architettonici più utili alla città. Dopo che ebbero ascoltato questo regale annuncio, due gemelli, di mestiere architetti, costruirono due edifici magnifici. Il primo costruì il magnifico acquedotto che un tempo attraversava la città e che era in grado di servire tutta la popolazione; il secondo invece il teatro di Aspendos.
Il re appena vide l’acquedotto, decise di far sposare la figlia con il primo gemello. Però la figlia, che amava l’arte teatrale, portò il padre a vedere nuovamente il teatro. Il re iniziò così ad essere indeciso e volle coinvolgere anche il popolo nella dura votazione, ma anche quest’ultimo si divise. Perciò il re escogitò uno stratagemma: davanti al popolo disse di voler dividere la figlia in due, in modo da accontentare entrambi i pretendenti. A questo punto l’architetto del teatro rinunciò a sposarla, il re capì così che l’architetto del teatro l’amava realmente e gliela concesse in matrimonio.
La leggenda assomiglia molto in conclusione al Giudizio di Salomone: entrambe sono dello stesso periodo, poiché questa si riferisce all’antico teatro e non a quello romano. Resta dunque da capire quale leggenda sia nata prima.
di Riccardo Renzi – Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo