A Treviso esiste la più grande raccolta di grafica pubblicitaria presente in Italia: il Museo nazionale Collezione Salce, ubicato in due sedi distinte: il Complesso di San Gaetano e l’ex Chiesa di Santa Margherita, in centro città e poco distanti tra loro. Il Museo nasce dalla passione di Ferdinando Salce detto Nando, nato nel 1877 a Treviso, che dedicò tutta la vita al collezionismo di affiches. Nel 1962, alla sua morte, lasciò la sua collezione di 24.580 manifesti allo Stato italiano, consapevole dell’importanza dei materiali in essa contenuti, preziosi “per la storia degli stili e degli artisti e per le evoluzioni degli usi e costumi della collettività e ciò perché serva in scuole e accademie preferibilmente locali o del Veneto, a studio e conoscenza di studenti, praticanti e amatori delle arti grafiche”.
Tutto ebbe inizio nel 1895 quando Nando, allora diciassettenne, percorrendo le strade di Treviso, rimase folgorato dal manifesto Incandescenza a gas Auer, di Giovanni Maria Mataloni: una fanciulla poco vestita e coperta dalle trasparenze di un velo con una corona di luce lo guardava sorridente e ammiccante dal muro della strada. Per una lira si portò a casa il manifesto e fu l’inizio di quella lunga avventura – ormai storia nota – che avrebbe portato Salce a creare la più grande collezione italiana di grafica pubblicitaria, che abbraccia un arco di tempo che va dalla metà dell’800 al 1962, anno della sua morte.
Anche se in Italia il manifesto si afferma con almeno un decennio di ritardo rispetto alle altre nazioni europee, raggiunge ugualmente un enorme successo grazie sia alla evoluzione delle tecniche di lavorazione e di stampa, sia alla presenza dei nomi di grandi artisti. L’Ottocento è un momento di grandissime trasformazioni: inizia a diffondersi l’idea del viaggio, del benessere, del turismo, dei grandi avvenimenti culturali e sportivi, manifestazioni artistiche, grandi eventi commerciali, delle novità che portano ad un netto miglioramento della qualità della vita e che quindi diventano sollecitazioni alle quali non si può rimanere indifferenti, dai prodotti destinati alla cura della persona, ai piaceri voluttuari, quali i liquori e le sigarette, oppure anche legati alle invenzioni e ai nuovi brevetti, come quello del manifesto che attirò l’attenzione di Salce. Questo è il clima di fermenti e di novità industriali e culturali nel quale si forma Nando Salce e prende sempre più forma la sua passione.
La collezione di Salce aumenta sempre di più e Nando la conserva in un grande solaio, dove ha creato una sorta di ingegnoso sistema per conservare i manifesti e per sfogliarli: i manifesti vengono disposti su aste orizzontali incernierate su un palo verticale e posizionate ad altezze diverse e con fili e un sistema di sospensioni possono essere ruotati e sfogliati come un grande libro. Il suo nome inizia a girare anche fuori Treviso, i visitatori si fanno sempre più frequenti. Ma a quanto ammonta la sua collezione? Nemmeno Nando lo sa. Stima che siano circa quindicimila pezzi, ma poi si scoprirà che sono molti di più. Nel 1962 lascia la sua collezione allo Stato e da un’attenta catalogazione si scoprirà che sono 24.580, ai quali nel corso degli anni vanno ad aggiungersi altre donazioni di privati.
Non è cosa semplice descrivere in poche parole la vastità e la ricchezza sia tipologica sia qualitativa della collezione. È una fonte inesauribile di informazioni, spunti, notizie, per conoscere e capire l’evoluzione della società, dei costumi e di ogni aspetto della vita umana. L’arte della comunicazione è lo specchio della società che la produce e i manifesti sono documenti storici straordinari per leggere e riconoscere la cultura che li ha prodotti. Non mancano i grandi nomi della grafica pubblicitaria europea, ma soprattutto sono presenti i nomi della pubblicità italiana, quelli che hanno attraversato tutto il ‘900: Duilio Cambellotti, Leonetto Cappiello, Fortunato Depero, Marcello Dudovich, Adolf Hohenstein, Giovanni Maria Mataloni, Achille Luciano Mauzan, Leopoldo Metlicovitz, Giovanni Pintori, Federico Seneca, Armando Testa, Aleardo Terzi, Aleandro Villa, Erberto Carboni, e moltissimi altri.
Nel corso degli anni tutti i manifesti sono stati digitalizzati e catalogati e gran parte di essi sono conservati in un archivio automatizzato, insieme a locandine e latte pubblicitarie. Ma va non va scordato che i manifesti sono materiali fragili ed effimeri, nati per durate soltanto il tempo di un’affissione. Quindi per scelta scientifica e di conservazione si è deciso di esporli a rotazione, in occasione di mostre ad argomento tematico o monografico. Non bisogna stupirsi quindi se nella sede dell’ex chiesa di Santa Margherita si è pensato di sfruttare le tecnologie digitali e la realtà virtuale per far provare allo spettatore un’esperienza unica, che gli consenta di conoscere – almeno in parte – la vastità e le tipologie dei manifesti contenuti. All’ingresso del museo, infatti, su una parete sono proiettati, in file continue e parallele, i manifesti della collezione, dalle mostre alle fiere, dai prodotti alimentari a quelli per il corpo, dalle biciclette alle macchine, dagli eventi teatrali a quelli politici: un modo per far capire come la pubblicità abbia attraversato tutti i campi e gli aspetti dell’esistenza umana. Proseguendo, nello spazio dove un tempo si trovavano il presbiterio e l’abside della ex chiesa, si viene avvolti dalla realtà immersiva che propone un susseguirsi di manifesti: immagini che si inseguono e si sovrappongono, si accavallano e si ingrandiscono, alcuni particolari ingigantiti su pareti intere, altri in movimento, conquistano e stordiscono, e danno ancora di più la percezione di quanto vasta e ricca di capolavori sia la collezione. La cappella di destra porta invece il visitatore direttamente nel Medioevo: è stato virtualmente ricostruito il ciclo di Sant’Orsola che Tomaso da Modena (1355-58) aveva dipinto per questi spazi, ora al Museo Civico di Santa Caterina a Treviso.
Fra le mostre recenti presentate al Museo occorre menzionare “Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, in cui sono state esposte una settantina di manifesti che vanno da fine Ottocento, quando con la bicicletta nasce il turismo inteso in senso moderno e sorgono le prime fabbriche di biciclette, al 1951, anno che funge da ponte con la collezione di biciclette storiche di Pinarello Cicli.
La collezione Salce è un prezioso scrigno, nel quale si possono ritrovare tutte le tematiche e le epoche che hanno attraversato la storia e la vita dell’uomo e dal quale si possono estrarre manifesti che raccontano ancor oggi la società e i tempi passati.
di Elisabetta Pasqualin – Direttore Museo nazionale Collezione Salce, Treviso
Le immagini sono riprodotte su concessione del Ministero della Cultura, Direzione Regionale Musei Veneto – Museo Nazionale Collezione Salce, Treviso